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Libera: “Una grande e diffusa nebbia avvolge il Pnrr”

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie il . Corruzione, Diritti, Economia, Istituzioni, Lavoro, Mafie, Politica, SIcurezza

Libera presenta fotografia sulle principali criticità del più oneroso intervento pubblico in Europa.

Una grande e diffusa nebbia avvolge il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Siti istituzionali incompleti, dati che non coincidono, il grande rischio che interessi privati e criminali prevalgono su quelli pubblici, mancata trasparenza, informazioni non aggiornate.

All’indomani della grande inchiesta veneta sulla truffa italiana sui fondi Pnnr, Libera presenta una fotografia sulle principali criticità del più oneroso intervento pubblico in Europa dai tempi del Piano Marshall.

“Il PNRR – commenta Libera – non può e non deve diventare la grande occasione per arricchimenti illeciti. È più che mai necessario, dunque, unire forze e competenze per proteggere i fondi europei dalle mire delle cosche. C’è bisogno di trasparenza, di onestà, di equità nella gestione di questi fondi, chiamati a sanare una ferita ancora aperta – la tragedia sanitaria, economica e sociale del Covid – e a fornire anticorpi alla società futura perché diventi più forte e coesa nelle sfide epocali che la attendono. Dalla politica aspettiamo risposte nette, chiare e veloci. Confidiamo che il decisore nazionale metta in campo un deciso cambio di passo, ponendo al centro trasparenza, monitorabilità e lotta a opacità, corruzione e mafie”.

Pnrr e trasparenza dei dati. 

Libera ha già dimostrato, con due report di monitoraggio “Il PNRR ai raggi X”, come controllare dal basso i progetti di PNRR sia azione molto difficile. Sebbene nel corso degli ultimi sei mesi la disponibilità dei dati sui progetti – cosa per lungo tempo inaccessibile – sia notevolmente aumentata, monitorare resta ancora una chimera. Manca soprattutto un quadro di dati aggiornato dopo i cambiamenti del Piano di dicembre 2023, che aiutino a capire che cosa resta nel piano e che cosa sia fuori. Ancora non esiste quella piattaforma unica, pure promessa dal PNRR, che raggruppi tutti i progetti in un unico luogo digitale, offrendo dati semplificati e fruibili in modo semplice.

Resta poi una certa incoerenza tra i dati comunicati dagli Enti locali (pure raccolti dal nostro monitoraggio civico) e quelli istituzionali. Nel fatti, per capire che cosa stia accadendo a un progetto PNRR occorre passare da una piattaforma di dati e l’altra (di Anac, della Ragioneria generale dello stato, di Italia Domani) e persino estrarre informazioni da documenti degli comunali di difficile lettura e reperimento.Capita poi che i dati non coincidono e non si riesca a ricostruire l’intera filiera del dato. Per via di queste difficoltà di accesso, fatichiamo a conoscere ad esempio perché sono stati scelti certi progetti e non altri, come si stanno spendendo le risorse, a che punto è un progetto, chi concretamente sta realizzando l’opera e persino che un progetto sia ancora dentro al PNRR o meno.

Ciò rende molto difficile far emergere, anche tramite il controllo civico, opacità come quelle in Veneto. Non possiamo perdere l’occasione del PNRR. Il cambiamento passa per la capacità dello Stato di garantire partecipazione e rendicontabilità.

Pnrr questo sconosciuto

Per la gran parte dei cittadini questo piano costituisce una sigla “oscura”, dalla quale è difficile trarre motivo di interesse. L’interesse, invece, cresce notevolmente fra coloro che vedono nel Pnrr un possibile, ulteriore, motivo di profitto. Di guadagno, non solo legale. Secondo una ricerca di Libera e Demos sette intervistati su dieci (71%) affermano di averne “nessuna” o “scarsa conoscenza”. Uno strumento ritenuto salvifico ma sconosciuto. Il 47% degli intervistati si dichiara “allarmato” riguardo alla possibilità di infiltrazioni mafiose. Quasi la metà degli italiani ritiene che il rischio sia particolarmente elevato, viste le procedure emergenziali previste nell’impiego dei fondi europei. Il 40%, invece, mostra un atteggiamento “rassegnato”, dando per scontato il rischio, analogo a quello di tutti gli investimenti pubblici. Solo il 12%, uno su dieci, risponde con “ottimismo” che, grazie alle particolari norme messe in atto,il rischio criminale sia inferiore rispetto al solito.

