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Un appello a sostegno di Roberto Saviano nel processo per diffamazione della Presidente Meloni

CASE (Coalition Against SLAPPs in Europe) il . Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Migranti, Politica, Società

A conclusione della prima udienza nel procedimento per diffamazione aggravata avviato nel 2021 dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei confronti di Roberto Saviano, la Coalizione CASE di cui facciamo parte esprime la sua solidarietà al giornalista per il suo impegno a favore dell’interesse pubblico.

I partner della coalizione CASE, con il sostegno del gruppo italiano e del Media Freedom Rapid Response (MFRR), esprimono la propria solidarietà a Roberto Saviano riguardo al procedimento penale per diffamazione aggravata avviato nei suoi confronti dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Siamo seriamente preoccupati per il procedimento legale avviato nel 2021 dall’attuale Presidente del Consiglio. In base alle attuali disposizioni sulla diffamazione, Roberto Saviano rischia l’incarcerazione per diffamazione aggravata a mezzo televisione per le critiche espresse nei confronti della leader di Fratelli d’Italia nel corso di una trasmissione televisiva.

Il procedimento legale avviato ai danni di Roberto Saviano agisce da bavaglio al libero esercizio della libertà d’espressione, che la Costituzione italiana e il diritto internazionale riconoscono come diritto inalienabile dell’essere umano. Nessuno dovrebbe essere processato per aver espresso la propria opinione su questioni di interesse pubblico. In questo contesto, un procedimento penale di questo tipo  è una risposta inaccettabile in uno stato democratico, ancor di più in  quanto avviato da una personalità politica che ricopre la più alta carica governativa. Il caso in esame rileva, ancora una volta, quanto l’abuso delle cause per diffamazione, alias SLAPPs (Strategic Lawsuits Against Public Participation), sia diffuso nel contesto italiano.

La causa per diffamazione aggravata a mezzo televisione è stata avviata dall’attuale Presidente del Consiglio Meloni nel novembre 2021, in risposta ai commenti espressi da Roberto Saviano  durante la puntata del 3 dicembre 2020 della trasmissione televisiva Piazza Pulita. Il commento di Saviano ha rappresentato una reazione di risposta alla controversa retorica impiegata negli scorsi anni da Giorgia Meloni e Matteo Salvini per raccontare l’emergenza migranti nel Mediterraneo.

Nel novembre del 2020, la nave della ONG Open Arms aveva prestato soccorso ai naufraghi di un gommone proveniente dal Nord Africa il cui fondo aveva ceduto, provocando la caduta in acqua di tutte le persone a bordo. Il ritardo dei soccorsi delle autorità italiane aveva impedito di prestare aiuto tempestivo ai superstiti che avevano urgente necessità di assistenza medica specialistica. Tra questi, un neonato di sei mesi deceduto poi sulla Open Arms. A seguito della presentazione dell’inchiesta curata dalla redazione di Piazza Pulita sul ritardato intevento delle autorità italiane, Roberto Saviano si era riferito alla leader di Fratelli d’Italia e al segretario della Lega Matteo Salvini descrivendoli come “bastardi”.

