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Un paese sempre più “stupefacente” e “appetibile” per i criminali

Piero Innocenti il . Droga, Istituzioni, Mafie

In concomitanza con la giornata internazionale contro abuso e traffico di droga che si celebra in tutto il mondo, è arrivata, il 30 giugno scorso, anche la relazione annuale della DCSA (con dati e analisi riferiti al 2019).

Un rapporto che ci ricorda come “la criminalità organizzata (..) continua a trovare nel traffico degli stupefacenti la sua principale fonte di finanziamento (..) con utili che non sono solo di gran lunga i più rilevanti fra quelli generati da qualsiasi altra attività umana, sia lecita che illecita, ma rappresentano anche il più agevole sistema di auto-finanzamento per consentire lo svolgimento di ulteriori attività criminali”.

Considerazioni che fa lo stesso Direttore centrale della DCSA nella prefazione e che dovrebbero indurre i vertici politico-istituzionali, dopo una attenta lettura della relazione, alle conseguenti assunzioni di responsabilità innanzi ad una progressiva “narcotizzazione” e inquinamento criminale del nostro Paese che va avanti da troppo tempo.

Un Paese che, lo ricordiamo, è tra quelli democratici ancora “quello più appetibile per i criminali” (cfr. la Relazione conclusiva, approvata all’unanimità, della Commissione Parlamentare antimafia del febbraio 2018), in uno scenario in cui continua a rafforzarsi “il ruolo egemone della ‘ndrangheta calabrese che dà ulteriormente prova di essere tra i principali broker mondiali nella commercializzazione della cocaina”.

Una mafia  che ha aperto, da decenni, vere e proprie “agenzie di rappresentanza” in diversi paesi del Sud America e in altri Continenti, gestendo anche “aree di stoccaggio temporaneo in Europa attesa l’operatività dei propri segmenti radicatisi (..) nelle più ricche regioni della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e del Veneto, ma anche a livello europeo, con particolare riguardo all’Olanda e alla Spagna”.

Ma non è soltanto la mafia calabrese a dominare il mercato degli stupefacenti. Come si accennava, da noi, c’è spazio per tutti e così alle mafie di “casa nostra” si sono aggiunte diverse organizzazioni e gruppi criminali stranieri che hanno trovato terreno fertile riuscendo a ritagliarsi spazi nel redditizio mercato degli stupefacenti.

E’successo con le consorterie albanesi nel traffico di marijuana e cocaina, con quelle marocchine che gestiscono il traffico di hashish “in regime di quasi monopolio”, con i gruppi criminali nigeriani alcuni dei quali hanno assunto le caratteristiche tipiche delle mafie, con altri gruppi e bande della criminalità africana.

E sulla criminalità nigeriana, sulla quale già la DIA, nella sua ultima relazione del primo semestre del 2019, aveva riservato particolare attenzione (un focus di ben trentasei pagine), anche la DCSA fa alcune interessanti considerazioni relative alle rimesse di  denaro in Patria che certamente potranno (dovranno) essere suscettibili degli opportuni approfondimenti investigativi.

Viene rilevato, infatti, che i poco più di 51mila di nigeriani residenti nelle regioni della Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia, nel 2018, avevano trasferito all’estero, senza transitare su conti di pagamento intestati all’ordinante o al beneficiario, poco più di 40 milioni di euro, una somma straordinariamente superiore ai circa 11 milioni di euro dell’anno prima. L’incremento maggiore di tali rimesse si è annotato in Veneto con un più 312,04% rispetto al 2017, seguito dalla Sicilia con un 244,71%, dall’Emilia Romagna con 228,96% e dalla Lombardia con 170,48%. Se, poi, si scende nel dettaglio di alcune singole città di queste regioni sono davvero sorprendenti i dati relativi, per esempio, di Catania e di Palermo (territori in cui la criminalità organizzata nigeriana è particolarmente presente e dove i nigeriani residenti non sono più, rispettivamente, di un migliaio), dove si sono avuti incrementi negli anni suindicati di rimesse all’estero, in particolare verso la Nigeria, addirittura del 315% e del 272%. Anche a Padova un incremento notevole di rimesse (poco più di 4mila i nigeriani presenti nel capoluogo) passate dai circa 1,5 milioni di euro del 2017 ai quasi 7milioni dell’anno dopo (è nota anche da questen parti la presenza di cellule della criminalità organizzata nigeriana dedite al narcotraffico e allo sfruttamento della prostituzione).

In Emilia Romagna, poi, si son dati molto da fare i 419 nigeriani residenti che nel 2018 s a Rimini che sono riusciti ad inviare all’estero 1,2 milioni di euro con  un incremento record dell’861,11% rispetto al 2017. Denaro consistente in “trasferta” anche nelle province di Bologna e di Ravenna passate entrambe dai 661 mila euro del 2017 ai 2,1 milioni del 2018, di Forlì-Cesena da 168 mila euro a 857 mila, di Reggo Emilia da 661 mila euro a 1,9 milioni di euro,di Piacenza da 315 mila euro a quasi un milione di euro nel 2018.

Elementi che, ci auguriamo, saranno oggetto di attente valutazioni e analisi da parte dei settori specialistici della Guardia di Finanza per verificare la provenienza di tale denaro.

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