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Il reato di tortura non si tocca!

Amnesty Italia il . Associazioni, Brevi, Criminalità, Diritti

Dopo che ci sono voluti quasi 30 anni per introdurre, nel 2017, il reato di tortura nel codice penale italiano, questa importante conquista nel campo dei diritti umani è a rischio.

Al Senato sono in discussione due disegni di legge, uno per modificare la legge e uno per abrogarla. Firma l’appello al Presidente del Senato Ignazio La Russa per chiedere al Parlamento di respingere ogni ipotesi di abrogazione del reato di tortura.

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Egregio Presidente,

dopo quasi trent’anni dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura da parte dell’Italia, avvenuta nel 1989, finalmente, nel 2017 il Parlamento ha adempiuto all’obbligo di introdurre nell’ordinamento penale italiano il reato di tortura.

La Convenzione delle Nazioni Unite esprime il consenso della comunità internazionale sulla necessità di definire come tortura e punire in maniera adeguata gravissime violazioni della dignità umana e dell’integrità psichica e fisica delle persone quando compiute da pubblici ufficiali.

È pertanto motivo di grande preoccupazione che a soli sei anni dall’introduzione del reato, il parlamento si appresti a discuterne la possibile abrogazione e la sua derubricazione ad aggravante comune.

In questi sei anni, nelle carceri e in altri luoghi di detenzione, non sono purtroppo mancati episodi di violenza perpetrati da pubblici ufficiali di gravità e caratteristiche tali da essere perseguiti come atti di tortura.

L’accoglimento di una proposta di abrogazione del reato di tortura costituirebbe un arretramento grave per la tutela dei diritti umani nel nostro paese e metterebbe a rischio la punibilità di chi usa la tortura come strumento di sopraffazione e la possibilità di assicurare giustizia per le vittime.

Chiediamo dunque che il Parlamento respinga ogni ipotesi di abrogazione del reato di tortura e si adoperi piuttosto per il suo rafforzamento nel rispetto degli standard internazionali come richiesto dagli organismi internazionali di tutela dei diritti umani, e che l’Italia continui a impegnarsi nel prevenire violazioni dei diritti umani da parte di pubblici ufficiali e nel perseguire chi si rende colpevole del reato di tortura.

La ringraziamo per l’attenzione.

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