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La criminalità nord-centro africana in Italia

Piero Innocenti il . Criminalità, Dai territori, Droga, Forze dell'Ordine, Istituzioni, Mafie, SIcurezza

Negli ultimi anni sono stati molti nel nostro Paese gli episodi criminali, anche violenti, associati a fatti di sangue, che hanno coinvolto soggetti nord-africani con il particolare della imprevedibilità e prossimità con le vittime e perciò causa  “di un danno sociale più intenso, elemento che incide in maniera determinante sulla formazione di una maggiore domanda di sicurezza dei cittadini” (Relazione della DIA 2023, su dati secondo semestre 2022).

E sulla violenza “nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana” da chiunque commessa, è stato lo stesso Capo dello Stato, nel suo messaggio di fine anno, a richiamare l’attenzione di tutti.

Anche negli ultimi giorni dell’anno appena terminato e in questo inizio del 2024 sono stati davvero numerosi i fatti di cronaca che hanno visto coinvolti marocchini e tunisini a cominciare dalle coltellate tra clochard a Frascati con la morte di un tunisino; all’arresto di un giovane marocchino a Como dopo una rapina in un hotel; ad un nord africano colpito con una coltellata all’addome durante una rissa a Perugia; stessa sorte toccata ad un giovane, anche questo marocchino, accoltellato in strada a Capodanno a Pescara, per un “sgarro” nello spaccio di droga; ed ancora, un quarantenne marocchino espulso mentre dal carcere di Terni, dove scontava una condanna, progettava attentati terroristici mentre, a Fermo, i poliziotti hanno arrestato un tunisino (ricercato) ed un marocchino dopo il tentativo di furto in un’abitazione.

Se, appena poco più di dieci anni fa, la distribuzione territoriale dei delitti associativi, rilevava la particolare incidenza di gruppi nordafricani in Umbria e Toscana con presenze considerevoli in Sicilia (cfr. Rel. Dia 2012), nel 2022 i gruppi criminali provenienti soprattutto dalla Regione del Maghreb si sono “radicati in varie aree del territorio nazionale in virtù della solida integrazione nel tessuto socio-criminale urbano..” (Rel. cit. DIA 2023).

Si tratta, per lo più di gruppi composti da soggetti di nazionalità marocchina, tunisina ed egiziana dediti al narcotraffico, protagonisti anche di episodi violenti inquadrabili nel contesto del controllo dello spaccio di stupefacenti (ambito nel quale i  marocchini hanno il predominio).

Le attività investigative delle forze di polizia hanno evidenziato che molti degli immigrati “irregolari”sul territorio nazionale rappresentano il bacino di reclutamento per organizzazioni criminali eterogenee, composte anche da soggetti di altre etnie.

In generale, l’incidenza degli “irregolari” sul totale degli stranieri denunciati all’autorità giudiziaria ogni anno oscilla mediamente dal 30 al 32% con la punta del 45,6% nel 2017.

Va segnalata anche l’operatività di piccole formazioni criminali dedite alla commissione di reati di carattere predatorio come rapine e furti in locali pubblici e in appartamenti.

Gli analisti interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza rilevano come i marocchini siano, tra gli stranieri, quelli che in Italia commettono il maggior numero di delitti, sottolineando come la loro comunità con circa 450mila persone occupi la terza posizione dopo quella dei romeni e degli albanesi.

Questi ultimi, poi, alla fine del 2023, sono il maggior numero di detenuti stranieri nelle carceri italiane e, magari, sarebbe una buona iniziativa quella di provare a fare un accordo con il governo albanese per far scontare le pene comminate in Italia nelle carceri del loro paese alleggerendo, così, anche il sistema carcerario italiano in perenne sovraffollamento.

E la stessa iniziativa potrebbe essere presa con i governi di Marocco e Tunisi.

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