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Scuola di legalità. In un liceo di Maglie, dove la provincia italiana è un gioiello

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Diritti, Giovani, Puglia

Quando l’ospite entra, i ragazzi radunati nell’aula magna del liceo si alzano in piedi. In segno di rispetto. O per gentilezza, chissà. Fatto sta che si alzano come usava una volta, e come ho visto fare molti anni fa in una scuola media di Pessano con Bornago, fuori Milano.

Cose che si ricordano. Che tratteggiano una speciale antropologia civile. Segni del luogo. Perché per riuscire a ottenerlo occorre che insegnanti e preside abbiano seminato a lungo una certa idea dell’incontro con l’altro.

E in effetti…In effetti questo liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie, provincia di Lecce, viene indicato da una ricerca nazionale come uno di quegli istituti in cui l’educazione alla legalità è un potente mezzo di inclusione, di coesione sociale.

Attenzione, non ci si trova davanti a un piccolo esercito di “pierini”, per dire i ragazzini ricchi e naturalmente beneducati su cui ironizzava don Milani dalla sua scuola di Barbiana. Ma a ragazzini svegli, che parlottano volentieri, sempre pronti però al momento giusto a essere scuola, gruppo, riconoscersi nel cammino che stanno facendo. A prestare una attenzione talora incantata ai passaggi che più possono toccarli nella fantasia.

La loro preside si chiama Annarita Corrado ed è una professoressa che straripa di idee e di programmi e che cura personalmente lo sviluppo dei progetti, tra pile di libri e due maglie del Lecce. La strada d’altronde l’ha tracciata già quando arrivò dodici anni fa a dirigere questa scuola. Legalità, valore delle istituzioni, Costituzione, democrazia, lotta alla mafia e alla corruzione.

E ospiti a manetta, con il desiderio di portare in questo lembo di Salento quante più esperienze possibili tra quelle accumulatesi in Italia sui temi a lei cari. Gian Carlo Caselli e Gustavo Zagrebelsky, Giulio Giorello e Marcello Veneziani. Oppure Giovanni Maria Flick e Piercamillo Davigo, Alberto Vannucci e Umberto Ambrosoli, Luciano Canfora e Roberta De Monticelli. Grazie a mail instancabili, a una ricerca assidua degli ospiti ambiti, a una tenacia inossidabile nel convincerli.

E siccome nelle ultime “Storie italiane” ho elogiato un’esperienza di doposcuola in corso a Gonzaga, nel mantovano, ora parlando di questo liceo di Maglie mi viene di pensare a quanto sia ricca e vivace la provincia italiana. Altro che simbolo di perifericità culturale. Qui si costruiscono strade di pedagogia civile di là da venire in molti dei più titolati licei nazionali.

Anche perché Maglie – è giusto ricordarlo alla vigilia dell’anniversario del 9 maggio – è il paese natio di Aldo Moro, al quale qui è stata dedicata una statua che lo vede tenere simbolicamente in mano una copia dell’“Unità”. E in cui quella storia democristiana viene oggi narrata dal senatore Giorgio Di Giuseppe, lucidissimo e arzillo ultranovantenne ex vicepresidente vicario del Senato.

E perché, a proposito di legalità, Maglie è pure luogo di incontri e amicizie di Cataldo Motta, il grande magistrato che a un certo punto della più recente storia d’Italia si caricò quasi sulle spalle la lotta alla Sacra Corona Unita.

Capite allora perché sembri confermarsi l’idea che nulla succede per caso, e perché quella eretica gentilezza studentesca ha probabilmente radici antiche?

Le stesse radici che hanno quelle domande penetranti di fine lezione: se le innovazioni costituzionali sull’ambiente saranno davvero efficaci, se si faccia un giusto uso dei beni confiscati, se nel futuro stia scritto se vinciamo “noi” o “loro”, sull’effettivo ruolo rieducativo del carcere, e altre ancora. O che ha, ancora, l’attenzione di Angelica e di Giacomo, due dei ragazzi che tutto ascoltano, e che appaiono in prima fila la sintesi perfetta di un liceo con l’anima.

Loro, la preside Anna Rita, e quelle insegnanti – Cecilia, Ada, Claudia, Francesca…- che fra tanta indifferenza ed egoismo ti fanno dire di cuore “meno male che c’è la scuola”.

* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 08/05/2023

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