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“Il PNRR ai raggi X”, II edizione del Report di Libera e Gruppo Abele

Libera e Gruppo Abele il . Associazioni, Diritti, Economia, Informazione, Istituzioni, Mafie, Politica, Società

Libera e Gruppo Abele presentano il Rapporto che fotografa l’attivazione e la conoscibilità dei progetti del PNRR. 

900 progetti (o meglio CUP, codici unici di progetto) sui 1598 mappati dai volontari di Libera, non sono presenti (o almeno non sono coincidenti) nel database istituzionale Italia Domani: una differenza per il 56 per cento dei progetti, ben oltre la metà. 

Le cinque domande di Libera e Gruppo Abele al decisore nazionale.

Grande è la confusione sotto il cielo del PNRR.

Da mesi si parla di PNRR di bandi, di riformulazione di progetti ma la verità è che il PNRR continua ad essere una piano misterioso: siti istituzionali incompleti, dati che non coincidono, una trasparenza che viaggi su binari diversi e mai coincidenti.

La denuncia arriva da Libera e Gruppo Abele che presentano la II Edizione del rapporto “Il PNRR ai raggi X” che fotografa l’attivazione e la conoscibilità dei progetti del PNNR.

Il rapporto curato da Progetto Common – Comunità monitoranti di Libera e Gruppo Abele in collaborazione con la rivista lavialibera è un monitoraggio civico che ha visto la partecipazione di 124 volontarie e volontari dei presidi territoriali di Libera.

Il rapporto parte dal presupposto che visto l’assenza e la carenza di dati a livello centrale come Libera e Gruppo Abele abbiamo monitorato e censito i progetti dal basso, chiedendo conto direttamente ai 109 comuni capoluoghi di provincia, in quanto soggetti attuatori di PNRR, nel momento in cui hanno certificato e messo a bilancio le risorse del Piano. Con la nostra metodologia è stato possibile mappare 1731 progetti per 92 dei 109 Comuni capoluogo di provincia per una spesa totale di circa 6 miliardi di euro. Per 133 dei 1731 progetti mappati non è stato possibile individuare il CUP (codice unico di progetto) una sorta di “codice fiscale” dato essenziale per l’identificazione di un progetto.

Confrontando il dataset di Libera con i dati sui progetti di PNRR rilasciato in Italia Domani (giugno 2023) c’è una gigantesca differenza che non si riesce a spiegare: 900 progetti (o meglio CUP, codici unici di progetto) dei 1598 mappati da Libera non sono presenti (o almeno non sono coincidenti) nel database istituzionale: una differenza per il 56%, ben oltre la metà.

I dati risultano ancora diversi se si va a incrociare il database di Libera con quello reso disponibile dall’Autorità anticorruzione (ANAC). Di 1598 risultano 328 progetti (o meglio CUP) mappati da Libera (il 21% di quelli verificabili) non presenti o almeno non coincidenti con questo database istituzionale al 05/06/2023. Se proviamo a comparare il database di Libera con entrambi i database (Italia Domani e “ANAC/OpenBDAP sono 166 (10% di quelli del nostro database) i progetti (o meglio i CUP) che esistono solamente nel nostro database.

A livello regionale sui dati dei comuni capoluoghi il maggior numero di progetti mappati da Libera si trovano in Emilia Romagna (269) seguiti dalla Lombardia (241), Toscana (215), Veneto (206). Se si confronta il dateset di Libera con i dati sui progetti di PNRR rilasciato in Italia Domani a livello regionale, in Toscana 144 progetti dei 197 mappati da Libera non sono presenti nel database istituzionale (73%); nel Veneto 124 progetti dei 195 mappati da Libera non sono presenti nel database istituzionale (63%); mentre in Emilia Romagna 150 progetti dei 237 mappati da Libera non sono presenti nel database istituzionale (63%).

Davanti questa fotografia non ci  sorprende se una recente indagine di Demos per Libera il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) viene dipinto come un oggetto misterioso nella percezione delle cittadine e dei cittadini. Circa sette intervistati su dieci (68%) affermano di averne “nessuna” o “scarsa conoscenza”. Contestualmente, la stessa indagine mostra che è alta la preoccupazione che la grande mole di denaro impiegata in investimenti pubblici possa favorire infiltrazioni mafiose. Infatti, ben l’88% degli intervistati ritiene che il PNRR – per quanto avvolto in una nebbia di incertezza sulla sua reale natura – sia comunque a rischio di corruzione e infiltrazioni mafiose, presumibilmente al pari di ogni altra forma di investimento di risorse pubbliche in Italia.

