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La criminalità nazionale e straniera nel business del traffico di migranti

Piero Innocenti il . Criminalità, Diritti, Economia, Lavoro, Migranti, SIcurezza

La fase che l’Europa sta vivendo, in termini di flussi migratori, rappresenta un elemento di forte pressione sia sul piano sociale, culturale ed economico.

Un fenomeno di straordinaria portata cui nessuno Stato membro, né l’Unione Europea come istituzione, si è dimostrato pronto e capace ad affrontare e che impone, per la vastità e drammaticità delle condizioni umane dei migranti, un impegno incondizionato della politica e delle istituzioni verso ogni sfruttamento della condizione umana.

L’Italia ha adottato, da anni, una politica dell’accoglienza contando anche sulla solidarietà (durata poco, in realtà) di alcuni Stati membri nella redistribuzione dei migranti soccorsi/sbarcati sulle nostre coste e già oggi, alla data del 23 giugno, sono stati ben 25.461 quelli accolti nelle nostre strutture (con non pochi problemi) contro i 19.361 dello stesso periodo del 2021, di cui 2.749 minori non accompagnati.

Altri paesi hanno adottato politiche di respingimento ritenendo i migranti, anche per motivi elettorali e propagandistici, un pericolo per l’economia e l’ordine pubblico.

Questo approccio è sempre attuale nel dibattito politico di tutti i paesi occidentali anche in quelli con maggiore tradizione di accoglienza, soprattutto nei momenti di congiuntura economica come quello che si sta attraversando e una presenza numerosa di migranti può essere percepita, in particolare in alcune fasce della popolazione, come elemento di rischio per il proprio benessere. Innalzare muri per proteggere le frontiere, imporre divieti di ingresso con le politiche di respingimento non potranno risolvere il problema dell’immigrazione di interi popoli che fuggono da sofferenze e atrocità inenarrabili.

Una situazione che potrebbe, a breve, diventare ancor più drammatica con la gravissima crisi alimentare che si sta profilando in molti paesi dell’Africa e del sudest asiatico se non verranno sbloccati gli ingentissimi quantitativi di grano fermi nei porti ucraini a causa della guerra in atto. “Mala suadet fames” ammoniva, oltre cent’anni fa, il beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza e dei migranti.

Parallelamente alle immigrazioni clandestine vi è lo sfruttamento delle persone trasportate assicurato da organizzazioni criminali (indicate come “nuove mafie” nella relazione della Commissione parlamentare Antimafia della XIV legislatura), che gestiscono questo mercato assicurando logistica, trasporto, alloggio temporaneo, transito, impiego e assistenza nel paese di arrivo, con tutte le caratteristiche del modo di operare delle organizzazioni mafiose nostrane (che non appaiono impegnate nell’attività del traffico di esseri umani se si esclude qualche sporadico appoggio logistico nel nostro territorio).

Accanto a gruppi ben strutturati e agguerriti operano anche singole persone o piccoli gruppi che cooperano tra loro e difficilmente uno stesso gruppo cura l’intero viaggio del “carico umano”. I profitti derivanti dal traffico sono rilevantissimi se si pensa che la “tariffa” per raggiungere dalla Sicilia il nord Italia o gli altri paesi dell’UE varia a seconda delle tratte e dei servizi offerti, da alcune migliaia di euro a decine di migliaia.

L’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima in circa tre miliardi di dollari l’anno il mercato della tratta solo per lo sfruttamento sessuale con “ricadute, in termini di profitti da sfruttamento del lavoro illegale pari a 32 miliardi di dollari l’anno” (rel. cit. Commissione Antimafia).

Sfruttamento lavorativo che si registra, in particolare, nel settore agricolo, dell’edilizia, della pastorizia e reso possibile grazie alla collusione tra le organizzazioni dei trafficanti e i datori di lavoro destinatari di manodopera a basso costo.

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