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Mario Paciolla è stato suicidato un sogno

Tonio Dell'Olio * il . Diritti, Giustizia, Internazionale, Politica, Società

Quanti sogni aveva in corpo Mario?

Sognatore anonimo, Mario sognava con gli stessi respiri dell’umanità derelitta, calpestata, umiliata. E non sono pochi i giovani che, ad occhi aperti, guardano il mondo che sta oltre il recinto di Davos. Sono quelli che non si lasciano incantare come serpenti al suono del pungi, ovvero del tintinnio di monete d’oro nella borsa. Anche in quella che viene trascritta con la maiuscola!

Mario è un figlio di Napoli che sceglie di andare ad aiutare gli altri in giro per il mondo perché comprende che non è la nazionalità o l’appartenenza etnica a definire un confine ma, per dirla con don Milani, è piuttosto la separazione apparentemente insanabile tra oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori. Per questo sceglie di stare da una parte sola. Per questo riesce ad entrare nel team delle Nazioni Unite che in Colombia deve accompagnare e sostenere il processo di pace stipulato a fatica dopo cinquant’anni di guerriglia e di guerra alla guerriglia.

A quanto si apprenderà in seguito, Mario Paciolla non avrebbe tollerato coperture e compromessi, accordi taciti o corruzione, tantomeno quando a non tenere la linea dell’integrità sono gli stessi che avrebbero dovuto denunciare quelle vergogne sulla pelle dei poveri. Fatto sta che Mario il 15 Luglio 2020 “viene suicidato” nella sua abitazione di San Vincente del Caguàn nel dipartimento del Caquetà in circostanze che rivelano da ogni poro incongruità e lacune sul presunto suicidio.

La scena del crimine viene tempestivamente ripulita di ogni eventuale traccia, l’esame autoptico chiuso in fretta con il verdetto è di suicidio come da copione. Lo stesso copione che è già stato replicato decine e decine di volte sul proscenio della Colombia. La seconda autopsia eseguita qualche tempo dopo in Italia rivelerà indizi molto diversi che inducono i pm romani ad aprire un fascicolo per omicidio contro ignoti al quale è stato opposta la richiesta di archiviazione perché le prove addotte non sarebbero consistenti.

Anna Motta e Pino Paciolla, genitori di Mario, si sono opposti a questo tentativo con tutto il peso del loro amore e delle loro convinzioni.

Nell’incontro che abbiamo avuto con loro in Cittadella Laudato si’ nel corso del campo di Estate Liberi, ci hanno ripetuto che non si tratta di una battaglia solitaria ma che vogliono perseguire verità e giustizia per tutti coloro cui è stata negata da una rete di complicità e poteri.

Nel novembre dello scorso anno la Procura ha accolto il ricorso contro l’archiviazione riaprendo le indagini. Ed è per questo che ne scriviamo anche qui. Per dare un esito diverso a quel sogno di Mario che qualcuno ha voluto soffocare.

Perché Anna e Pino e il popolo della pace in cui Mario si riconosceva, hanno il diritto a continuare a sognare il suo sogno. E noi abbiamo un debito da saldare con le rate del nostro impegno.

* Fonte: Camineiro, rubrica di Rocca n°04 – 15 febbraio 2024

Rocca è la rivista della Pro Civitate Christiana di Assisi

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