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Benedetta Tobagi: leggete cosa scriveva mio padre e di cosa lo accusavano

Marilù Mastrogiovanni * il . Informazione, Lombardia, Memoria, Politica, Società

Il volantino di rivendicazione, l’articolo sulla libreria ticinese e sul blitz dei carabinieri nel covo di via Fracchia a Genova il 28 marzo 1980

Per la ricorrenza dell’anniversario della morte di Walter Tobagi, a nome di Ossigeno per l’Informazione, ho chiesto alla figlia Benedetta di scegliere e indicare pubblicamente alcuni articoli di suo padre e di spiegare perché la loro lettura è attuale e necessaria, a 41 anni dal suo assassinio.

L’ho fatto per il progetto “Cercavano la verità” www.giornalistiuccisi.it, con il quale Ossigeno per l’Informazione coltiva la memoria di Walter Tobagi e degli altri giornalisti “caduti sul lavoro”, promuovendo innanzitutto la divulgazione e la conoscenza delle loro pubblicazioni, ritenendolo indispensabile affinché il doveroso culto della memoria non si risolva in una commemorazione fine a se stessa né si corra questo rischio.

Dobbiamo difendere i fatti e la memoria dei fatti. Dobbiamo creare le condizioni  per farlo. Dobbiamo farlo noi giornalisti. E’ necessario se vogliamo che le giovani generazioni conoscano i fatti che non hanno vissuto. Deve essere possibile anche a distanza di tempo, anche attraverso gli strumenti digitali, attingendo ad archivi che conservano ciò che i giornalisti uccisi a causa del loro lavoro hanno scritto e pubblicato .

Ringrazio Benedetta per averci consigliato due letture veramente straordinarie.


Cara Marilù,

vi propongo di leggere due articoli del 1980. Ecco perché li ho scelti.

Nel volantino di rivendicazione dell’omicidio di Walter Tobagi si legge: “Tra questi personaggi [i giornalisti, NdR] c’è anche chi non si accontenta di far da passacarte e mette a disposizione della controguerriglia la propria capacità di analisi, allo scopo di individuare e tentare di normalizzare i settori di classe antagonisti allo Stato. Per tutti questi c’è un solo modo di sfuggire alla giustizia proletaria: cambiare mestiere al più presto […]

WALTER TOBAGI […] Nel giornale si è caratterizzato come ‘efficiente’ persecutore della classe operaia […] alle rozzezze dei suoi colleghi ha contrapposto un’analisi di classe puntuale laddove i carabinieri operavano”. E i terroristi portano ad esempio “La vivisezione dei quartieri proletari di Milano con l’indicazione agli sgherri dello Stato dei migliori punti d’attacco all’antagonismo di classe […] Nel Corriere […] si è subito posto come caposcuola di questa tendenza ‘intelligente’ degli apparati della controguerriglia psicologica, e su queste capacità ha costruito la sua carriera”.

Il volantino richiama un articolo, che vale la pena di rileggere, per rendersi conto dell’abisso tra le accuse su cui i terroristi basavano le proprie condanne a morte senza appello, e la finezza e sensibilità delle inchieste di Tobagi.

L’articolo è questo: Come e perché un “laboratorio del terrorismo” si è trapiantato nel vecchio borgo del Ticinese – Corriere della Sera, 10 gennaio 1980. Si può leggere  nell’antologia “Walter Tobagi giornalista” pagine 137-138 a questo link che porta al sito di Franco Abruzzo. 

L’articolo cita la Libreria Calusca di Primo Moroni, un libertario che amava studiare e spiegare, un maestro per generazioni di ragazzi. Walter Tobagi frequentava la biblioteca, parlò spesso con lui. Moroni fu molto addolorato quando uccisero mio padre, disse: “Adesso sparano agli unici con cui si può parlare”.

Nel volantino di rivendicazione dell’omicidio, si accusa la “stampa borghese” di aver raggiunto “il suo punto più basso e schifoso nel plauso generalizzato alla fucilazione dei comunisti combattenti”, nell’azione compiuta a Genova, in via Fracchia, il 28 marzo 1980, prima dell’alba. Il gruppo di fuoco che uccide mio padre Walter sceglie di chiamarsi proprio “Brigata XXVIII marzo”, per collegare la propria azione omicidaria alla vendetta dei brigatisti uccisi.

Vale la pena allora di rileggere anche l’articolo che Walter Tobagi scrisse in quell’occasione: Adesso si dissolve il mito della colonna imprendibile, Corriere della Sera, 28 marzo 1980 (leggilo  nell’antologia “Walter Tobagi giornalista” pagine 142-143 a questo link).

Una copia del volantino di rivendicazione fu ritrovata nell’archivio di Gelli a Castiglion Fibocchi (il 17 marzo 1981, ndr) ed  è pubblicata negli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2, nel volume 2/quater/1, tomo 1, da p. 433, disponibile online qui.

Un caro saluto
Benedetta Tobagi

* Fonte: Ossigeno per l’Informazione

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