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Afghanistan, “un paese carcere”, la denuncia delle donne attiviste a Tv7 in onda stasera

Redazione il . Brevi, Cultura, Diritti, Informazione, Internazionale, Società

Bannate online, nascoste, in pericolo, arrivano al mondo le voci dall’inferno delle donne attiviste che vivono clandestine a Kabul. “Grazie per questa possibilità che faccia sentire le nostri voci all’estero. La vera prigione è l’Aghanistan: un Paese carcere”.

E ancora dice un’altra: “Le donne nel silenzio vengono rapite, torturate, bruciate e non abbiamo smesso di riunirci in privato, ma sembra che il mondo non voglia ascoltarci”. Un’altra racconta della prigione: dei calci, degli abusi, delle torture.

È la denuncia di donne che pur sotto dittatura continuano a denunciare con coraggio la loro condizione, i loro diritti negati.

A raccogliere le testimonianze è Maria Grazia Mazzola per Tv7, speciale del Tg1 in onda questa sera.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International denuncia l’apartheid di genere, “un crimine autonomo” a tutti gli effetti.

“Ho vissuto un anno sotto la dittatura talebana, è un incubo”, racconta Razia Ehasani Sadat che da Kabul è scappata nel 2022. “Ci sono tantissime ragazze bloccate al confine in Pakistan, aiutatele, date loro i visti umanitari” il suo appello.

Fonte: Agenzia Dire


Il grido di aiuto delle donne afghane a “Tv7”

È “Grida dal silenzio” il titolo dell’inchiesta di apertura di “Tv7”, in onda venerdì 31 gennaio a mezzanotte su Rai 1.

Il settimanale del Tg1, infatti, rompe il silenzio sull’Afghanistan e registra il grido di aiuto delle donne schiave sotto il regime talebano, raggiunte al telefono con grandi difficoltà: “Aiutateci! Tante di noi, donne attiviste, sono state rapite, torturate, violentate solo per avere reclamato diritti. Non possiamo né lavorare né studiare né parlare. Il mondo ci ha dimenticate”.

È la testimonianza a viso aperto di una di loro, Razia Ehsani Sadat, riuscita a fuggire in Italia con la famiglia.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty dice: “L’apartheid di genere deve diventare un crimine riconosciuto dalla comunità internazionale”.

Fonte: Ufficio Stampa Rai

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