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Nel 2021 uccisi nel mondo 47 giornalisti e operatori dei media

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Pubblicato il nuovo report annuale in cui la Ifj descrive anche le circostanze delle uccisioni: durante attacchi mirati, bombardamenti, episodi di fuoco incrociato. Diminuisce il numero degli omicidi, ma crescono le minacce, il numero dei cronisti in carcere e le aggressioni online, in particolare contro le donne.

Sono 47 i giornalisti e gli operatori dei media uccisi nel 2021 nello svolgimento del proprio dovere. A darne notizia è IFJ, la Federazione internazionale dei giornalisti che ha pubblicato oggi, 9 febbraio 2022, la ‘2021 Killed list’, il report annuale che descrive anche le circostanze delle uccisioni, avvenute durante attacchi mirati, bombardamenti, episodi di fuoco incrociato. «Si tratta – spiega il sindacato mondiale – del quinto bilancio più basso da quando, nel 1990, la Ifj ha iniziato a pubblicare i rapporti annuali e porta a 2725 il totale di reporter e operatori che da allora hanno perso la vita a causa della violenza nel mondo».

Il 2021 ha fatto registrare 18 morti in meno rispetto all’anno precedente, ma, a fronte di questo calo, è stato anche un anno in cui si sono intensificate le minacce contro i giornalisti e la libertà dei media. La Ifj ha censito poi un numero record di giornalisti in detenzione: 365, in considerevole aumento rispetto ai 235 dell’anno scorso. Cronisti e croniste arrestati per aver semplicemente coperto le proteste o cercato di riferire sulla crisi pandemica, entrambe questioni di significativo interesse pubblico.

Il 2021 ha anche svelato una nuova minaccia alla libertà di stampa: Pegasus, il software di spionaggio per la sorveglianza attraverso i telefoni cellulari che è stato utilizzato per colpire, fra gli altri, numerosi giornalisti. «Con la sua capacità di intercettare le conversazioni telefoniche, accedere ai contatti e alle e-mail senza destare alcun sospetto nei proprietari, Pegasus ha distrutto la sicurezza della maggior parte dei dispositivi portatili. La riservatezza delle fonti e la riservatezza delle comunicazioni personali dei giornalisti non possono più essere date per scontate», osserva la Federazione internazionale.

Sette, almeno, le giornaliste uccise nello svolgimento del proprio lavoro in tutto il mondo nel 2021. L’Afghanistan è il Paese che paga il prezzo più alto. Per questo la Commissione pari opportunità della Ifj ha più volte chiesto alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per proteggere le vite delle croniste afghane, particolarmente invise al regime dei Talebani, e delle loro famiglie. Preoccupazione e dura condanna, infine, per le molestie online nei confronti delle giornaliste, con l’invito a «redazioni, piattaforme online e governi ad agire per mettere in atto soluzioni sostenibili per sradicare questo flagello».

Il Rapporto completo della Ifj è disponibile qui.

 

Info: International Federation of Journalists

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