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Lettera a nostro padre Domenico Cannata, vittima innocente di mafia

Teresa, Marino, Francesco ed Espedito Cannata il . Calabria, Giustizia, Mafie, Memoria

Lettera al nostro papà Domenico, ucciso il 16 aprile 1972, con un attentato dinamitardo, ribellandosi da sempre all’ingiustizia mafiosa e ancora in attesa di Giustizia.

Abbiamo capito, con il tempo, quando le antiche cose divengono dorate e le nuove ci coinvolgono così da vicino che a volte quasi non ci lasciano respirare, il significato della parola e della figura del “padre”.

Per noi negli anni della giovinezza, nostro padre ucciso è stato l’uomo silenzioso, sobrio, coraggioso e mite, era in realtà, anche se ancora non ci rendevamo conto, la nostra guida sicura e il nostro costante riferimento.

Non lo sapevamo, ma in quegli anni durante i quali andava formandosi il nostro avvenire, ogni più saldo concetto di azione verso la famiglia, verso il Creato e verso le persone si stava lentamente plasmando e attingeva le ragioni più profonde proprio da quest’uomo.

Gli insegnamenti più importanti per la nostra educazione e per la futura visione del mondo avvennero nel periodo più bello della nostra giovane età, l’affetto materno da un lato, la saggezza paterna dall’altro, fatta di esperienza e di praticità.
Non abbiamo mai dimenticato questo stare insieme, le cose che l’esperienza dimostrava vere, anche se la ragione non sapeva spiegarle, come vediamo ancora oggi in ogni cosa che facciamo.

Un secondo insegnamento che ricevuto in dono da nostro padre è quello del valore della vita umana, quando si tenta l’impossibile per salvarla. La notte dello scoppio della bomba la luna sembrava che da un pezzo fosse rimasta di guardia in attesa proprio di questo; la notte era fresca e immutabilmente luminosa, e come quella quiete contrastava con il dolore vissuto da tutta la nostra famiglia! Quella sua cavalcata piena di speranza fu l’immagine di un eroe senza paura, la cavalcata della sua vita, e oggi per noi è il simbolo dell’amore per le persone, che non conosce ostacoli, non ha dubbi su come agire e come sfidare l’impossibile.

Altro momento di un grande insegnamento, quello del rispetto della dignità umana, e anche questa volta venne dalle azioni e non dalla parola, dall’esempio, furono in particolare gli occhi lucidi di nostro padre a trasmetterci e scrivere profondamente nel nostro animo questo terzo insegnamento; fu il modo con il quale egli reagì all’offesa ingiusta che le ere stata fatta, portandolo alla morte.

La dignità con la quale nostro padre subì la sua morte era pari a quella di ogni persona umana, quella che dobbiamo rispettare in ogni nostro simile, senza alcuna differenza. Quando abbiamo vissuto tal esperienza, ne soffrimmo silenziosamente, ma con il tempo quel dolore, come ricorda Sant’Agostino, ci fu maestro, e ci insegnò il grande segreto di cercare di essere sempre giusti, moderati e rispettosi della persona umana.

Il giorno che morì nostro padre la stessa natura, che lo aveva accompagnato per tutti i suoi anni, non sapeva che presto lo avrebbe ricevuto tra le sue materne braccia. Se ne andò dopo un boato enorme, con un solo lamento di dolore, e pensammo allora che se adesso qualcosa finisse poteva nascere un nuovo modo di stare insieme, un dialogo spirituale come quello che abbiamo ormai da tanti anni.

Caro Papà, tu sei stato ucciso in una dolce notte di Aprile, sembra quasi che la natura abbia voluto lenire il dolore della dipartita del tuo essere fisico, aspettando il momento quando gli animi sono più leggeri e sono tornate le rondini e in tutta la campagna germoglia una vita nuova.

Caro Papà, la tua umana saggezza è sempre stata vicina, anche adesso da adulti, come qualsiasi figlio per qualsiasi genitore amoroso, rimane sempre un poco bambino bisognoso di guida. E guida preziosissima è stata, nel tempo, il tuo esempio di vita prudente e realista, fiducioso negli uomini e nella immensa generosità del Creato.

Non da quando la tua voce si è spenta, ma sempre, nel corso degli anni, abbiamo affidato le nostre scelte di marito o moglie, di padre o madre, alla tua saggezza. Se noi con la nostra nascita ti abbiamo donato la gioia della vita, tu con la fine della tua, ci hai donato il mistero della morte. Da sempre tu e noi continueremo a parlare in maniera nuova, magari sotto le stelle, e ne sceglieremo una tra le più luminose, e quella stella sarai tu per noi.

Con gli occhi sempre piene di lacrime, ci manchi caro Papà Domenico e con tanto amore ti teniamo abbracciato.


Leggi la storia di Domenico Cannata

Domenico era un uomo dalla carnagione chiara, sorridente, bonario, simpatico, cordiale con tutti, con un fisico tondo, morbido. Aveva una famiglia che amava e alla quale non faceva mancare nulla.

Fonte: Vivi – Libera Memoria

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