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La preside di Palermo e i veri volti dell’antimafia

Giuseppe Fiorenza * il . Corruzione, Cultura, Diritti, Giovani, Mafie, Memoria, Società

Stupisce ed addolora la vicenda della preside siciliana passata da icona della legalità a ladra e truffatrice.

Corrotta da un sistema avviluppante di presunta intoccabilità, con la fallace illusione di un potere senza controlli, grazie ad una ben costruita carta d’identità antimafia, come dice don Ciotti.

Sarebbe interessante se qualcuno potesse intervistarla per sentire dalla sua viva voce quali siano stati i passaggi logici o perversi di questa trasformazione che addolora, ferisce, fa arrabbiare di fronte alle migliaia di insegnanti che quotidianamente compiono il loro dovere di cultura, passione, legalità senza mai venire alla ribalta.

Questa è la verità: non esistono insegnanti antimafia o no ! Esistono gli insegnanti che facendo il loro dovere adempiono anche a quello dell’ inculcare senso civico e disprezzo per violenza e sopraffazione. Attenzione quando la legalità diventa una moda da esibire anche per una propria affermazione personale e professionale di successo.

Con orgogliosa umiltà ricordo di essere stato tra i fondatori di Libera in Campania nel 1995, con Amato Lamberti e poi con don Tonino Palmese, negli anni a seguire. Ma avevo lavorato nella scuola e con la scuola da ben 10 anni prima, insieme a Paolo Siani con l’associazione intitolata a Giancarlo, ancora oggi attivissima come Fondazione.

E per di più ho avuto anche la ventura di collaborare direttamente, chiamato in ufficio, per nomina ministeriale o locale, con cinque provveditori ed i successivi Direttori dell’Ufficio scolastico regionale, inventando e mettendo a punto, tra l’altro, proprio il settore educazione alla legalità democratica, poi continuato da validi successori. Attraverso seminari di formazione per insegnanti ed operatori e badando a far sì che, nelle classi, la cultura della legalità venisse declinata non tanto con conferenze alla moda, quanto con un lavoro capillare, fatto di piccoli incontri, di lavoro

di gruppo, prima di passare a viaggi nei luoghi dell’ antimafia o a colloqui con esponenti illustri delle istituzioni e della società. Ho sempre diffidato di chi si ammantava di grandi iniziative solo di facciata. Lavorare quotidianamente nei quartieri difficili ma anche in quelli apparentemente immuni dalla mafiosità. Ed intendo rendere onore alle centinaia di insegnanti e presidi che hanno adottato e diffuso un tale sistema che parte dallo studio, dalla consapevolezza, dalla responsabilità.

“Anzitutto conoscere” recitava un opuscolo del CIDI di Adriana Tocco. E questa è stata la strada maestra che abbiamo seguito e che ancora va percorsa con onore e dedizione. Non permetteremo che questo sistema venga infangato da chi si è fatto purtroppo portare fuori strada e corrompere da potere ed arrivismo.

Quello che parla manifestamente ed a cui dobbiamo pensare sono le migliaia di ragazzi che con consapevolezza partecipano non solo alle grandi manifestazioni di Libera o della Fondazione Falcone, a Napoli come a Palermo e in tutt’Italia, ma soprattutto si preparano, studiano, scrivono, aiutano i compagni più in difficoltà, diventano operatori sociali del bene nelle realtà più difficili.

Ecco in questo momento mi sento solo di ringraziare loro, i loro insegnanti, i loro presidi vigili e attenti !

* Presidente di AsCenDeR e presidente onorario della Fondazione Giancarlo Siani Onlus

Fonte: Il Mattino, 24/04/2023

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