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La genesi della criminalità nigeriana e le “confraternite universitarie”

Piero Innocenti il . Criminalità, Dai territori, Droga, Forze dell'Ordine, Mafie, Migranti

La recente operazione della Polizia di Stato a Torino e in altre città contro gli “Eiye”, uno dei sodalizi mafiosi nigeriani presenti in Italia da alcuni anni, offre lo spunto per fare qualche sintetica considerazione su questa criminalità sulla scorta di qualche esperienza personale e di informazioni poliziesche acquisite nel tempo.

Già diciotto anni fa il Dipartimento della Pubblica Sicurezza segnalava ad alcune Questure la possibilità che le numerose associazioni culturali, di mutuo soccorso o religiose, alcune delle quali anche clandestine, fondate in Italia dalla comunità nigeriana, potessero essere utilizzate a fini illeciti “perché veicolerebbero contestualmente istanze culturali e criminali per esercitare il controllo sulle comunità, sia per la presenza, negli organi rappresentativi, di pregiudicati nei settori del narcotraffico, della tratta di esseri umani, dello sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero”.

L’informativa era molto particolareggiata facendo riferimento a organismi rappresentativi distinti per matrice etnica (Edo-Bini e Yoruba) e specificando le associazioni e le città in cui tali associazioni si riunivano periodicamente tra cui Torino, Verona, Padova, Roma, Perugia, Venezia, Modena, Rovigo, Firenze, Parma, Varese.

In tale circostanza veniva rilevata la presenza nel nostro paese di associazioni nigeriane anche di altre etnie come quella Igbo (o Ibo) presente, in particolare, nel Veneto.

A quest’ultima etnia appartengono gli Eiye in perenne rivalità in patria e all’interno delle colonie di migranti anche in Italia, con i Black Axe (o Neo Black movement), esclusivamente di etnia Bini. I due gruppi ( noti anche come gruppi cultisti o confraternite universitarie) responsabili di omicidi e reati predatori soprattutto all’interno delle università nigeriane, sono concentrati nel nord Italia, prevalentemente a Torino dove, all’inizio del 2001, sono stati protagonisti di violenti scontri per il controllo della attività estorsive in danno dei connazionali e, nel 2003, a Verona per un tentativo di predominio dei Black Axe contro gli Eiye.

Gli appartenenti a quest’ultimo gruppo (si distinguerebbero dall’uso di una sciarpa azzurra) sarebbero soggetti ad una disciplina simbolica che prevede un duro pestaggio da parte dei membri anziani, con le mani legate e incappucciati, per i nuovi adepti, un giuramento di sangue in cui si assume una bevanda di sangue e alcol quale segno di adesione sino alla morte ed il versamento di un migliaio di euro in contanti.

La prima confraternita, i Pirati, si costituì nel 1952 su iniziativa di Wole Soyinka, premio Nobel nel 1986 per la letteratura dell’Africa, con l’obiettivo di diffondere nei campus gli ideali umanisti. La deriva criminale del fenomeno ebbe inizio negli anni Settanta dopo che un membro espulso dai Pirati costituì la setta dei Bucanieri.

Negli anni Ottanta il notevole incremento delle scuole di istruzione superiore incentivò la nascita delle società segrete e delle confraternite studentesche, nonché le reciproche rivalità, tollerate dalle autorità per motivi di tipo familiare (nei gruppi cultisti militano tradizionalmente i giovani delle elite dirigenziali nigeriane) e politico (spesso i cultisti aderiscono alle organizzazioni giovanili dei partiti politici).

Un’articolazione della confraternita solidaristica e caritatevole Reformed Ogboni Fraternity (ROF), di origine etnica Yoruba, si sarebbe radicata anche in Italia (Campania, Umbria, Veneto, Piemonte, Lombardia e Sicilia) e molti soggetti che la frequentano sarebbero dediti all’usura, al traffico di clandestini e allo sfruttamento della prostituzione.

L’associazione in questione avrebbe raggiunto la “massima potenza” a Londra ed ha adottato un simbolo identitario costituito da un triangolo isoscele privo di base e con due occhi stilizzati alle estremità, al cui interno sono inserite tre linee verticali spezzate nella parte finale (come punti esclamativi), il tutto racchiuso in un cerchio con la scritta “guarda come è bello e piacevole dimorare insieme in unità”.

Attorno alla ROF ruoterebbero come “supporter” anche altre organizzazioni che ufficialmente operano in campo assistenziale come la Sweet Mother, le Pink Ladies nel nord ovest del paese e le Nigerian Ladies nell’area torinese.

Il controllo delle rimesse dei migranti (aumentato notevolmente negli ultimi anni) attraverso circuiti finanziari e, soprattutto, informali, oltre a costituire fonte di ulteriore guadagno, garantisce anche uno strumento efficace di gestione “paramafiosa” delle colonie etniche nel nostro paese.

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