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Giancarlo, un applauso ci interroga

Paolo Siani il . Cultura, Giovani, Informazione, Mafie, Memoria

“E se poi qualcuno in sala si alza e non vede fino in fondo il film dove si capisce che killer e mandanti sono in carcere all’ergastolo?” Questa era la domanda che feci a Marco Risi dopo la prima visione riservata di Fortapasc. Non avrei mai pensato che qualcuno potesse invece applaudire nella scena più tragica e drammatica, gli otto colpi di pistola contro Giancarlo fermo e indifeso ancora a bordo della sua mehari verde, senza finestrini, senza nessuna protezione.

Ora non sappiamo con certezza se questo è accaduto, c’è chi dice che l’applauso era scaturito dopo una esclamazione “viva giancarlo” e sarei molto lieto se fosse questa la vera reazione a quella scena.

Ma l’episodio dopo l’intervento del Ministro ha occupato le pagine dei giornali richiamando l’attenzione sul ruolo della scuola nella formazione dei nostri ragazzi sui temi della legalità..

È certo che la scuola e poi l’Università  rappresentano per le giovani generazioni dei veri e propri presidi di legalità, e luoghi di maggiore opportunità formativa e di crescita non solo professionale ma anche civile. E l’intitolazione di 12 aule ad altrettante vittime delle mafie all’Università Roma Tre va esattamente in questo senso.

E tale ruolo è ancora più importante per quei ragazzi che vivono in quartieri difficili e in famiglie con un basso livello di istruzione.

Ma la scuola per questi ragazzi e per le loro famiglie è ancora attraente? A guardare i dati della dispersione scolastica sembra proprio di no.

E per quei circa 20.000 ragazzi di età compresa tra 0 e 14 anni che vivono nei 5 comuni sciolti per infiltrazioni mafiose  in Campania nello scorso anno (Castellammare di Stabia, San Giuseppe Vesuviano, Torre Annunziata, Sparanise, Caivano) lo sforzo e l’impegno delle scuole e delle Università deve essere sostenuto e ampliato per offrire opportunità di crescita e soprattutto cultura.

Ma se soltanto  il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord, se circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) non frequentano scuole dotate di una palestra, si comprende che la scuola nel mezzogiorno, proprio lì dove serve di più, non riesce ad essere attraente.

Se poi c’è stato quell’applauso vuol dire che noi non siamo stati così bravi da spiegare la brutalità del male.

La scuola, le università, i media dovrebbero svolgere un ruolo di “compensazione” per riequilibrare il racconto della violenza che oggi domina nella nostra società.

Educare alla pace, alla gentilezza, al rispetto dovrebbe essere una priorità assoluta.

Ma se nella società attuale e anche in tv continuano a mostrare adulti che litigano, che parlano sovrapponendosi, che non mostrano rispetto per le idee altrui, come vogliamo che i ragazzi siano rispettosi ?

Se nelle fiction televisive sulle mafie vengono percepiti come forti e potenti degli assassini vuol dire che non si è riusciti nel racconto a mostrare con la stessa enfasi la brutalità del male. E se venissero mostrati alla fine di ogni film i volti delle vittime innocenti delle mafie ? Forse i ragazzi svilupperebbero anticorpi potenti contro il male.

Raccontate le mafie dalla parte delle vittime oggi probabilmente rappresenta una priorità per la crescita dei nostri ragazzi e dell’intera società.

Viva Giancarlo, si sarà stato così in quel cinema.

Viva Giancarlo.

Fonte: La Repubblica/Napoli

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