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Don Gino Rigoldi. La freschezza di un prete ottantenne con la forza dei percorsi insoliti

Nando dalla Chiesa il . Chiesa, Diritti, Giovani, Lavoro, Lombardia, Società

Diavolo d’un don Gino! Vi ho parlato altre volte delle sue invenzioni. Ma è difficile non tornarci di fronte a questo moto perpetuo che da Milano scuote le coscienze e indica ogni volta strade nuove.

Dico don Gino Rigoldi, prete d’avanguardia che si occupa da una vita di giovani e giovanissimi esclusi e svantaggiati.

Lo sentii nominare la prima volta nel 1978. Facevo il supplente al Cattaneo, scuola tecnico-commerciale affacciata su piazza Vetra, allora teatro di traffici di eroina, e in cui non era raro incontrare al mattino qualche giovane boccheggiante o agonizzante per overdose su una panchina. Fu dopo una di quelle immagini tragiche sotto il cielo livido dell’autunno che una professoressa molto più anziana di me gridò “bisogna chiamare don Rigoldi”. Per dire l’ultima (o la prima) spiaggia contro le tossicodipendenze. Lo confusi per assonanza con monsignor Riboldi, il vescovo anticamorra di Acerra, in Campania. Poi imparai a conoscerlo. A stimarlo e seguirlo.

Dal carcere minorile del Beccaria alla infinità di iniziative sociali, culturali e civili che ha promosso, fino alla nascita della fondazione a lui intitolata. Zeppo di impegni e iniziative, anche in Romania, per soccorrerne dall’Italia l’infanzia abbandonata. Fertile di idee utili a ridurre le emarginazioni. Un lavoro immenso, di fronte al quale nessuna maggioranza politica ha mai avuto il cuore di chiudere le porte.

Ecco, ora don Gino, che nel frattempo ha girato la boa degli ottanta, ne ha inventata un’altra delle sue. Borse di studio per giovani meritevoli e bisognosi da accompagnare per percorsi del tutto insoliti.

Nel senso che le borse partono negli ultimi due anni delle superiori e poi continuano per l’intero periodo della laurea triennale (cinque anni per giurisprudenza). Insomma, aiutano a chiudere il percorso scolastico quando chi è senza mezzi può più sentire il richiamo di un salario e poi accompagnano gli assegnatari nella vita universitaria, “blindandoli” negli studi. Tasse, libri, materiale didattico, pasti, e anche “tutor educativi” che aiutino a scegliere gli indirizzi di studio e a costruire nei vari tornanti i propri progetti.

Con l’eventuale possibilità di accedere a prestiti d’onore. Un programma ideato insieme a Oliver Wyman, società di consulenza strategica, e che di volta in volta conterà su partner diversi per dare opportunità ai giovani delle periferie di Milano, i luoghi più amati da sempre.

Il progetto, come nelle abitudini di don Gino, “parte subito”. “Già dal prossimo settembre avvieremo un intervento ‘pilota’ in una scuola di periferia milanese dove avverrà il contatto con gli studenti delle classi quarte e quinte; tra loro selezioneremo un primo gruppo di dieci ragazzi che inizieranno il loro percorso universitario da settembre 2023.”

Le borse rientrano nel programma “Credito al futuro”. Don Gino ha voluto intitolarle a Gianfranco De Martini, “un uomo buono e giusto”, un imprenditore generoso che gli è stato a fianco per quarant’anni finanziando tante sue attività.

“Lo so che è una goccia nell’oceano. Ma è così che si cambia. Io parto dall’idea che nessun talento può essere sprecato perché nasce in condizioni socio-economiche disagiate. Faremo di tutto per ampliare sempre di più il numero delle borse. Questa poi è una fase densa di incertezze, in cui bisogna infondere fiducia e promuovere le progettualità, specialmente quelle giovanili”.

Pausa. Poi, siccome il gusto rivoluzionario non l’ha mai perso, arriva la zampata finale.

Ed ecco il foglietto con la citazione di Nelson Mandela: “L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione.”

Chiaro il concetto?

* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 04/07/2022

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Le letture dell’infanzia. Non è solo evasione perché quei libri servono per capire il futuro

 

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