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Dare valore alle nostre sconfitte

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Giovani, Giustizia, L'analisi, Società

La lettura di “Resisti cuore” di Alessandro D’Avenia che ripercorre il poema dell’Odissea e del ritorno di Ulisse a Itaca, mi offre lo spunto per dare un significato nuovo al 2024 che sta per iniziare.

Lo spunto lo offre una bellissima poesia che lo scrittore inserisce nell’ultima parte del suo libro nel momento in cui sta quasi per terminare il viaggio di Ulisse lungo il mare, ma restano ancora alcune insidie da superare.

Come quella del mostro Scilla che, nonostante i consigli di Circe, il nostro eroe decide di affrontare con le armi della guerra.

Alessandro D’avena inserisce questo episodio nel capitolo dal titolo “la debolezza degli eroi”.

Dalla sua scelta di seguire la via delle armi Ulisse perderà alcuni dei suoi ultimi compagni rimasti vivi.

Sarà una sconfitta per lui, una sconfitta che gli fa capire che dalle sue scelte dipende anche la vita di altre persone. Avverte un senso di responsabilità e di fallimento.

Una sconfitta non solo perché Ulisse cerca di superare la prova con la violenza e non capisce che in quel caso ben altre dovevano essere le “armi” da usare, ma anche perchè la sua decisione mette in gioco la vita di altri che di lui si fidano.

L’Odissea è anche la storia di un eroe che passa da molte sconfitte per arrivare al compimento della sua umanità, un compimento che ha il suo epilogo nel ritorno a Itaca.

È alla fine di questo capitolo che Alessandro D’Avenia inserisce la poesia “La sconfitta” di Adam Zagajewscki.

Davvero sappiamo vivere solo dopo la sconfitta,

le amicizie si fanno più profonde,

l’amore solleva attento il capo.

Perfino le cose diventano pure.

I rondoni danzano nell’aria,

a loro agio nell’abisso.

Tremano le foglie dei pioppi,

solo il vento è immoto.

Le sagome cupe dei nemici si stagliano

sullo sfondo chiaro della speranza. Cresce

il coraggio. Loro, diciamo parlando di loro, noi, di noi,

tu, di me. Il tè amaro ha il sapore

di profezie bibliche. Purché

non ci sorprenda la vittoria.

Credo che ci siano molte verità in questa poesia, perché molto spesso le sconfitte che subiamo se le sappiamo fare nostre, decifrare, meditare, ci aiutano a trovare la parte migliore di noi, a essere più veri e molto spesso anche a trovare una strada nuova per dare un senso alla nostra vita.

Le sconfitte ci rendono umani, perché ci fanno capire i nostri limiti, le cose che non vanno di noi e ci aiutano a cambiare in meglio.

Pensando al nuovo anno che sta arrivando, auguro a tutti noi di saper trarre tutta la forza interiore possibile dalle nostre sconfitte.

Che si abbia il coraggio di saper attraversare quei momenti unendo testa e cuore le due grandi armi del nostro essere mortali e umani, per costruire delle persone che sappiano amare e vivere per qualcosa di più importante anche di noi stessi.

In fondo tornare a Itaca è proprio dare compimento alla nostra più profonda umanità, che trova nell’amore e nelle relazioni costruite e coltivate la sua terra contornata dal mare.

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