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Usa 2020, eletti Biden e Harris: «È un nuovo giorno per l’America»

Ennio Remondino * il . Internazionale, Istituzioni, Società

Biden HarrisJoe Biden è stato eletto 46esimo presidente degli Stati Uniti. E al suo fianco per la prima volta ci sarà una vicepresidente donna, Kamala Harris.

La squadra presidenziale più votata nella storia. Anche se ci sono voluti quattro interminabili giorni per avere un verdetto.

E Trump insiste con accuse di brogli non provate e ricorsi giudiziari alcuni già avviati. Una pessima uscita di scena.

Un presidente che unisce e non divide

Da subito, cambiano toni e contenuti. «Sarò un presidente che unisce e non un presidente che divide. Torniamo ad ascoltarci, siamo tutti americani». È il messaggio di riconciliazione nazionale lanciato da Joe Biden nel suo discorso della vittoria pronunciato stanotte nel Delaware insieme alla sua vice Kamala Harris. Lei sale sul palco vestita di bianco accolta con un tifo da stadio, fra clacson impazziti e bandiere americane. «Avete scelto la speranza, l’unità, la scienza e soprattutto la verità», afferma la vicepresidente eletta. Biden annuncia «massimo sforzo contro la pandemia» e, secondo il Washington Post, avrebbe già pronti una serie di decreti per rovesciare alcune delle decisioni prese dal presidente uscente Donald Trump, dalla rottura sul clima e la salute ai migranti.

Gli applausi americani

«Joe Biden e Kamala Harris prossimi presidente e vicepresidente. È una squadra che ha fatto la storia, il rifiuto di Trump e una nuova pagina per l’America. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo obiettivo. Avanti, insieme», ha scritto Hillary Clinton su Twitter.

«Abbiamo salvato la repubblica! Congratulazioni a Joe Biden per la sua vittoria per l’anima del nostro paese. Congratulazioni a Kamala Harris per aver scritto la storia. È tempo di guarire e tempo di crescere insieme. E pluribus unum», la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi su Twitter.

«Una vittoria storica», ha affermato Barack Obama, sottolineando che Biden «ha tutte le qualità che servono per essere presidente. Quando entrerà alla Casa Bianca si troverà ad affrontare una serie di sfide che nessun presidente ha mai dovuto fronteggiare”.

Con Obama accanto l’ex first lady Michelle Obama: «Ricordiamo che decine di milioni di persone hanno votato per lo status quo, anche quando significava sostenere bugie, odio, caos e divisione. Abbiamo molto lavoro da fare per entrare in contatto con queste persone e connetterci con loro su ciò che ci unisce».

Europa quasi tutta in festa

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, «La comunità internazionale ha bisogno del contributo statunitense, a lungo protagonista nel costruire le regole del multilateralismo, per affrontare una crisi senza precedenti che sta mettendo a repentaglio la salute, la vita e l’avvenire di milioni di persone».

La cancelliera Angela Merkel, commenta: “La nostra amicizia transatlantica è insostituibile se vogliamo superare le grandi sfide di questo tempo”.

Anche Emmanuel Macron, presidente francese, si congratula con Joe Biden per l’elezione a presidente degli Stati Uniti e lancia un invito: “Lavoriamo insieme”.

La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen commenta : “L’Ue e gli Usa sono amici e alleati, i nostri cittadini condividono i legami più profondi. Non vedo l’ora di lavorare con il presidente eletto Biden”.

Con qualche problema personale il premier britannico, Boris Johnson, amico personale e alleato stretto di Trump: «Gli Usa sono il nostro più importante alleato e non vedo l’ora di lavorare insieme da vicino sulle nostre priorità comuni dal cambiamento climatico al commercio alla sicurezza».

Trump e lo stile. Come Bush passò la presidenza ad Obama

Lo stile non è acqua, ma se non lo hai non te lo inventi. Anche nelle regole istituzionali. Trump insegna, dopo quattro anni in cui ha preso frontalmente e brutalmente di mira tutto e tutti. «Amministrazione federale, apparati militari e di sicurezza, tribunali, organi di informazione, esperti della sanità, oltre all’opposizione politica, strizzando l’occhio anche a gruppi di estrema destra e formazioni razziste», elenca l’ambasciatore Michele Valensise sull’UffPost.

E a proposito di stile, Bush-Obama.

«Dodici anni fa, una mattina di novembre, il presidente George W. Bush si avviò a passo deciso verso il microfono nel giardino della Casa Bianca e concesse la vittoria a Barack Obama». Non era Bush il perdente, ma era il primo afroamericano che stava per diventare presidente.

«Indipendentemente da come hanno votato, i cittadini americani possono essere orgogliosi della storia che è stata scritta qui ieri».

In queste ore si accavallano le voci circa prese di distanza di autorevoli esponenti repubblicani rispetto all’arroccamento presidenziale. «In attesa degli sviluppi, sarebbe bello se qualcuno mostrasse al presidente Trump la registrazione di quel magistrale messaggio di Bush jr. di dodici anni fa. Non gli farà certo cambiare idea o tono, ma forse gli farà riconoscere che alle sue spalle c’è una gloriosa tradizione di statisti ispirati da alto senso di responsabilità verso la comunità nazionale».

* Fonte: Remocontro 08/11/2020

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