“Il Parlamento ci ascolti, cancellare l’articolo 31 del decreto-legge Sicurezza”
L’appello del Coordinamento nazionale delle associazioni e vittime delle stragi.
Lo scorso 11 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto Sicurezza, approvato dal Consiglio dei ministri, dopo il lungo stop del ddl che era bloccato al Senato per un problema di coperture economiche.
Un testo che fa discutere l’opinione pubblica per una serie di misure-bandiera di stampo securitario e repressivo, tra cui il divieto di vendita di cannabis light (priva di sostanze psicotrope), il carcere fino a due anni per i blocchi stradali, il nuovo reato contro le occupazioni abusive, e l’abolizione dell’obbligo di rinvio della pena per le condannate incinte o madri di bambini fino a un anno.
In particolare il Coordinamento punta il dito contro l’articolo 31, un vero e proprio maxi-salvacondotto per gli agenti segreti infiltrati (che potranno arrivare a dirigere organizzazioni criminali). “Queste Associazioni, che hanno subito personalmente e sul sangue dei propri cari le trame di servizi segreti deviati, vedono con sgomento la richiesta di maggiori poteri e immunità (alcuni abnormi e assolutamente immotivati) che alterano il delicato sistema di equilibri che si erano realizzati con la legge 124/2007 di riforma dei servizi, per cui in subordine alla richiesta di cancellazione dell’articolo 31, chiedono alle forze di maggioranza un atto di responsabilità che si concretizzi nello stralcio dell’articolo perché sia eventualmente oggetto di separata trattazione”.
“Ciò – si legge ancora – consentirebbe al Parlamento una serena e approfondita disamina, attraverso un franco e trasparente dibattito pubblico come avvenuto nel 2007, senza i silenzi e le reticenze che hanno invece accompagnato l’art.31, in modo da entrare sul merito e sulla effettiva necessità di ampliamento delle garanzie funzionali agli appartenenti ai servizi, stabilendo eventualmente un controbilanciamento dei poteri di controllo parlamentare e l’esclusione per alcune tipologie di reato”.
Nel criticare l’operato del Governo, che scavalca il Parlamento a colpi di decreto legge, il Coordinamento mette in evidenza come “la stessa Associazione Nazionale Magistrati, con una nota pubblicata dall’Unione delle Camere penali italiane, nel denunciarne l’abuso da parte del Governo ha precisato che: ‘tale modalità di intervento legislativo risulta tanto più inadeguata in quanto non solo adottata in mancanza di ogni profilo di necessità e urgenza che possa giustificare l’iniziativa, ma in quanto la stessa viene attuata con riferimento a una serie di norme, già da più parti sottoposta a severe critiche, mentre è in corso un’ampia e approfondita discussione davanti al Senato’. Nel condividere queste considerazioni che facciamo nostre, come Coordinamento nazionale ci appelliamo al senso di responsabilità di tutti i parlamentari, espressione delle forze politiche democratiche rappresentate presso la Camera e il Senato, nonché al dovere istituzionale che deve loro competere, affinché in fase di dibattimento possano apportare al Decreto legge 48/25, quegli emendamenti che consentano di allontanare la futura legge sul pacchetto sicurezza da rischi di incostituzionalità”.
Per questo motivo il Coordinamento nazionale delle associazioni e vittime delle stragi, che già nella precedente fase ne aveva fatto richiesta di audizione senza che questa venisse accolta, “si rivolge nuovamente ai Presidenti di Camera e Senato, cui già nei giorni scorsi ha indirizzato nuova formale richiesta, nonché alle relative Commissioni incaricate di esaminare il decreto, perché possano mettere a calendario la sua audizione. Ad oggi non risultano essere chiusi i termini, per cui parrebbe del tutto immotivato che detta audizione possa essere ulteriormente negata”.
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