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“Raccontiamoci le mafie”, il nostro impegno per le nuove generazioni

Nicola Leoni * il . Cultura, Diritti, Giovani, Istituzioni, Lombardia, Mafie, Società

Tredici appuntamenti in dieci giorni, più spettacoli teatrali e iniziative nelle scuole: “Raccontiamoci le mafie” ha festeggiato gli otto anni con una edizione, conclusa domenica 9 ottobre, da record. La sala della villa comunale di Gazoldo degli Ippoliti è apparsa gremita per ogni incontro, in alcuni casi con pubblico in piedi, alto anche il numero delle visualizzazioni in streaming. Un segnale eloquente dell’interesse sul tema del contrasto alle mafie e alla corruzione che conferma l’intuizione avuta nel 2015 e l’impegno a continuare a portarla avanti, aumentando la rete di enti ed associazioni da coinvolgere.

Sono soddisfatto per i risultati che abbiamo raggiunto: rappresentano il frutto dell’impegno costante che ci vede al lavoro come amministrazione, non solo durante la rassegna, per fare formazione e diffondere consapevolezza sul contrasto alle mafie e alla corruzione. Ogni anno proviamo ad alzare l’asticella, il punto di partenza, però, è sempre l’idea di realizzare una operazione utile a costituire un fronte comune.

Durante le prime edizioni non nego di aver provato la tensione di una scommessa, spinta comunque da una richiesta forte di legalità e trasparenza che ci veniva dal territorio, sin dalle elezioni con le quali è iniziata la nostra legislatura nel 2009. Garantire un’amministrazione corretta e partecipe, era e rimane la linea guida del nostro agire che ha trovato un supporto fondamentale nella rete di Avviso Pubblico.

Nel 2012 abbiamo aderito all’organizzazione e siamo stati tra i primi enti a sottoscrivere, convintamente, la Carta. Partecipando in maniera attiva alle diverse iniziative dell’associazione, siamo entrati a contatto con esperienze, abbiamo intessuto relazioni, conosciuto e condiviso buone pratiche: un bagaglio portato con orgoglio nel nostro territorio.

Nessun territorio è immune

Da tempo nelle relazioni di organismi istituzionali è emerso come le mafie siano presenti nelle nostre province, da qui la necessità di renderne consapevole la cittadinanza. Ci sono state importanti inchieste giudiziarie e operazioni di polizia che non sempre hanno trovato adeguato risalto nella stampa locale: la rassegna nasce proprio dalla volontà di parlare di questi temi con lo spirito di svolgere un servizio pubblico rivolto non solo al nostro comune, ma anche in rete con gli altri.

Il 21 settembre del 2017 la certezza sulla mancata immunità dei nostri territori alle presenze della criminalità organizzata è arrivata dalla sentenza con la quale il Tribunale di Brescia ha condannato dieci dei sedici imputati del processo al clan Pesci, accusati di aver messo a segno estorsioni, minacce, detenuto armi, corrotto il mercato edilizio ed economico mantovano, agli ordini del boss della ’ndrangheta Nicolino Grande Aracri. L’applicazione del 416 bis e quindi il riconoscimento del reato di associazione di tipo mafioso ha posto un passaggio storico per il mantovano.

Con la certificazione giudiziaria della presenza ‘ndranghetista è stato ratificato pure il nostro impegno ad occuparsene sin da tempi non sospetti. Tuttavia, la strategia del “lo avevamo detto” non mi è mai parsa una strada da perseguire, anzi non serve a niente: bisogna rimboccarsi le maniche per accendere e tenere viva l’attenzione. Da un lumicino iniziale deve diffondersi poi la luce passando per un gruppo di torce elettriche fino ad arrivare ad un vero e proprio sistema di elettrificazione cittadina, di illuminazione pubblica.

