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Le sentenze della Corte Suprema americana che influenzano le democrazie liberali dell’occidente

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Giustizia, Memoria, Politica, Società

Si è concluso in questi giorni il primo anno di attività della nuova Corte Suprema Americana, dopo che l’allora Presidente Trump entro il 2021 aveva provveduto alla nomina di 3 giudici conservatori.

Le ultime sentenze prodotte dalla Corte Suprema Americana nel 2022, da quelle sull’aborto, a quelle sulla religione, fino alle ultime in tema di ambiente e di armi, sono stati dirompenti, e sono destinate a lasciare il segno nel futuro degli Stati Uniti.

Non tanto e solamente per le conseguenze specifiche che socialmente deriveranno per ogni singolo tema affrontato, ma principalmente per le conseguenze che ne potrebbero derivare per la tenuta stessa dell’organizzazione federale della più grande democrazia occidentale.

Si tratta infatti di sentenze che allargano sempre più, le già forti e marcate differenziazioni che ci sono tra stato e stato in America, incrinando il fronte valoriale di ciò che tiene insieme questa grande repubblica federale.

Lasciare un margine sempre più ampio di libertà tra stato e stato e dunque aumentando la parte di autonomia legislativa al singolo stato rispetto al governo federale, renderà sempre più labile il ruolo non solo del Presidente, ma anche del Parlamento Americano, indebolendo fortemente lo stesso Congresso, dove i rappresentanti dei singoli stati si sentiranno sempre più investiti dal singolo governo locale a discapito dei valori fondamentali che legano insieme il popolo americano.

Sicuramente il tema della libertà costituzionale in tema di aborto è quello che ha fatto maggior presa sull’opinione pubblica americana e nelle democrazie occidentali, perché va a ledere una delle conquiste più importanti delle donne nello scorso secolo e perchè avrà ripercussioni principalmente sulle donne meno abbienti, che saranno costrette a ricorrere ad aborti clandestini e fuori dalle strutture sanitarie in molti stati, soprattutto a guida conservatrice, che hanno già annunciato l’approvazione di leggi che limiteranno fortemente questo diritto.

Ma anche le altre sentenze non sono di minore portata.

Nel campo dell’insegnamento religioso da decenni la Corte Suprema aveva eretto un alto muro di separazione tra Chiesa e Stato quando si tratta di finanziamenti pubblici. La decisione di questi giorni con la quale si è abrogato una legge con cui il Maine negava fondi pubblici alle scuole con programmi ispirati a principi religiosi, apre ora scenari completamente nuovi, con il rischio che possa venire meno una divisione che in America esisteva da molto tempo. Altri stati si sentiranno ora autorizzati a dare finanziamenti a scuole private religiose.

È sempre di questi giorni la decisione della Corte Suprema americana di bocciare le restrizioni al porto di armi in pubblico prevista nello Stato di New York, rafforzando di fatto l’ampliamento del diritto alle armi da parte dei singoli cittadini. Nello stesso periodo il Senato degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge che impone invece norme più restrittive sull’uso delle armi soprattutto ampliando le risorse per la sicurezza nelle scuole e norme più severe per la salute mentale.

In una precedente sentenza del 2008 la Corte aveva già stabilito il diritto individuale a possedere armi in casa per autodifesa, affermando però che non intendeva escludere regolamentazioni specifiche su tipologie di armi, nè sulla loro presenza in luoghi considerati sensibili, quali scuole o sedi governative, e neppure divieti per criminali o malati di mente. Questa ulteriore apertura da parte della Corte alla libertà personale di armarsi avviene tra l’altro in un momento in cui si sono succeduti pericolosi eventi di cronaca che dovrebbero invece spingere a una più forte regolamentazione e limitazione.

Non meno importante e dirompente è la decisione della Corte in materia di emergenza climatica, che di fatto toglie il potere usato dall’Environmental Protection Agency (un’agenzia che operava come il ministero dell’Ambiente, grazie alla legge Clean Air Act voluta da Obama), che aveva permesso di ridurre le emissioni di gas nel settore elettrico del 32%, passando dalle centrali a carbone alle rinnovabili.

Accogliendo un ricorso del West Virginia, grande produttore di carbone, la Corte ha stabilito che il governo non può agire liberamente sulla base di questa legge federale, senza avere il mandato del Congresso.

Un altro intervento grave non solo perché aggrava il problema ambientale americano e la lotta degli Stati Uniti contro il riscaldamento del pianeta, ma anche perché tende anche questa a rendere meno forte il potere del governo e dunque del potere federale, ampliando i poteri invece relegati in mano dei singoli stati.

Aborto, armi, religione, ambiente sono questioni molto importanti per la vita degli americani, temi sui quale le sentenze della Corte Suprema, di chiara tendenza conservatrice, non sembrano essere assolutamente in linea con  le opinioni e i sentimenti prevalenti nella maggioranza del Paese.

Sentenze destinate a dividere il paese, a diversificare sempre più le politiche portate avanti nei singoli stati, già divisi anche per altri fondamentali temi come per esempio il razzismo o le condanne a morte, alimentati da un populismo che rende lo stato federale sempre più debole.

Tutto ciò avviene in uno scenario internazionale, dove le democrazie liberali sono sotto l’attacco delle forme più autocratiche di governo, che ritengono le democrazie liberali un modello non più consono ai cambiamenti che stanno avvenendo a livello sociale, economico e geopolitico, nel mondo.

Dunque quelle sentenze sono un campanello forte di allarme anche per la nostra Europa e per le altre democrazie liberali; un campanello che non può e non deve passare inosservato e che ci deve spingere

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