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I “muli” del narcotraffico

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Mafie

ovuli-cocaSono nigeriani, come capita spesso, gli ovulatori, portatori corporali di droghe, arrestati dalle forze di polizia negli ultimi giorni. I fatti sono accaduti a Perugia e a Roma e in entrambi i casi i due nigeriani, positivi anche al Covid e per questo ricoverati in ospedale, avevano ingoiato diversi ovuli contenenti eroina.

Questi narco-corrieri sono conosciuti con il termine anglosassone di body packers o mules o higher angels. Ciascun corriere può ingoiare un numero di ovuli che oscilla tra i settanta e i cento involucri preparati con materiali diversi (cellofan, lattex, plastica) che vengono introdotti per via orale, ma anche rettale o vaginale e recuperati una volta che si è giunti a destinazione.

Questa modalità del trasporto intracorporale si è diffusa notevolmente nel nostro paese con spostamenti degli ovulatori (ne sono stati arrestati oltre un centinaio nel 2020) per lo più in ambito regionale, spesso utilizzando il treno e con una buona percentuale di successo di concludere il “servizio” che non è, comunque, privo di pericoli. Infatti, la rottura degli involucri può determinare gravissime complicazioni (occlusione intestinale e overdose) e può causare la morte.

In genere l’azione di contrasto delle forze di polizia, quando sorgono sospetti nei riguardi di un possibile narco-corriere, si avvale della radiografia dell’addome per individuare la presenza di ovuli ingeriti contenenti lo stupefacente. Ovuli che sono di piccole dimensioni (e numerosi) se vengono introdotti nel tubo digerente per via orale, oppure di maggiori dimensioni se assunti per via rettale e in questo caso gli ovuli vengono spinti, anche con movimenti diaframmatici, verso i tratti del grosso intestino al fine di renderne difficile l’individuazione anche attraverso l’esplorazione rettale.

Tecniche particolari vengono praticate per la preparazione della cocaina nei singoli ovuli: in alcuni casi viene chiusa (il quantitativo è di circa 10 grammi) in un sacchetto di polietilene sottile e poi avvolto con diversi strati di nastro plastificato; in altri casi la cocaina viene inumidita con pochissima acqua, pressata per darle la forma di un ovulo e una volta essiccata avvolta in un film di polietilene immerso in un bagno di paraffina fusa.

Se si tratta di affrontare lunghe percorrenze (per esempio il viaggio in aereo, dai paesi produttori come la Colombia, Bolivia, Perù, verso gli USA e l’Unione Europea, occorre una preparazione adeguata che si realizza con un “master” di alcune settimane durante il quale si praticano diete (eliminazione di grassi e farine), lezioni di psicoterapia ed esercizi fisici per rinforzare i muscoli addominali. In Colombia, molti anni fa, era sorta una sorta di “scuola di addestramento” a Pereira per ingoiatori di droghe. Durante il corso si abituava la bocca dello stomaco (in gergo maleta, valigia) alla ingestione degli ovuli contenenti la cocaina con l’introduzione di acini di uva, piccole salsicce e pezzi di carota, capsule di latte in polvere. Niente consumazione di cibo durante il viaggio in aereo ma è necessario simulare di farlo per non suscitare sospetti nei membri degli equipaggi sensibilizzati dalle autorità a segnalare i passeggeri sospetti.

In genere, i corrieri sono di stazza robusta in quanto il loro corpo ha una maggiore capacità di introdurre ovuli e, quindi, di ricevere un compenso maggiore per il servizio assicurato (per un chilogrammo di droga, circa cento ovuli, la retribuzione è di circa 2-3 mila dollari). Chi organizza queste spedizioni in genere lo fa ripartendo il carico di droga tra diversi narco-corrieri, anche dieci o venti sullo stesso volo. E’ capitato anche che il narcotrafficante “sacrifichi” uno o più dei corrieri segnalandone la presenza alla Polizia con una telefonata pur di vedere arrivare a destinazione gran parte del carico inviato.

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