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Narcotraffico e criminalità in Ungheria

Piero Innocenti il . Droga, Economia, Internazionale, Mafie

police tek ungheriaLa posizione geografica dell’Ungheria la rende territorio ideale di transito ideale per la famigerata rotta balcanica del narcotraffico. Almeno dodici dei settanta punti di transito di frontiera sono praticabili a questo fine nonostante gli aumentati controlli degli ultimi anni disposti dal Governo e finalizzati, in particolare, ad impedire l’ingresso di migranti irregolari.

Una buona percentuale della produzione orientale di eroina destinata al mercato europeo transita attraverso l’Ungheria. Il traffico intenso di Tir rende difficoltosi i controlli anche perché le stazioni di frontiera sono vecchie e poco attrezzate con strumenti moderni. D’altronde il passaggio delle merci proibite è possibile anche attraverso le vie d’acqua, seguendo il canale Danubio-Reno-Meno che collega il Mar Nero con l’Europa occidentale.

Sta di fatto che in Ungheria non si può certo parlare di azione di contrasto al narcotraffico particolarmente incisiva stando ai dati statistici. Gli ultimi, relativi al 2018, sono contenuti nella “Relazione europea sulla droga 2020”, redatta dall’EMCCDA e presentata a settembre scorso, con il bilancio modesto di 35kg di eroina sequestrata, 25kg di cocaina, 20kg di resina di cannabis, 4.769 piante di cannabis, 22kg di amfetamine e 43.984 pasticche di MDMA, MDA, MDEA. Il consumo locale di cocaina è ancora contenuto dati gli altissimi prezzi di questa droga; di uso più comune sono l’eroina, la marijuana, l’hashish, oltre al tè di papavero.

Il crimine organizzato manifestato solo agli inizi degli anni Ottanta, nel campo dei furti con scasso, è andato maturando con i furti di auto rivendute con documenti falsi, falsificazione di valuta estera, traffico di stupefacenti e di armi. I criminali ungheresi sono interessati ad un ventaglio estremamente vario di “affari”, senza perseguire una determinata specializzazione.

Operano, tuttavia, nel paese gruppi delinquenziali di vario genere e competenza. Per cominciare esistono gruppi di albanesi del Kosovo, a struttura fortemente piramidale, che sono specializzati nel contrabbando di opere d’arte di oro, ma non disdegnano il traffico di stupefacenti e di auto rubate. Gli albanesi rivendono l’eroina comperata a Istanbul in vari paesi dell’UE attraverso una rete di connazionali immigrati per ragioni di lavoro.

Nella parte orientale sono insediati gruppi criminali rumeni di etnia zingara che si dedicano a rapine, furti, contrabbando di vario genere, con la complicità di doganieri corrotti. Le merci sono destinate al mercato rumeno che necessita di beni di tutti i tipi.

Dalla Bulgaria, a seguito di una amnistia concessa nella primavera del 1990, sono arrivati anche gruppi di delinquenti che operano in collegamento con i turchi.

Problemi linguistici e una generale ostilità per i russi avrebbero impedito alla mafia russa di impiantarsi in Ungheria come invece ha fatto in Polonia, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia, ma i cittadini russi già residenti da tempo nel paese pare siano in grado di esercitare un ruolo importante nel controllo della prostituzione e nel traffico delle droghe.

Un ruolo minore, forse non ancora ben esplorato, esercitano gli arabi con una delinquenza dedita dapprima ai piccoli commerci e, successivamente, nello spaccio di stupefacenti.

Negli ultimi anni, secondo le statistiche sulla delittuosità fornite nel 2018 dalla polizia magiara, la situazione generale è migliorata con meno omicidi, meno furti nelle case e rapine e più in generale, un calo apprezzabile nei reati contro il patrimonio. La politica sulla sicurezza pubblica, in particolare quella sul controllo dell’immigrazione clandestina è diventata più rigorosa rispetto al passato. Si vedrà se si riuscirà a migliorare anche nell’azione antidroga.

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