“In piazza per pace, giustizia sociale e ambientale e contro disuguaglianze”
Si è svolta stamattina la conferenza stampa organizzata dalle realtà sociali e sindacali che promuovono la mobilitazione nazionale “Non per noi ma per tutte e tutti. Per la pace, la giustizia sociale e ambientale, contro le disuguaglianze e l’esclusione” in programma per il 5 novembre alle ore 14:00 in Piazza Vittorio Emanuele II a Roma.
Ad oggi sono oltre 500 le realtà che hanno sottoscritto l’appello, condividono le proposte e saranno in Piazza. Associazioni, sindacati, cooperative sociali, presidi antimafia, case delle donne, movimenti ambientali e di opinione, ma anche parrocchie, fattorie sociali, comitati e tanto altro. Il risultato di un lavoro lungo, dal basso e un grande esercizio di ascolto in un periodo storico dove la politica da tempo non riesce a dare le risposte alle diverse crisi che questo Paese sta attraversando.
“Ci ha spinto a costruire questo percorso la necessità di fare fronte alla drammatica situazione che si è generata nel nostro Paese negli ultimi due anni, dove all’aumento delle disuguaglianze causato dalle politiche di austerità imposte dall’Europa, si è sommato l’impatto della pandemia e infine la guerra. Questo a fronte di timide risposte spesso inefficaci da parte dei Governi che si sono succeduti e al clima di timida arrendevolezza della politica” dichiara Giuseppe De Marzo, Coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari. “Noi eravamo pronti per scendere in piazza il 22 ottobre contro l’Agenda Draghi, poi c’è stata la crisi di Governo e la successiva caduta ma abbiamo mantenuto in piedi la nostra mobilitazione perché se non si interviene sulle questioni che stiamo sollevando per il nostro Paese le prospettive sono catastrofiche. Più disuguaglianze, povertà, dispersione scolastica, precarietà lavorativa, sfratti, welfare sostitutivo mafioso, insicurezza sociale a fronte di meno cultura, partecipazione e Democrazia. Non ce lo possiamo permettere. Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace e questa la si costruisce con la giustizia sociale, i diritti, sganciandosi dal petrolio, dal carbone, dai ricatti internazionali, cambiando modello produttivo e attuando la Costituzione. Per questo abbiamo elaborato proposte di buon senso, responsabili e che si basano sui principi della Costituzione e della Carta Europea”.
“Il nuovo Governo per assumere i suoi compiti giurerà fedeltà alla Costituzione ma questo non sarà sufficiente: dovrà anche attuarla. Se così non dovesse essere, seguiremo l’insegnamento di Piero Calamandrei nel suo discorso ai giovani sulla Costituzione. Saremo il carburante che muove la carta costituzionale e la difenderemo” afferma Gaetano Azzariti, Presidente dell’Associazione Salviamo la Costituzione. “La nostra non è una strategia elettorale, che tra le altre cose ha dato pessima prova di sé unendo i diversi e dividendo gli uniti, ma un’Agenda sociale che vuole essere propositiva per costruire pace, giustizia sociale e ambientale con proposte concrete e non demagogiche. I principi della nostra Costituzione cammineranno sulle nostre gambe il 5 novembre in piazza”.
“La scelta delle politiche neoliberiste ha compresso i diritti del lavoro e gli ha fatto perdere dignità. Oggi viviamo sulle macerie prodotte da un modello produttivo insostenibile e il lavoro è la principale causa delle disuguaglianze, soprattutto per giovani precari e donne” afferma Michele Azzola, Segretario Generale della CGIL di Roma e del Lazio. “Saremo in piazza il 5 novembre perché dobbiamo far fare un salto di qualità al lavoro come inteso dalla Costituzione ma contestualizzandolo nella situazione attuale con gli aumenti delle bollette, degli affitti e del costo del carrello della spesa. C’è bisogno di creare lavoro buono con politiche industriali che ricompongano le filiere e di liberare i lavoratori e le lavoratrici dal ricatto del lavoro povero, precario, senza garanzie e sicurezza come è stato negli ultimi 20 anni”.
“Sulla migrazione viviamo in un sottosopra almeno dal 2015 e dovremmo chiederci cosa non cambierà con il nuovo Governo. I Governi che si sono succeduti in questi anni hanno scelto di pagare con i soldi dei contribuenti i respingimenti e il mercato degli schiavi, lasciando le persone morire in mare e nelle carceri libiche ed è difficile pensare che in futuro sarà diverso” sostiene Alice Basiglini di Baobab Experience. “Ciò che lega tutte le realtà variegate ed eterogenee all’interno del percorso verso il 5 novembre è l’esempio, quello che si può fare con volontarie e volontari, con la società civile, in contrapposizione a ciò che uno Stato, che dispone di risorse umane ed economiche, non è stato in grado di fare, rispettare obblighi costituzionali, etici e morali”.
“La pandemia sembra aver insegnato poco o nulla. Passata la fase tragica e acuta, si sono rafforzate l’avidità, la violenza, l’indifferenza e sono aumentate le distanze sociali e relazionali nel dominio degli egoismi” sostiene Luigi Ciotti, Presidente di Libera e del Gruppo Abele. “Nemici della pace sono le disuguaglianze, le ingiustizie, la privazione della libertà e una politica assente o quantomeno latitante. Una politica a mano armata, emissario, anzi sicario di un sistema economico che induce alla povertà e distrugge vite e speranze trasformando diritti in privilegi e degradando il bene comune a interesse privato. Ritroviamoci in piazza il 5 novembre per denunciare questa privatizzazione dei diritti, la mercificazione della libertà e l’uccisione della dignità e costruire argini forti a questa emorragia dell’umano”.
