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Basilicata, sì alla DIA ma da sola non basta..

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Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato alla unanimità una mozione presentata dai consiglieri del M5s, Leggieri, Perrino e Carlucci, ma sottoscritta dai consiglieri di tutti gli altri partiti, per la istituzione della DIA in Basilicata.

‘’La storia recente della criminalità in Basilicata ci dice che la mafia non può più essere vista come un fenomeno di cui temerne le infiltrazioni dalle regioni contigue, ma come una pericolosa realtà che purtroppo nei decenni si è insediata, si è strutturata e ha iniziato a parlare anche il nostro dialetto’’. Lo ha detto, in una nota, don Marcello Cozzi, del Ce.St.Ri.M..

‘’E questa stessa storia ci dice che questa malapianta è stata sradicata, senza mai darle il tempo di crescere, solo quando la magistratura e le forze dell’ordine l’hanno chiamata per nome, l’hanno riconosciuta e l’hanno affrontata dimostrandosi più forti.

Ben venga dunque la decisione unanimamente assunta dal Consiglio Regionale raccogliendo il grido di allarme del Procuratore della DDA di Potenza, Francesco Curcio, circa la necessità di sollecitare le Autorità nazionali competenti perchè anche in questo territorio si possa insediare un presidio importante e autorevole come la DIA.

È inutile ricordare e sottolineare, però, che questa non può essere vista come la soluzione al problema e che il contrasto ad ogni forma di criminalità e alle mafie anche nella nostra regione non può consistere solo in un impegno da delegare esclusivamente agli organi giudiziari, ma è prima di tutto un impegno culturale, sociale e politico.

Finché le sottovalutazioni continueranno a tenere banco, finché il clientelismo continuerà a condizionare certa vita amministrativa e le relazioni quotidiane fra pubblico e privato, finché determinati diritti continueranno ad essere concessi come favori, finché la mafia non la si chiamerà mafia ma in mille altri modi convinti che la “vera” mafia è solo quella della regione accanto, e finché la presa d’atto della sua esistenza dipenderà solo dalla particolare sensibilità e dall’alta professionalità del Procuratore di turno, allora si continuerà a non affrontare il problema alla radice ma ci accontenteremo sempre e solo di galleggiare sul livello della repressione e degli allarmi del momento. E quindi di pensare che il problema sia solo della Magistratura.

Ed invece la storia recente della criminalità in Basilicata ci dice, come è accaduto e accade altrove, che le mafie anche nella nostra regione sono innanzi tutto un fenomeno sociale e culturale, che esistono anche quando non si vedono e non se ne parla, e che l’azione della magistratura sarà insufficiente se la gente lucana di tutto questo non ne prenderà finalmente coscienza’’.

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