NEWS

Ilda la Rossa. Anche le donne che hanno fatto la storia fanno le nonne ai giardini

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Giustizia, Lombardia, Mafie, Memoria, Società

Questo è un raccontino dal finale istruttivo. Svolgimento: l’aria del mezzo pomeriggio milanese è tiepida, si direbbe settembrina. Invoglia ad andare a zonzo per la città, a non perdersi le due ore che ancora precedono il tramonto. Milano appare meno frenetica di sempre.

Gli zaini e i cellulari ambulanti davanti a me procedono con lentezza irritante. All’altezza di Crocetta, snodo della linea gialla della metropolitana, i tram sferragliano in direzioni diverse. Nessuno sciame di viaggiatori in uscita o in entrata. Sembra quasi che la città voglia riprender fiato. Gli stormi di rondini sono ancora rari nell’autunno che non si decide ad arrivare. Scrutando oltre una sbarra fiuto un giardinetto. Ci vado.

Sento grida gioiose di bambini. Bellissime, argentine, inno alla vita in questa stagione di polvere di piombo. Scorgo una delle cose che sin da bambino più mi rasserena: un campetto di calcio. Su fondo sintetico, le due porte vuote, una ventina di bimbi fanno il loro allenamento a metà campo, sdraiati ventre a terra con la testa su un pallone. Hanno quattro-cinque anni e un giovane “mister” dal viso simpatico e barbuto, forse un educatore del Comune, li sprona a fare i loro esercizi con la palla e a destreggiarsi tra i dischi di gomma o plastica seminati per terra.

I bimbi hanno magliette che raccontano la città in cui sognano di diventare miti degli stadi. Soprattutto nerazzurre e rossonere. Qualcuno di loro, in realtà, sembra immerso in suoi sogni totalmente personali, come avesse la testa rivolta ad altri mondi dell’infanzia. L’educatore lo capisce benissimo ma esorta tutti con amore, cercando per ciascuno uno stimolo diverso.

Sulle panchine o in piedi confabulano lì accanto mamme, nonni e babysitter. Pochi padri più qualche sfaccendato come me. Controllano il campetto, pronti a portare il figlio o il nipotino a fare la pipì durante gli allenamenti. Sfilano bei passeggini con pargoli incorporati. E provo una sensazione – che mi conquista – di benessere mentale, di mondo antico e mondo all’alba che si sono dati appuntamento in quel verde e che visibilmente si piacciono.

Gironzolo curioso e pacificato, fosse mai che in quel felice formicolio di piccoli umani spunti qualcuno o qualcuna che conosco. A un certo punto lo sguardo si sofferma su una acconciatura femminile colore rosso rame o giù di lì. I capelli sono ricci, naturali e leggermente disordinati. È una signora, non è una ragazza. Se ne sta sola e immobile su una panchina.

Non la vedo ancora bene ma non c’è dubbio che sia lì per la stessa ragione delle altre signore: un figlio o un nipotino da accudire. Mi avvicino e quasi non ci credo: è la magistrata che per anni e anni ha occupato le prime pagine dei giornali, un mito per generazioni di donne. La chiamavano “Ilda la rossa”.

Sì, è Ilda Boccassini, ha una giacca autunnale, gli occhi sono felici di ritrovarsi con qualcuno che arriva da una vita precedente. Cerco di mettere meglio a fuoco il senso di questa scena di nonna affettuosa a cui sto assistendo.

Colei che fece tremare Berlusconi nei processi dei primi anni Duemila, la donna che invano il potere provò a distruggere come nemica della democrazia e del diritto, la magistrata che collaborò con Falcone, colei che da Milano diresse sull’asse con Reggio Calabria la celebre inchiesta Infinito-Crimine scoperchiando l’invasione della ‘ndrangheta in Lombardia, la magistrata che anticipò il principio che anche il potere più potente dovesse inchinarsi con rispetto a una donna, se ne sta quieta e felice, nell’anonimato più assoluto, infranto da una giovane che la riconosce e le si accuccia accanto con felice deferenza.

Non vedo scorte intorno e penso a certe scorte spettacolari e fastose. Penso ai suoi colleghi che beneficiano di ponti d’oro verso nuovi onori istituzionali. E mi convinco che “Ilda la rossa” avrà pure un carattere scorbutico ma ha davvero qualcosa di grande.

* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 24/10/2022

*****

Senza racconto non c’è vita. Tutto quello che crediamo di sapere e invece ignoriamo

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link