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Rinascita Scott: 70 condanne nel rito abbreviato. Regge l’impianto accusatorio della DDA di Catanzaro

Redazione il . Calabria, Corruzione, Giustizia, Mafie, Società

Regge l’impianto accusatorio della Procura diretta da Nicola Gratteri. La principale accusa era quella di associazione mafiosa, ma non mancavano le contestazioni per diversi tentati omicidi, narcotraffico, intestazione fittizia di beni, estorsione

Il Gup di Catanzaro Claudio Paris, nell’ambito del processo “Rinascita-Scott”, celebrato col rito abbreviato, ha emesso una raffica di condanne e poche assoluzioni. La Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, aveva chiesto, il 24 febbraio scorso -con accanto i pm della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso-, 85 condanne e 6 assoluzioni. Alla sbarra i presunti affiliati al clan  Mancuso di Limbadi e Nicotera, alle ‘ndrine Lo Bianco, Barba, Pardea, Macrì, Camillò, Pugliese di Vibo Valentia, Cracolici di Maierato e  Filogaso; e poi Bonavota di Sant’Onofrio, Mazzotta di Pizzo Calabro,  Accorinti di Zungri, Barbieri di Cessaniti, Fiarè-Gasparro di San Gregorio d’Ippona.

Gli imputati condannati – per via della scelta del rito abbreviato – hanno goduto dello sconto di pena pari a un terzo della pena. Giudicati con lo stesso rito, fra gli altri, i collaboratori di giustizia di Vibo Valentia, Bartolomeo Arena, Gaetano Cannatà e Michele Camillò, oltre ad Emanuele Mancuso di Nicotera, “rampollo” dell’omonimo clan e figlio del più noto Pantaleone Mancuso, alias “l’Ingegnere”.

La principale accusa era quella di associazione mafiosa, ma non mancavano le contestazioni per diversi tentati omicidi, narcotraffico, intestazione fittizia di beni, estorsione, corruzione, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed usura. Regge l’impianto accusatorio della DDA di Catanzaro

Il Procuratore Gratteri

“Un riscontro importante al corpo del  capo d’imputazione. Nessuno è stato assolto per 416 bis, ma solo per  posizioni marginali. Per sette già noi avevano chiesto l’assoluzione e due prescrizioni. Dunque, è andata molto bene rispetto a quello che  era l’impianto accusatorio”. Così all’AdnKronos il capo della Dda di  Catanzaro Nicola Gratteri commenta la raffica di condanne emesse dal  Gup nell’ambito del processo abbreviato ‘Rinascita-Scott’. “Su 91 imputati – chiosa il capo della Dda di Catanzaro –  ci sono stati 70 presunti innocenti condannati”.

Un risultato che deriva da un lavoro, conclude Gratteri, “che parte da lontano, dal giorno in cui mi sono insediato, quando ho organizzato  una riunione per capire quali indagini erano aperte e ho cercato, per  ogni territorio, di mettere a regime e in sinergia i vari fascicoli. Abbiamo messo un po’ d’ordine e poi trovato un po’ di polizia  giudiziaria, ho cominciato i viaggi per Roma, ai vari comandi,  polizia, carabinieri e Finanza, ed è arrivata gente motivata, quella  che c’era l’abbiamo motivata ancora di più, un po’ di detenuti hanno  cominciato a chiamarmi perché volevano collaborare, e siamo arrivati  ad oggi”.

L’operazione

“È la più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo”. Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sintetizzò, a dicembre del 2019, l’operazione Rinascita Scott che ha travolto l’organizzazione delle ‘ndrine nel Vibonese coinvolgendo anche politici, imprenditori e professionisti. 479 in totale le persone coinvolte.

L’operazione portò all’arresto di 334 persone in Italia e all’estero e alla decapitazione delle cosche della zona  di Vibo Valentia  e mise in evidenza la rete di  intrighi tra ’ndrangheta, colletti bianchi e massoneria. Dagli atti dell’indagine è emerso che per gestire ogni singolo affare, si utilizzava quella che viene definita “la potente autostrada universale”: la massoneria.

