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La Costituzione è a rischio?

Rocco Artifoni il . Istituzioni, Politica, referendum e costituzione

Da tre decenni in vista della campagna elettorale per il Parlamento nell’area del centrosinistra si ripete il medesimo canovaccio: l’appello al voto utile, anche per non mettere a rischio la Costituzione.

Improvvisamente si evidenziano i gravi difetti e limiti della vigente legge elettorale e si invitano gli elettori a non disperdere i voti per evitare che l’altra parte (in questo caso il centrodestra) possa raggiungere la maggioranza dei 2/3 dei seggi, che consentirebbero di modificare la Carta Costituzionale senza poter ricorrere al referendum confermativo.

Quanta ipocrisia! Come se in questi ultimi decenni i tentativi di radicali modifiche della Costituzione fossero venuti soltanto dal centrodestra e come se l’attuale legge elettorale fosse stata votata dal centrodestra.

È appena il caso di ricordare che l’ultimo tentativo di riforma complessiva della Costituzione era targato Renzi-Boschi, all’epoca autorevoli rappresentanti del Partito Democratico. E che l’attuale legge elettorale è chiamata Rosatellum, prendendo il nome dal relatore, Ettore Rosato, allora esponente del Partito Democratico e oggi di Italia Viva.

Se oggi – come in passato – la Costituzione corre qualche rischio, ciò è dovuto al fatto che negli ultimi trenta anni il Parlamento ha approvato pessime leggi elettorali, talvolta addirittura giudicate incostituzionali dalla Consulta.

Inoltre, se qualcuno avesse voluto mettere al riparo la Costituzione da rischiose modifiche a colpi di maggioranza parlamentare, avrebbe potuto sostenere e votare le proposte per stabilire maggioranze più qualificate per l’elezione degli organismi di garanzia.

Non si tratta di una novità, ma della proposta avanzata nel 1994 da Giuseppe Dossetti, un uomo che di Costituzione se ne intendeva. Ma in tre decenni nulla è cambiato.

Detto questo il problema resta. Ma il rischio evidente è che si sollevi la questione soltanto per interesse elettorale, per poi dimenticarla il giorno dopo il voto.

Invece, per un minimo di decenza politica, chi oggi pone giustamente il problema dovrebbe giurare che il primo giorno utile in Parlamento presenterà una proposta per migliorare la legge elettorale e tutelare la Costituzione da revisioni di parte.

Purtroppo sappiamo che le promesse e anche i giuramenti in questi tempi valgono poco, ma almeno la prossima volta potremo valutare la coerenza di chi verrà eletto. Non è molto, ma eviteremmo almeno di essere presi in giro.

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La giostra della legge elettorale

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