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Globalizzazione del crimine, corruzione, narcotraffico

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Economia, L'analisi, Mafie

La disinvoltura nelle strategie e nelle alleanze, la flessibilità nell’individuare sempre nuove rotte nel traffico di stupefacenti e nello stringere sempre nuovi legami quando la rete perde qualche maglia e subisce qualche strappo, per qualche azione di contrasto, dimostra, ogni giorno di più, che la globalizzazione del crimine funziona.

E spesso lo abbiamo trovato intrecciato con gli interessi, le operazioni, gli agenti delle organizzazioni politiche estremiste, rivoluzionarie, terroriste. Le esigenze di finanziamento, per il reperimento delle armi, per l’addestramento, per la sopravvivenza, rendono il fenomeno quasi ineluttabile e sempre più pericoloso. Del resto anche gruppi o esponenti politici inseriti in un normale sistema democratico hanno fatto spesso ricorso a finanziamenti di dubbia provenienza o sfacciatamente illeciti.

Senza contare che le potenzialità di corruzione, dati gli ingenti profitti che ricavano soprattutto le mafie delle droghe ( su tutte la mafia calabrese), inquinano, talvolta in modo determinante, le istituzioni dei paesi più avanzati e civili.

Non c’è dubbio che il principale strumento delle mafie  moderne, l’asse portante della loro influenza, sia rappresentato non dalla violenza ma dalla corruzione. Il potere mafioso, da tempo, si avvale in maniera continuativa di forme di intimidazione e di corruzione.

La violenza, per le organizzazioni mafiose, costituisce in qualche modo una specie di estrema ratio. La violenza, infatti, determina effetti visibili all’esterno, allarma l’opinione pubblica e costringe l’autorità pubblica a reagire con maggiore rigore. L’intimidazione e la corruzione, invece, sono naturalmente silenziose, non hanno effetti visibili, creano un clima di complicità, favoriscono la mimetizzazione e permettono di raggiungere gli obiettivi desiderati con minori rischi. Per le grandi organizzazioni criminali, insomma, il cui fatturato annuo è di centinaia di milioni di dollari/euro, corrompere è più conveniente che uccidere.

La corruzione, l’internazionalizzazione e l’accumulazione di ricchezze sono, a ben vedere le principali caratteristiche comuni delle organizzazioni mafiose in tutto il mondo.

Sulla internazionalizzazione, lo ricordiamo, importanti mutamenti in seno alle mafie ebbero luogo a partire dal loro ingresso nel mercato degli stupefacenti. Quando, negli anni Settanta, decide di unirsi nel traffico delle droghe, la mafia, abituata sino ad allora alla lentezza e alla mediazione tipica del suo ambiente, si trasforma per adattarsi alle caratteristiche del nuovo mercato.

La mafia perde, così, il suo carattere provinciale, si internazionalizza, apprende a districarsi abilmente nei mercati finanziari di tutto il mondo dove sia possibile investire gli ingenti profitti derivanti, in quella fase iniziale, dall’eroina e poi dalla cocaina. La necessità, quindi, di ripulire il denaro sporco e di investire gli ingenti profitti ha portato alla ricerca di banche, istituti finanziari, paesi e metodi che offrissero le maggiori garanzie di riservatezza e di efficacia.

Non esistono grandi operazioni di ripulitura di denaro che non prevedano la utilizzazione di strutture bancarie e finanziarie di diversi paesi. Anche questo ha favorito la internazionalizzazione sviluppando relazioni e collegamenti sempre più stretti tra le singole economie dei paesi e le multinazionali del narcotraffico che continuano ad apparire sempre più come la leggendaria Idra dalle mille teste che ricrescono appena tagliate.

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La mondializzazione delle mafie? Un processo concluso

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