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Io, nipote dell’agente di polizia Nino Agostino, chiedo verità e giustizia

Nino Morana * il . Cultura, Giovani, Istituzioni, Lazio, Mafie, Memoria, Sicilia

Sono Nino Morana, nipote dell’agente di polizia Nino Agostino.

Sono qui per spiegare con poche, sicuramente insufficienti parole, lo sgomento di un ragazzo, uno studente, un nipote che per tutta la sua vita ha fatto antimafia con la sua famiglia.

In tutto il corso dei miei 22 anni, mi è sempre stato detto che ho il compito, di portare avanti e farmi carico di un’eredità pesante.

Un’eredità costruita in 34 lunghi e atroci anni, e che per mio diritto di nascita, questo retaggio sarà sempre un elemento fondamentale del mio percorso di vita.

Ma in che cosa consiste effettivamente quest’eredità?

Consiste, ovviamente, nella figura di mio zio, dei suoi ideali di legalità e incorruttibilità, dal suo amore per la sua Sicilia, desideroso di liberarla dal male che ogni secondo la corrode.

Consiste soprattutto dalla lunga e travagliata lotta dei miei nonni, Vincenzo e Augusta, che con schiena dritta e testa alta sono diventati dei veri e propri monumenti viventi dell’antimafia.

Come posso farmi carico, da solo, del percorso di verità, giustizia e trasparenza portato avanti da loro?

Come posso portare avanti il nome di mio zio, reso impeccabile dal suo amore per la divisa?

Gli anni passano, e oggi più che mai è necessario parlare di un’eredità morale, di tramandare storie, ed è ora che si attui uno  scambio intergenerazionale. Queste storie di una tale importanza storica, non la possiamo portare avanti soltanto noi familiari di vittime. Né noi familiari di seconda generazione, come me, possiamo farci carico di un dolore che abbiamo vissuto indirettamente a distanza di anni.

Oggi faccio un appello a tutti questi ragazzi, poco più piccoli di me, fate vostro il retaggio di mio zio, di mio nonno, abbiate la forza di raccontare tutte queste infinite storie, in modo tale che il desiderio di verità e giustizia non venga mai meno.

Ma oggi faccio un appello anche alle personalità, alle autorità e alle istituzioni qui presenti, fate in modo che io, così come tutti questi ragazzi, non perdano mai la voglia di lottare per un’Italia senza mafia.

Noi giovani, noi studenti, come possiamo fare una lotta alla mafia credibile se ormai viene meno la credibilità della stessa parola “antimafia”.

Come possiamo avere fiducia completa nello Stato, se parte collusa di esso ha contribuito nel fare queste atrocità, nel fare depistaggi, e nel privarci di importanti verità, come nel triplice omicidio dei miei zii e del bimbo mai nato.

Come possiamo affidarci ad uno Stato nel quale tutt’ora sono presenti soggetti impresentabili, che hanno avuto e hanno rapporti con la criminalità organizzata.

Come possiamo avere la forza di contrastare un fenomeno gigantesco se di fatto, con le recenti riforme, si rende sempre più difficile alla magistratura impegnata in prima linea nella ricerca della verità, di portare avanti liberamente indagini e processi e di adempiere correttamente al proprio dovere, soprattutto quando si tratta dei reati dei colletti bianchi.

Non potremo mai essere una reale democrazia se non avremo una reale verità su Nino Agostino, sui delitti eccellenti e sulle stragi che segnano il nostro paese dal 1947.

Queste mancate verità macchiano il nostro paese, la nostra democrazia, è ora di scoprire che fine hanno fatto gli appunti di mio zio, che fine ha fatto l’agenda rossa di Borsellino, le carte di Dalla Chiesa, gli appunti elettronici di Falcone.

È ora di aprire gli archivi di stato e gli archivi dei servizi segreti per fare luce su questo paese pieno di ombre.

Voglio sapere perché i miei zii hanno visto stroncata la loro famiglia sul nascere, voglio sapere perché non potrò mai pescare con Nino, perché non sono potuto crescere con lui, e ora, perché non potrò mai chiedergli consigli per entrare nella polizia di stato che tanto amo.

Vi chiedo a voi tutti di aiutarci a trovare una reale verità e giustizia, dove non vengono condannati soltanto gli esecutori materiali ma anche i mandanti esterni.

Per concludere, queste mie ultime parole le dedico a mia nonna Augusta, che ha lottato per 30 anni come una guerriera.

Una donna che purtroppo non ha mai assistito al rinvio al giudizio delle bestie che gli hanno trucidato la famiglia, e che è venuta a mancare lasciando un vuoto incolmabile dentro di noi.

Se oggi sono qui a parlare davanti a voi tutti è per continuare a far vivere mia nonna, che sono sicuro, anzi certo, che ormai sappia la verità.

* Intervento reso in occasione della proiezione del docufilm “Io lo so chi siete” organizzata dalla senatrice Enza Rando presso il Senato della Repubblica in data 19 ottobre 2023.


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