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La reale situazione dell’immigrazione e della tratta di esseri umani

Piero Innocenti il . Forze dell'Ordine, Istituzioni, Mafie, Migranti, SIcurezza

Il Dossier Viminale – Un anno di attività del Ministero dell’Interno (1 agosto 2021/31 luglio 2022), presentato a ferragosto dalla ministra Lamorgese in occasione delle consueta riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza pubblica, contiene dati precisi sulla immigrazione, tema che, spesso strumentalizzato da alcune parti politiche, lo è diventato ancor di più in questo periodo di effervescente campagna elettorale.

Così, nel periodo suindicato, gli immigrati sbarcati sulle nostre coste sono stati 45.664 (nello stesso periodo precedente furono 32.533) di cui 6.070 minori non accompagnati (5.605 l’anno prima). 21.347 gli stranieri soccorsi a seguito di eventi SAR (in ambiti marini di competenza del paese costiero) di cui 7.270 soccorsi da navi umanitarie e 24.317 sbarcati in via autonoma.

Nel corso di tali operazioni e al termine di rapide indagini di polizia sono stati arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina 137 scafisti (erano stati 97 nel periodo analogo dell’anno prima). Si è trattato, come sempre, di persone “arruolate” dalle organizzazioni criminali per pilotare in mare le sgangherate imbarcazioni; spesso tale compito è stato assunto dagli stessi stranieri in cambio del pagamento della traversata.

I paesi di partenza sono i soliti con in testa la Libia (24.809 migranti), la Tunisia (12.536) e la Turchia (7.039) ed anche le nazionalità (dichiarate al momento dello sbarco) sono le solite con in testa i tunisini, gli egiziani, i bengalesi. Sono, tuttavia, riapparsi gli afgani (3.586), che negli ultimi tempi erano scomparsi da tali statistiche (sono 5.770 le richieste di asilo di cittadini afgani nel periodo suindicato) ma che avevano avuto accesso a canali legali, per esempio con l’operazione “Aquila” che ha interessato ben 5.544 afgani provenienti da Kabul ed Herat, dopo i noti drammatici eventi che hanno caratterizzato quel paese dopo il ritiro delle forze americane e della coalizione.

Sono stati ben 3.955 gli stranieri rimpatriati nei paesi di origine, mentre sono ospitati nei centri di accoglienza e negli hotspot distribuiti su tutto il territorio nazionale 95.184 migranti (+ 23,9% rispetto al 10 agosto 2021).

Notevole anche il lavoro svolto dagli uffici immigrazione delle Questure che, nel periodo in esame, hanno rilasciato 1.732.128 permessi di soggiorno, in prevalenza per ricongiungimenti per motivi familiari (644.651), per permessi di studio e casi speciali (555.494), per lavoro subordinato (459.632) e lavoro autonomo (72.351).

Insomma, mi pare di poter dire che non c’è una “invasione” in atto verso il nostro paese, ma solo un “traffico” accentuato di persone in fuga dalla carestia, dalla siccità, dalle persecuzioni di regimi autoritari, dai conflitti locali, alla ricerca di una possibilità di sopravvivenza.

Una situazione che viene sfruttata dalle organizzazioni criminali che spesso hanno i propri vertici e/o referenti nelle loro nazioni di origine o, comunque, all’estero. Le indagini condotte negli anni passati dalle forze di polizia hanno evidenziato che le nazionalità maggiormente attive nella tratta sono quella nigeriana, seguita da quella romena, albanese, italiana.

Le compagini criminali evidenziano una straordinaria capacità di adattamento nella gestione dei flussi, diversificando le rotte, le tappe, i mezzi (utilizzando natanti di vario tipo e dimensione, veicoli per il trasporto di merci, traghetti di linea), in relazione allo stato di clandestinità o meno delle vittime oppure per scelte di tipo strategico (elusione dei controlli o, al contrario, sollecitazione degli interventi di soccorso).

I mercati più remunerativi dove sfruttare le vittime di tratta (spesso minori di età) sono quelli dello sfruttamento sessuale, del lavoro (nel settore agricolo, edile, manifatturiero e della ristorazione), dell’accattonaggio e spesso in attività illegali come lo spaccio di stupefacenti e i furti.

Una situazione generale che peggiorerà fintanto che non si elimineranno (o si attenueranno fortemente) i grandi squilibri di ricchezza e di povertà che caratterizzano molti paesi, in particolare della regione africana.

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