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Il narcotraffico a Panama

Piero Innocenti il . Droga, Internazionale, Mafie

PanamaIl Panama occupa una posizione strategica che ha sempre fatto gola a molti altri Paesi, anche di quelli che, approfittando della legislazione sulle società anonime e della extraterritorialità tributaria, hanno trasferito ingenti quantità di denaro nelle banche (si calcola che  l’80% dei fondi depositati nelle oltre 140 banche di una quarantina di Paesi sarebbero di provenienza estera).

La frontiera di Panama con la Colombia è caratterizzata da una natura selvaggia e inospitale che non ha paragoni in tutto il continente americano. Il narcotraffico e il contrabbando sono attività particolarmente sviluppate in questa regione chiamata Darien.

Il Panama, un tempo apparteneva alla Colombia. Nel 1903 gli USA stipularono un  accordo diplomatico con il governo colombiano che prevedeva l’affitto agli americani della zona del canale per una fascia profonda circa 10 miglia, tra Balboa e Colon. Il Parlamento colombiano, tuttavia, non ratificò l’accordo e ne seguì una guerra di indipendenza del Panama con la nascita, nel novembre di quello stesso anno, della Repubblica indipendente riconosciuta e protetta (con la tutela militare) dagli americani che ottennero, così, il controllo della importante via di comunicazione tra i due Oceani.

La riconsegna del canale al governo panamense è avvenuta il 31 dicembre 1999 in attuazione dell’accordo Kissinger-Tack del 1974 che impegnava, tra l’altro, il Panama a tenere aperto il Canale per tutti i paesi con il diritto di intervento americano qualora questa neutralità venisse violata.

Come tutti i paesi dell’America Centrale, allo stesso modo che per le altre merci, il Panama è territorio di transito degli stupefacenti che dal Sud defluiscono verso il Nord, in particolare verso gli USA, ed i paesi occidentali.

Soltanto in questi primi tre mesi del 2020, secondo dati forniti dal Ministero Pubblico, le autorità di polizia hanno sequestrato oltre 9 tonnellate di stupefacenti di cui 5 ton. trasportate a bordo di un semisommergibile colombiano, intercettato a metà di febbraio nelle acque del Pacifico dalle unità del Servizio Nazionale Aeronavale (SENAN) in collaborazione con la Marina militare colombiana. Una decina di giorni dopo, una tonnellata di cocaina era stata bloccata in mare, a Punta Alegre (Darien), a bordo di una imbarcazione con due colombiani.

Un traffico sempre florido a giudicare anche dai sequestri effettuati nel corso del 2019 con 90,99ton di stupefacenti di cui 77,96 ton di cocaina, 12,9 ton di marijuana, 120kg di crack (particolarmente diffuso tra la popolazione locale) e 10 kg di pasticche di ecstasy. Un commercio nelle mani di circa 160 bande per lo più concentrate nella zona di Colon (35), San Miguelito (29) Chiriquì (18), Panama Ovest (6), Coclà (7).

Lo spaccio di droghe, da queste parti, si è andato affermando anche come sistema per vincere la povertà, in un Paese che non sempre ha dimostrato grande interesse a combattere il narcotraffico, se si pensa a Manuel Noriega, generale e dittatore del Paese, morto nel 2017, processato e condannato a 40 anni di prigione per narcotraffico dal governo americano nel 1989 e ad Ernesto Perez Balladarez, presidente della Repubblica, coinvolto in una vicenda di finanziamenti illeciti (51mila dollari) ricevuti dai narcos del cartello di Cali nella campagna elettorale del 1994.

Il problema principale, tuttavia, rimane, per le sue notevoli dimensioni, il fenomeno del riciclaggio di denaro. Panama, come ben noto, è considerato dagli esperti il paradiso fiscale più antico e meglio organizzato fuori dall’Europa e non a caso la parola “panama” viene comunemente intesa negli ambienti criminali come “impresa fittizia per evadere imposte” (ce ne sono almeno 2.800 a nome di stranieri che non hanno mai messo piede nel paese).

Un Paese destinato a restare ancora per molti decenni la patria della “confidencialidad bancaria” dove riesce molto difficile, persino a gente molto esperta, riuscire a districarsi in operazioni di trasferimenti ed investimenti di grandi capitali come mi confidò, già diversi anni fa, un dirigente di una importante banca locale incontrato a Panama.

Narcos messicani e colombiani sempre più intraprendenti

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