Antimafia, l’inchiesta sugli ‘spioni’ arriva a fagiolo per allontanare il fantasma di Borsellino
“Buonanotte, buonanotte… Borsellino” (il lettore dovrebbe leggere intonando la canzone di De Gregori). Dopo la tempestiva e roboante presa di posizione della presidentissima Giorgia Meloni, che ha tuonato: “Sugli spioni indaghi l’antimafia!”, questa potrebbe essere la morale della favola di quanto sta capitando in Commissione parlamentare Antimafia, quella guidata dalla on. Chiara Colosimo (nonostante la ferma denuncia di molti famigliari delle stragi italiane, che non hanno gradito quell’affettuoso abbraccio con il Nar Luigi Ciavardini).
Da tempo sostengo che l’inchiesta aperta in Commissione Antimafia sulla strage di Via d’Amelio sia destinata a schiantarsi contro un muro e che la presidente Colosimo rischi di fare la fine di Giletti, ora penso che abbiano trovato un modo (quasi!) perfetto per prendere due piccioni con una fava: evitare di andare per davvero a sbattere contro quel muro e sventolare davanti a telecamere compiacenti lo spettro del dossieraggio contro la destra.
L’inchiesta sulla strage di Via d’Amelio, pur essendo irrimediabilmente viziata nei suoi presupposti tanto metodologici, che sostanziali (l’ultima audizione dell’avvocato Repici e di Salvatore Borsellino è stata una ulteriore doccia gelata), potrebbe infatti diventare ancora terribilmente imbarazzante per la destra al potere, arrivando fatalmente al ruolo di Spatuzza e da questi a quello di Dell’Utri e Berlusconi.
Un brivido lungo la schiena deve averlo già sentito la Colosimo proprio durante l’ultima audizione di Repici, quando l’avvocato evocando la collaborazione determinante del mafioso Spatuzza, ha ricordato che inspiegabilmente la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno pensò bene di metterlo fuori dal programma di protezione per i collaboratori. Cosa c’entra col brivido? Che la Commissione era allora presieduta da Alfredo Mantovano, oggi potente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi di Sicurezza, in quota Fratelli d’Italia.
L’inchiesta sugli “spioni” è dunque arrivata proprio a fagiolo!
L’inchiesta, innescata dalla denuncia del ministro Crosetto, pur non avendo ancora prodotto nemmeno una richiesta di rinvio a giudizio, tracimando fuori dal circuito investigativo, ha già provocato uno tsunami su politica e giornali, proprio grazie alle audizioni fatte in Commissione Antimafia la scorsa settimana di Melillo e Cantone ed è destinata ad alimentare il circuito mediatico e politico per mesi, considerata la sfilza di personalità che la Commissione Antimafia è intenzionata a chiamare (i vertici di Guardia di Finanza, DIA, Banca d’Italia… per cominciare).
Una vera sbornia inquisitrice che, al netto della presunzione di innocenza (reclamata a corrente alternata) e dei dati oggettivi di cui siamo a conoscenza, rischia di aver già piantato nell’opinione pubblica alcuni paletti avvelenati: l’attività dello Striano è stata “mostruosa” (in termini assoluti o relativi, visto che quello degli accessi abusivi pare essere uno sport nazionale da tempo?), non può essere stata opera solitaria (chi sono i mandanti? Partiti di opposizione, lobby economico-mediatiche, centri di potere stranieri… o meglio, tutti questi in combutta tra loro contro Meloni&C.?), nella mala gestione della Procura Nazionale Antimafia sta il bandolo dello scandalo (nonostante sia già accertato che Striano gli accessi li facesse adoperando più le credenziali di finanziere che quelle dell’antimafia), il “mercato delle informazioni” sta continuando (suggerendo con ciò la natura criminale dell’acquisizione delle notizie da parte dei giornalisti, contro i quali “fortunatamente” la destra ha già immaginato di legalizzare le intercettazioni preventive a difesa della sicurezza nazionale).
Una “sbornia” tale da far dimenticare Borsellino (e con lui, Spatuzza, Mantovano, Dell’Utri e Berlusconi), una vera e propria “carica di alleggerimento” (molto in voga ultimamente!) per allontanare il fantasma di Borsellino. Una operazione (quasi) perfetta che stava per essere sabotata dall’improvvido Ministro Nordio, che se ne è uscito proponendo di istituire una Commissione di inchiesta ad hoc. Ma, appunto, la Meloni in persona ha tuonato: ci lavori l’antimafia!
Il piano, scrivevo, è “quasi” perfetto, perché tra le richieste di audizioni c’è anche quella del dott. Russo, che attualmente è capo del Dap, nominato da Nordio e potrebbe esserci anche quella del Sottosegretario Delmastro (attualmente a processo per il “dossier” preparato al sodale Donzelli sulla vicenda Cospito), al quale si potrebbe chiedere, a proposito di “mercato delle informazioni”, se davvero propose alla neo-assessora della Giunta Cirio, Elena Chiorino (biellese come Delmastro e come lui di FdI) di assumere nel suo staff un agente della Questura di Biella che aveva patteggiato una condanna per 49mila accessi illegali alla banca dati SDI, come ha scritto Pucciarelli su Repubblica, domenica. La coperta è gelata e l’estate è finita, buonanotte, buonanotte Borsellino…
Il Fatto Quotidiano, il blog di Davide Mattiello
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