A darle questo nome, l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, indicato come anello di congiunzione tra i politici e professionisti, la ’ndrangheta e la stessa massoneria. Un “Giano bifronte”, viene definito. Le connessioni che emergono dagli atti d’indagine sono inquietanti: magistrati, politici, ’ndranghetisti, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti legati dal rito associativo:

“Un coacervo – per usare i termini dell’ordinanza – di relazioni tra i boss della ’ndrangheta e vertici della massoneria”. Tutti, questi ultimi, inseriti in strutture strategiche: dai tribunali agli ospedali, passando per le forze armate e gli istituti bancari.

Fonte: Rainews


‘Ndrangheta: Rinascita, in abbreviato 70 condanne e 20 assolti

Prima sentenza dopo maxi blitz contro cosche del vibonese

Settanta condanne, 20 assoluzioni e una prescrizione.

A poco meno di 2 anni dal maxi blitz Rinascita Scott coordinato dalla Dda di Catanzaro contro le cosche vibonesi ed i presunti legami con ambienti massonici, imprenditori, forze dell’ordine, politici e pubblici funzionari, arriva un primo responso giudiziario con la sentenza del gup di Catanzaro Claudio Paris al termine del procedimento condotto con rito abbreviato.

Le pene – scontate di un terzo per la scelta del rito – variano da un massimo di 20 anni ad un minimo di dieci mesi. Alla lettura del dispositivo erano presenti nell’aula bunker di Lamezia Terme, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, i pm applicati al processo Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso, e l’aggiunto Giulia Pantano. Condannato a 20 anni di reclusione Pasquale Gallone, ritenuto elemento apicale, considerato il braccio destro del boss Luigi Mancuso; 16 anni sono stati comminati a Gregorio Gasparro che avrebbe comandato, insieme a Saverio Razionale e a Rosario Fiarè (imputati nel processo con rito ordinario) la cosca di San Gregorio D’Ippona. Altro elemento di spicco della cosca di San Gregorio è Gregorio Giofrè (13 anni). Assolto l’imprenditore e avvocato Vincenzo Renda, accusato di essere legato ai Mancuso di Limbadi. Condannato a 15 anni 4 mesi Domenico Camillò, al vertice della cosca “Pardea-Ranisi” di Vibo Valentia. Venti anni sono stati comminati a Domenico “Mommo” Macrì, capo, insieme a Camillò, del sodalizio criminale di Vibo Valentia, considerato al vertice dell’ala militare. Venti anni anche a Francesco Antonio Pardea; 14 anni sono stati inflitti a Sergio Gentile, partecipe al gruppo dei Lo Bianco Barba e 16 anni a Domenico Pardea, accusato di essere a capo della consorteria “Pardea-Ranisi” a Pizzo. Assoluzione – sei erano state chieste dall’accusa – per Emanuela Chilla, Sapienza Comerci, Francesca Comito, Antonio Di Virgilio, Matteo Famà, Nicola Fera, Maurizio Fiumara, Annunziata Carmela Gerace, Francesco Gerace, Gabriele Giardino, Girolamo Giardino, Michele Giardino, Emanuela Gradia, Francesco La Bella, Giuseppe Lo Bianco, Vincenzo Mazzitelli, Rosalba Perfidio, Fabio Scalamandrè, Raffaele Solano. Prescritto Giovanni Vecchio.

“La sentenza di oggi è un tassello importante in tutto il processo Rinascita Scott. Una sentenza che conferma appieno il lavoro svolto dalla Procura”. A dirlo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al termine dell’udienza del Gup che, al termine del rito abbreviato, ha inflitto 70 condanne agli imputati coinvolti nel maxi processo alle ‘ndrine vibonesi Rinascita Scott. “Ora aspetteremo la lettura dettagliata delle motivazioni della sentenza – ha aggiunto – per capire se qualche assoluzione può essere rivista e se possiamo proporre appello, fermo restando che la sentenza di oggi dimostra pienamente il corpo del capo d’imputazioni imbastito dall’indagine della Dda. Le assoluzioni che riguardano principalmente posizioni marginali nel processo”. “Questa sentenza – ha concluso Gratteri – verrà depositata e si chiederà che venga acquisita come documento nel maxi processo che si sta celebrando con rito ordinario sempre in questa aula. Noi andiamo avanti con il nostro lavoro con la fermezza che serve per un processo così importante”.

Fonte: Ansa, Calabria


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“Processo alla ‘ndrangheta”, lunedì 15 marzo a Presa Diretta

‘Ndrangheta: inizio con rinvio per il processo Rinascita Scott

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