“Raccontiamoci le mafie” contribuisce a questo scopo, fornendo ai media e alla politica uno stimolo ad occuparsi di questi temi. I giornali non ne parlano, alcuni amministratori minimizzano: la risposta migliore è costruire reti dal basso con persone di buona volontà per fare in modo che diventi impossibile negare e non occuparsene.

Concretezza e operatività

Lamentarsi meno, impegnarsi di più è da sempre il nostro slogan. Far parte di Avviso Pubblico ha certamente aumentato la nostra capacità di essere concreti. I costi di una rassegna come Raccontiamoci sono importanti, ma si possono affrontare meglio se si lavora con metodo e si punta alla collaborazione e alla condivisione. Grazie all’impegno convinto e appassionato di molti volontari, riusciamo ad ottimizzare le risorse; nel tempo abbiamo costruito relazioni fondamentali con alcuni sponsor.

Per l’edizione appena terminata, abbiamo puntato ad intercettare risorse provenienti da un bando regionale, investite per aumentare la qualità della fruizione tecnologica degli incontri organizzati. Si sono consolidate le basi oggettive, a cui è seguito un lavoro logistico che coinvolge ogni anno professionisti della comunicazione, le scuole, le organizzazioni datoriali, i sindacati, sviluppando collaborazioni che si innescano sulle chiavi giuste.

Sottolineare i difetti, cosa non si è fatto, ottiene poco e limita le possibilità di interazione: è ben più efficace e concreto valutare le esperienze positive, le buone prassi adottate per contrastare le mafie da parte di sindacati e sigle professionali. Ritorno sulla volontà di non perseguire un percorso di sterile lamentela, opponendo alla passività a cui ciò induce, la costruzione costante di strade concrete e virtuose che vadano verso il comune obiettivo.

Senza dimenticare le nuove generazioni

Dobbiamo continuare a parlare del fenomeno mafioso, proponendo riflessioni alte e competenti, utilizzando un linguaggio in grado di raggiungere un pubblico sempre più ampio, partendo dai più giovani. Nelle scuole si deve attivare un meccanismo di consapevolezza che costituisce uno strumento di prevenzione fondamentale nel contrasto, unito all’azione quotidiana di magistratura e forze di polizia e alla sensibilità delle amministrazioni. La giornata del 2 ottobre, durante la quale sono state consegnate copie della Costituzione a ragazze e ragazzi, ha provocato un’emozione palpabile anche nei relatori, magistrati e giornalisti intenti a ricordare le stragi da Capaci e Via D’Amelio, testimoni, in questo modo, di un passaggio di conoscenze e di impegno tra le generazioni.

È una trasmissione di informazioni che si arricchisce di sentimenti come quelli smossi dal racconto presentato da Davide Cerullo e Alessandro Gallo che hanno portato anche nelle scuole l’esperienza diretta di ragazzi destinati a sembrare esempi negativi di realtà come Scampia o il rione Traiano a Napoli, poi cresciuti con il riscatto rispetto ad un destino prestabilito, ed ora impegnati a diffondere proprio l’esempio di come ognuno possa essere artefice del proprio futuro, indipendentemente dal contesto in cui si trova. I più giovani hanno risposto con entusiasmo anche agli spettacoli teatrali che hanno arricchito il nostro programma, mostrando l’efficacia di una ulteriore forma di linguaggio da sperimentare per promuovere conoscenza e messaggi condivisi.

Il futuro è condivisione

È un lavoro che non si deve fermare, ma proseguire nell’ottica della costruzione di una rete in grado di raggiungere altri territori oltre il nostro, puntando ad un coordinamento per redigere un calendario nazionale che estenda durante l’anno eventi affini, di pari qualità e trasparenza organizzativa. Nei confronti di una parte della stampa e della politica nazionale che fatica ad affrontare il tema, un programma diffuso di manifestazioni come “Raccontiamoci le Mafie”, pone le basi per una attività di sollecitazione e di stimolo permanente e non banale.

* Sindaco di Gazoldo degli Ippoliti, promotore di “Raccontiamoci le mafie”

Fonte: Avviso Pubblico

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