“Abbiamo condiviso profondamente e dall’inizio questo percorso plurale, faticoso ma ricchissimo, fatto di approcci, esperienze e sensibilità diverse. Lo abbiamo intrapreso perché crediamo che per cambiare sia urgente e necessario uscire ognuno dal proprio recinto e il femminismo è indispensabile per il cambiamento” afferma Maura Cossutta, Presidente della Casa Internazionale delle Donne. “Questo percorso dal basso, fatto di scambio, reciprocità e ascolto è già un fatto politico, radicale e affidabile, un anticorpo per la democrazia che pone alla politica una domanda. Il 5 novembre saremo in piazza per porla tutte e tutti insieme”.
“La situazione di crisi economica, l’aumento dell’inflazione e la guerra in corso rischiano di provocare danni irreparabili nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Nella lotta contro le disuguaglianze e le povertà è necessario coalizzare le forze sociali” dichiara Michele De Palma, Segretario Generale della FIOM-CGIL nazionale. “Nessuno si salva da solo, abbiamo bisogno di costruire alleanze larghe e per questo saremo in piazza il prossimo 5 novembre a Roma ma anche il 21, 22, 23 ottobre con la Rete pace e disarmo in tante città e proseguiremo con la CGIL il percorso di mobilitazione per rimettere al centro il lavoro e la pace e per chiedere al nuovo Governo passi in avanti sui temi delle politiche industriali, della transizione ecologica, del recupero del potere d’acquisto del salario, della lotta alla precarietà, della sicurezza del lavoro, e della democrazia. Per noi la Costituzione è la Via Maestra: si applica, non si cambia”.
“Oggi, in concomitanza con la giornata internazionale “Sfratti zero”, rilanciamo sulla necessità di scendere in piazza il 5 novembre per denunciare la crescita inaccettabile delle disuguaglianze e delle povertà e l’inadeguatezza delle risposte messe in campo dalla politica” afferma Walter De Cesaris, Segretario nazionale Unione Inquilini. “Nel nostro Paese 900 mila famiglie in affitto sono in povertà assoluta, quasi il 50% del totale delle famiglie povere, 650 mila nuclei ormai risiedono nelle graduatorie mentre i senza casa continuano a rimanere invisibili. Dalla piazza chiederemo al prossimo Governo un piano quinquennale di politiche abitative strutturali che possa finalmente restituire dignità alle persone che oggi sono private del diritto all’abitare.”
“Questo è un percorso che parte da lontano, perché da lontano vengono le cause che hanno determinato il disastro in cui ci troviamo oggi. Il livello di disuguaglianze e di povertà generato dalle politiche di austerità, dalla pandemia e dalla guerra è inaccettabile” sostiene Federico Dolce, Portavoce di Diem25 in Italia. “Questa è una situazione che caratterizza quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea ma l’Italia è riuscita a raggiungere il peggiore risultato sotto tanti aspetti. Per questo le associazioni e i movimenti che operano negli altri Paesi guardano con grande attenzione al percorso che stiamo costruendo verso il 5 novembre e ci inviano la loro solidarietà e il loro supporto”.
“Esprimo la mia personale adesione alla mobilitazione del 5 novembre” – sostiene Giuseppe Giulietti, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana – “e invito a rileggere due articoli della Costituzione, l’art. 3 e l’art. 21, che esprimono il dovere di contribuire alle rimozioni delle cause della disuguaglianza, sia essa di tipo politico, religioso, di genere. Quindi avete fatto bene a unire diritti sociali, diritti civili, metodo e merito nelle vostre proposte perché vogliono convincerci che queste cose siano una esclusiva dell’altra ma non è così”.
“Con l’Autonomia differenziata le Regioni del Nord pretendono che siano loro devolute tutte o in parte le competenze dello Stato. Se anche le altre Regioni seguissero questo esempio lo Stato sarebbe annullato e sostituito da 21 piccole repubbliche in cui cittadini e cittadine non avrebbero più gli stessi diritti” afferma Loretta Mussi dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata. “Dalla piazza del 5 novembre arriverà forte il no per ogni Autonomia Differenziata perché questa produrrebbe un ulteriore aumento delle disuguaglianze all’interno dei territori e soprattutto tra Centro-Nord e Centro-Sud e un aumento alle privatizzazioni che già in questi 20 anni hanno snaturato la Sanità Pubblica e stanno travolgendo la Scuola della Repubblica”.
“Per noi scendere in piazza il 5 novembre in modo collettivo, unitario e aperto, è la naturale prosecuzione di un percorso che intraprendiamo dalla nascita come Rete di ricerca e azione sulle trasformazioni del mondo del lavoro, la rappresentanza, le forme di fare politica e praticare democrazia” dichiara Elena Mazzoni di Transform!Italia. “Saremo in piazza per contrapporre all’Agenda governativa un’Agenda sociale per eliminare le diseguaglianze e valorizzare le diversità, per la giustizia sociale, economica e ambientale. Questa è l’unica strada attraverso il quale raggiungere la Pace”.
“Una delle cause delle gravi disuguaglianze che affliggono la nostra società è proprio la perdita di potere del lavoro” afferma Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità. “Per cambiare direzione, occorre istituire un salario minimo, perché nel nostro Paese ci sono troppe lavoratrici e troppi lavoratori che vivono il lavoro come un dono e non come un diritto”.
Infine le realtà sociali e sindacali promotrici della mobilitazione del 5 novembre hanno rivolto un appello collettivo a tutte le forze sociali e politiche che condividono le loro proposte a essere in piazza con loro il 5 novembre per allargare questa alleanza plurale. Con lo stesso spirito di reciprocità e condivisione hanno annunciato che sosterranno tutte le mobilitazioni che parleranno di diritti e pace.
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Roma 10 ottobre Fnsi, conferenza stampa di “Non per noi ma per tutte e tutti”
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