Pnrr e appetiti criminali

I grandi investimenti del Pnrr rappresentano grandi occasioni per illeciti arricchimenti. Inchieste, relazioni delle Dia, allarmi di magistrati hanno evidenziato l’interesse delle cosche sui fondi europei.

Secondo la relazione annuale della Procura Europea (EPPO) nel 2023, su 1927 indagini attive, 618 sono italiane, pari al 32%, di cui 160 hanno una dimensione transnazionale,per un totale di 256 persone rinviate a giudizio con il coinvolgimento di sette città (Bologna, Milano, Napoli, Palermo, Roma,Torino, Venezia). Il danno stimato è pari a 7,38 miliardi di euro rispetto al totale di oltre 19 miliardi di euro che fa dell’Italia il Paese con il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell’Ue.

Sono 130 indagini di criminalità finanziaria, 42 i casi di presunta corruzione e 76 di riciclaggio di denaro. Su 339 indagini collegate a frodi transfrontaliere in materia di Iva, 121 sono italiane,112 la Germania seguite a grande distanza da Portogallo (15) e Francia (13). Questo tipo di frode, scrive EPPO, coinvolge spesso organizzazioni criminali sofisticate ed è quasi impossibile da scoprire da una prospettiva puramente nazionale. Ma a pesare nel 2023 sono soprattutto le indagini relative al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che rappresentano il 15% dei casi di frode gestiti dalla Procura Europea e il 25% dei danni stimati. Maglia nera per Italia con con 179 indagini italiane su un totale di 206 condotte dall’Eppo.

Pnnr e beni confiscati

La cancellazione del finanziamento di circa 300 milioni di euro previsti dal PNRR per la rifunzionalizzazione e la valorizzazione dei beni confiscati, fondi definanziati dal Ministro Fitto e le cui modalità attraverso cui questi fondi vengono recuperati e individuati in altri ambiti è, ancora una volta, una misura a carico dei Comuni e dei cittadini. Parliamo di 300 milioni di euro per la realizzazione di 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia).

Nel dicembre 2022 vi è stata l’approvazione con decreto di una graduatoria e relativi finanziamenti.

Nel luglio del 2023 il ministro Raffaele Fitto ha presentato la proposta di revisione del PNRR, per un totale di 15,89 miliardi di euro. Una serie di misure sono state definanziate completamente, tra cui quella relativa alla “Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie”. E non sembra seguire all’annuncio del Governo alcun documento ufficiale inviato ai Comuni. Anzi, l’Agenzia per la Coesione prosegue l’iter amministrativo con una serie di atti formali, sia andata avanti nelle procedure di attuazione della Misura. Lo confermerebbe anche il fatto che, pur in un quadro di forte incertezza, i Comuni destinatari dei finanziamenti stanno anch’essi procedendo.

Il 24 novembre 2023, il Ministro Fitto annuncia l’ok della Commissione alla proposta di revisione del PNRR presentata dal Governo italiano.

Successivamente con il decreto legge 19/2024 il governo individua le fonti attraverso cui rifinanziare la misura beni confiscati e istituisce la struttura di un commissario. Il tempo della misura viene allungato di 3 anni rispetto al piano originale (2029) e le fonti di finanziamento sono eccessivamente spezzettate. Il commissario, inoltre, che costerebbe più di 1,6 milioni all’anno rischia di diventare una struttura poco trasparente e con dei compiti poco chiari.

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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Bando PNRR e beni confiscati alle mafie, lettera delle associazioni al ministro Fitto

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