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Videocamera, taccuino, registratore e ritmo lento

Anna Berti Suman il . Basilicata, Giovani, Informazione, Società

Quasi per sfidare la frenesia di queste ultime settimane, decido di tornare in Basilicata lentamente. Nel periodo intenso che aveva preceduto il mio viaggio verso Sud a volte ero stata sul punto di cambiare idea, affittare una macchina e arrivare sul campo qualche giorno prima, così da guadagnare tempo… Avrei avuto un’agenda serratissima e un paio di giorni di anticipo potevano aiutarmi.

Poi però avevo infilato il minimo indispensabile nello zaino, un libro incredibilmente pesante, “Totem Nero” dell’antropologo Alliegro, e mi ero ritrovata all’alba alla stazione, diretta verso la partenza del cammino. Tappa a Roma per incontrare la persona che avrebbe rappresentato attraverso lo strumento del monologo teatrale una parte della storia.

Sono tornata in Basilicata percorrendo la Via Peuceta, un cammino che parte da Bari ed arriva nelle terre lucane attraverso foreste di rigogliosi ulivi e frutteti, l’afosa steppa dell’altopiano murgiano, e boschi di conifere e querce secolari. Con un andamento lento, proprio come recitava la frase letta sul cammino.

Ho deciso di arrivare sul campo con lentezza per riflettere sull’approccio e l’attitudine che avrebbe guidato la mia inchiesta, ora che finalmente avrei incontrato le tante figure chiave della mia storia. Quelle persone che nei mesi scorsi mi avevano guidato attraverso la ricerca di fonti e contatti.

Al mio arrivo a Pisticci, Val Basento, ero pronta. Nella mia testa rimbombava la voce di Alliegro che parlava della terra lucana come “una sintesi formidabile di paradossi […], isolata ma centrale, depressa ma ricca, densa di opportunità quanto di angoscia’’. E poi le parole taglienti di una guida che avevo incontrato lungo il camino e che, da osservatore esterno, aveva definito la Basilicata “una terra cuscinetto, di cui non si deve parlare, dove solo i mediocri restano e regna il silenzio.’’

I giorni lucani sono stati instancabili, proprio come le querce incontrate sul cammino. Ci muovevamo con la videocamera, registratore e taccuino, tra strade sterrate e fattorie in stato di semi-abbandono, attraverso chiese e piazze, e fino a uffici luccicanti dove mi sentivo un po’ a disagio.

Il materiale raccolto durante i primi giorni ha alimentato curiosità e speranza per seguire nella ricerca. Alla partenza, mi sentivo pesante e allo stesso tempo svuotata.

Fonte: Premio Roberto Morrione

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