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Giornalista messicano in pericolo. Firma l’appello di Amnesty International

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“Non lasciate che papà venga ucciso!”

La figlia di Alberto Amaro Jordán ha solo nove anni e di notte si sveglia urlando perché ha paura di non rivedere più suo padre. L’altro figlio di Alberto aveva otto anni quando un uomo ha aperto il fuoco davanti casa, traumatizzandolo forse per sempre. Il loro padre non è un criminale, ma fa il giornalista in uno dei paesi più pericolosi al mondo per chi fa questo mestiere: il Messico.

Seguendo le orme del padre e del nonno, Alberto ha fondato nel 2018 il sito La Prensa de Tlaxcala. Nel giro di un anno, ha cominciato a subire aggressioni e arresti da parte di agenti di polizia, oltre a essere stato minacciato da membri di gruppi criminali organizzati. Le sue inchieste hanno dato fastidio a troppe persone in uno stato dove è altamente radicata l’impunità per i crimini contro gli operatori dell’informazione.

Stai al fianco di chi denuncia, chiedi al ministro dell’Interno di garantire la protezione ad Alberto.

La storia

Alberto Amaro Jordán è un giornalista di 35 anni di Atexcatzingo, nello stato di Tlaxcala, a est di Città del Messico. A partire dal 2019 è stato picchiato, minacciato e arrestato da agenti di polizia, è stato intimidito dai membri di un cartello della droga, ha subito un tentativo di effrazione, colpi d’arma da fuoco sparati contro la sua casa e ulteriori attacchi. Agenti di polizia e altri soggetti non identificati lo hanno fotografato insieme alla moglie e al figlio, sconosciuti hanno violato il suo sito web e lo hanno diffamato con post su Facebook in cui lo accusavano di essere un criminale.

Dal 1992, il Messico è il paese più pericoloso dell’emisfero occidentale per i giornalisti, secondo l’ampia documentazione del Comitato per la protezione dei giornalisti. Dall’inizio di questo secolo, sono stati uccisi almeno 153 giornalisti e altri operatori dell’informazione; almeno 64 di queste uccisioni sono state ritenute strettamente correlate al lavoro giornalistico. L’impunità è la norma nei crimini contro la stampa; secondo l’indice annuale di impunità globale del Comitato per la protezione dei giornalisti, il Messico si colloca costantemente fra i primi dieci paesi per numero di omicidi di giornalisti rimasti irrisolti.

Il testo dell’appello

Luisa María Alcalde Luján
Ministry of Interior (SEGOB) 
Postal Address: Carretera Bucareli 99,
Colonia Juárez, Cuauhtemoc,
C.P. 06600, Mexico City, Mexico
Email: luisa.alcalde@segob.gob.mx
X: @Segob_mx / @LuisaAlcalde 

Egregia Ministra,

le scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per la sicurezza del giornalista Alberto Amaro Jordán, direttore de “La Prensa de Tlaxcala”.

A causa del suo lavoro, Alberto Amaro Jordán è stato vittima di svariati gravi attacchi. Ad esempio, il 9 gennaio 2024, verso le 8.45, un’auto con targa dello stato di Mexico ha superato il suo veicolo tentando di entrare in collisione.

Alberto Amaro Jordán usufruisce del Programma federale per la protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti e ha due guardie del corpo federali. La guardia del corpo che stava guidando è riuscita ad evitare l’urto con l’altro veicolo, ma l’aggressore si è fermato davanti a loro cercando di bloccarli. L’autista alla fine è riuscito a fuggire.

Nonostante attacchi del genere si ripetano in uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, Alberto Amaro Jordán ha denunciato numerose carenze nelle misure garantitegli dal Programma federale di protezione. Alla fine di febbraio il Programma non ha risposto pienamente alle sue preoccupazioni riguardo alle misure di protezione.

La esorto perciò a riconsiderare immediatamente, consultandosi con lui, la situazione della sicurezza di Alberto Amaro Jordán, a garantire che le misure di protezione esistenti non vengano revocate e ad assicurare ogni misura aggiuntiva necessaria per la sua sicurezza, dato il livello di rischio che sta affrontando, come pure ad accertare che le autorità indaghino su ogni attacco contro di lui.

La ringrazio per l’attenzione.

Firma l’appello!

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