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La Francia dice No all’estradizione degli ex Br

Redazione il . Brevi, Criminalità, Giustizia, Internazionale, Memoria

Decisione definitiva per i 10 terroristi. ‘Sono dei disgraziati’ dice Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto. Calabresi: ‘Da loro mai una parola di ravvedimento’. Il fondatore di Prima Linea: ‘Che goduria!’

La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo in Italia.

“La Corte di Cassazione – si legge nel dispositivo annunciato oggi a Parigi sull’estremo ricorso contro il rifiuto di estradare i 10 ex Br in Italia – respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti”. La Cassazione conclude che “il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione è, in considerazione di ciò, definitivo”.

Il rifiuto di accogliere il ricorso alla Corte di Cassazione sull’estradizione di 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”, era atteso.

Per i 10 , di cui 8 uomini fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva già negato, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione chiesta dall’Italia.

La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”.

Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

“Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta.

Reazioni contrastanti nei parenti delle vittime

“Qual è la mia reazione…? sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così!. È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia”. Così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1997 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, commenta il rifiuto della Cassazione francese all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo. “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”, conclude Sabbadin.

“Ormai sono passati più di 47 anni, la pena in sé mi interessa fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un po’ di verità sulle vicende: la vera partita non è l’estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni”. Così Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, commenta la sentenza della Cassazione francese che ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei dieci ex Br.

“Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che ‘i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare’. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”. Così il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel ’72, commenta la Cassazione francese che ha confermato il rifiuto all’estradizione dei dieci ex Br.

“È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?”. Così Roberto Della Rocca, uno dei sopravvissuti agli attentati delle Brigate rosse, commenta la sentenza della Cassazione francese, che ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei dieci ex Br. Della Rocca, che è anche presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo, lavorava per Fincantieri nel 1980 quando fu ferito a Genova durante un attentato delle Br.

Nordio

“Ho vissuto da pm in prima persona quegli anni drammatici e oggi il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all’intero Paese, una risposta dalla giustizia francese. Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora “senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio in una nota in cui prende atto della decisione.

Fonte: Ansa


Terrorismo, Anm su pronuncia Corte di cassazione francese

Desta amarezza e stupore la pronuncia della Corte di cassazione francese, che rigetta la richiesta di estradizione dei dieci terroristi italiani condannati in via definitiva e sfuggiti alla pena solo perché rifugiatisi in Francia. Amarezza per le vittime, che attendono da lunghi anni giustizia per crimini efferati commessi in quella cupa stagione di violenza.

Stupore per la motivazione della pronuncia della Cassazione francese che richiama – nei confronti di condanne emesse dalle autorità italiane nel pieno rispetto delle garanzie – i principi del giusto processo, di matrice europea, e il rispetto della vita privata e familiare.

Lascia perplessi l’affermazione che coloro che si sottraggono volontariamente alla giustizia, trovando rifugio fuori dai confini nazionali, non possano avere un processo equo.

Ciò vuol dire che un processo per reati gravi non potrebbe mai svolgersi nei confronti di chi volontariamente decida di sottrarvisi, riparando all’estero e ricostruendosi una vita dopo aver distrutto quella delle vittime e dei loro congiunti.

Associazione Nazionale Magistrati, Giunta esecutiva centrale



Negata l’estradizione in Italia. Se Parigi continua a proteggere quei dieci terroristi

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