L’eventualità che Roberto Saviano, nel suo ruolo di scrittore e giornalista, possa incorrere in una pena detentiva per aver espresso la sua opinione nella dialettica politica che caratterizza la questione migratoria in Italia richiama ancora una volta l’attenzione sulle gravi inadeguatezze delle leggi italiane sulla diffamazione. La Costituzione italiana sancisce il diritto alla libertà d’espressione all’articolo 21. Inoltre, il diritto internazionale e in particolare la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani garantisce che il diritto alla libertà d’espressione si estende ad affermazioni ed idee che possano “offendere, urtare o inquietare”. Non da ultimo, la Corte europea dei diritti umani ha anche chiarito che personalità pubbliche e in particolare i soggetti politici debbano essere pronti a tollerare alti livelli di critica in virtù della loro posizione pubblica all’interno della società, e che in questi casi i procedimenti penali provocano un chilling effect e violano il diritto alla libertà di espressione sancito dall’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Chi manifesta la propria opinione su questioni d’interesse pubblico non dovrebbe temere o essere esposto a intimidazioni, condanne o persino la reclusione. Su quest’ultimo punto, la Corte Costituzionale ha espresso chiaramente la propria posizione, esortando il legislatore ad avviare una riforma generale delle leggi sulla diffamazione che riporti la normativa italiana in linea con gli standard del diritto europeo ed internazionale. Con la pronuncia del 9 giugno 2020 e la decisione del 22 giugno 2021, la Corte, in linea con decisioni precedenti della Corte europea dei diritti umani, ha dichiarato incostituzionali le pene detentive nei casi di diffamazione a mezzo stampa. La previsione della pena detentiva rimane in vigore solo per i casi di eccezionale gravità.

A conclusione della prima udienza presso il tribunale penale di Roma svoltasi il 15 novembre 2022, è stato deciso che il processo verrà assegnato ad un nuovo giudice ed aggiornato al 12 dicembre. Matteo Salvini, attuale Ministro delle Infrastrutture ha presentato istanza per costituirsi parte civile. Il prossimo primo febbraio avrà luogo anche la prima udienza nel quadro della causa per diffamazione avviata dallo stesso leader della Lega nei confronti di Roberto Saviano nel 2018. Inoltre, il 28 gennaio 2023, Roberto Saviano sarà in aula per rispondere ad una causa per diffamazione avviata da un altro membro dell’attuale governo: Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura.

A margine della prima udienza del 15 novembre, Saviano ha ribadito il ruolo centrale che lo scrittore ricopre all’interno di una società democratica: “Il mio strumento è la parola. Cerco, con la parola, di persuadere, di convincere, di attivare”. All’uscita dell’aula, Saviano ha ricordato che: “La democrazia si fonda non solo su un consenso che può portare a vincere la lotteria elettorale, ma esiste se può esserci dissenso e critica. Senza questo non c’è ossigeno democratico”.

È altresì da tenere in considerazione la condizione di rischio in cui Roberto Saviano si trova. La vita sotto scorta, già in altri casi causa di marginalizzazione per i giornalisti, non può accompagnarsi a un processo di delegittimazione della persona e della sua attività giornalistica da parte delle più alte cariche istituzionali.

Aderendo al preoccupato appello  espresso dalle associazioni giornalistiche italiane ed europee, le organizzazioni firmatarie esortano la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a ritirare immediatamente le accuse nei confronti di Roberto Saviano. Ribadiamo inoltre la richiesta al nuovo parlamento affinché adotti rapidamente una riforma globale delle leggi sulla diffamazione sia civile che penale in Italia. Infine, invitiamo il legislatore italiano a operare una riforma delle querele bavaglio in linea con le Raccomandazioni Anti-SLAPP dell’UE presentate lo scorso 27 aprile. Similmente, ci appelliamo al governo italiano affinchè garantisca il proprio pieno supporto alla proposta di direttiva anti-SLAPP della Commissione Europea.

Firmato: 

OBC Transeuropa (OBCT)

aditus foundation

Access Info Europe

ARTICLE 19 

Articolo21

Blueprint for Free Speech

Center for Spatial Justice

Civic Initiatives

Civil Liberties Union For Europe

Ecojustice Ireland 

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

European Federation of Journalists (EFJ)

Global Witness

Helsinki Foundation for Human Rights

IFEX

Index on Censorship

International Press Institute

Irish PEN/ PEN na hÉireann

Justice & Environment

Justice for Journalists Foundation

Legal Human Academy

Libera Informazione

PEN International

Presseclub Concordia

Reporters Without Borders (RSF)

Solomon

South East Europe Media Organisation

The Daphne Caruana Galizia Foundation

Whistleblowing International Network

Coalizione CASE

Logo del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea.

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