“La discrepanza tra i dati raccolti da nostro monitoraggio civico e quelli istituzionali – commenta Leonardo Ferrante, Responsabile del progetto Common – Comunità monitoranti di Libera e Gruppo Abele – rende molto difficile ricostruire quali e quanti siano effettivamente i progetti Pnrr. È chiaro che lo Stato sta rendicontando il suo PNRR in forme, modalità e tempistiche poco coerenti e comprensibili. Per capire davvero dove sia il PNRR, il rispetto dei principi della completezza e della certezza dei dati dovrebbe essere un’indispensabile premessa. Tuttavia, i risultati che presentiamo vanno nella direzione opposta e la trasparenza è ancora una chimera. Non possiamo perdere l’occasione del PNRR. Il cambiamento passa per la capacità dello Stato di garantire partecipazione e rendicontabilità”.

Cinque le questioni sollevate dal rapporto di Libera e Gruppo Abele al decisore nazionale e locale, rispetto al PNRR:

  • Perché i dati da noi raccolti interpellando i Comuni non coincidono con quelli istituzionali? E che ne è dell’unicità del dato per i progetti di PNRR?
  • Come facciamo a ricostruire la filiera informativa dei progetti di PNRR fin dalla fase decisionale, se vengono cambiati in corsa gli elementi tramite i quali poter confrontare i dati?
  • Quando è prevista la pubblicazione del portale di PNRR fondato su “trasparenza, semplicità, immediatezza e personalizzazione”, per come promesso nel PNRR stesso?
  • Perché questo duplice rilascio con tempistiche inusuali? E con quale frequenza saranno aggiornati i dati d’ora in avanti?
  • Quanti e quali sono quindi i progetti di PNRR oggi attivi in Italia?

In seguito alla gran confusione e l’impossibilità di ottenere informazioni pulite e chiare in un clima politico insofferente a qualsiasi forma di controllo esterno, Libera e Gruppo Abele avanzano al Governo due proposte: istituire un portale unico nazionale che diffonda i dati aggiornati e trasparenti sul Piano; alle amministrazioni comunali di dotarsi di pagine specifiche per i progetti, così che non possano esserci dubbi sul come e il perchè un comune decida di utilizzare le risorse del Piano.

Riteniamo che un buon modo per generare un modello di attuazione del PNRR che risulti più resistente all’infiltrazione corruttiva e dei clan è nella ricerca di risposte alle domande che presentiamo in questo report, capaci di attivare un processo virtuoso che può e deve tradursi in soluzioni organizzative concrete da parte dei decisori, tanto a livello nazionale che locale.

“In questi ultimi due anni – dichiara Francesca Rispoli, ufficio Presidenza di Libera – si è riscontrata una crescente difficoltà nell’attivare forme di monitoraggio civico del Piano, in ogni sua fase. La negazione di un reale processo di consultazione e co-progettazione, ha rappresentato soltanto il primo passo di un cammino che, a più riprese, ha formulato e attuato le corrispondenti politiche come espressione di processi decisionali centralizzati e autoreferenziali. Oltre alle mancate risposte dei Governi (i due precedenti e l’attuale) alle richieste di maggior trasparenza e coinvolgimento diffuso formulate dai soggetti civici, è andato maturando un clima di insofferenza verso ogni tipo di supervisione e controllo esterno, tanto quello diffuso, che quelli di carattere istituzionale. Il decisionismo forzoso dell’esecutivo, dettato dalla paura delle scadenze incombenti, pare voler rifuggire dai lacci e lacciuoli – e dunque anche dalle responsabilità – della trasparenza e della verificabilità”.

Nel Rapporto Libera e Gruppo Abele denunciano inoltre: “Entrando nel merito dell’utilizzo dei fondi destinati al PNRR, è necessario poi rilevare criticamente come questi siano stati recentemente allocati, anche per fronteggiare il rischio di sforare le rigorose tempistiche da rispettare, in interventi dal discutibile valore etico-sociale, come quelli nel settore degli armamenti o della produzione dell’energia. In relazione agli armamenti, a inizio giugno l’Europarlamento ha approvato con procedura d’urgenza il programma ASAP (“Act to Support Ammunition Production”), una normativa a sostegno della produzione di munizioni nella UE, che consente il rifornimento di armamenti per i 27 eserciti nazionali anche con il contributo dei fondi del PNRR e delle politiche di coesione. Il PNRR, nato come strumento di rinascita socio-economica, volto a generare processi di sviluppo sostenibile e circolare dell’economia, rischia di trasformarsi così in potenziale canale di potenziamento bellico”.

Leggi il Rapporto completo

“Il Pnrr ai raggi X”


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