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“Cronisti Scalzi”, una collana di libri dedicata a Giancarlo Siani

Edizioni Iod il . Campania, Giovani, Informazione, Recensioni

L’Editore Iod, che cura da anni la memoria di Giancarlo Siani, il giovane giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre del 1985, ha progettato una collana di libri dal titolo Cronisti scalzi, che, con gli auspici della Fondazione Giancarlo Siani Onlus, ha l’ambizione di raccogliere i racconti, le narrazioni e le storie di giovani cronisti delle periferie, dentro e fuori le mura delle nostre città, e di autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta nazionale e internazionale, impegnati a resistere allo strapotere delle mafie e a raccontare le disuguaglianze, le ingiustizie sociali e le inchieste contro nuovi e vecchi poteri forti e occulti, in Italia e nel mondo.

Una sfida difficile, pensata in questo momento storico di pandemia, che ha profondamente segnato la vita dell’intera umanità, e ha creato ferite profonde soprattutto negli strati più popolari, già provati dall’assenza delle più elementari condizioni di vita dignitosa,  a causa di un sistema che produce, da sempre, povertà assoluta, precariato, disoccupazione, ingiustizie e violenza da parte di coloro che, grazie a uno Stato molto spesso assente, si autoproclamano Stato dentro lo Stato

 

Giancarlo Siani | Cronista scalzo

Vogliamo dare, così, spazio, insieme ad autorevoli voci del giornalismo d’inchiesta, a quei giovani giornalisti precari che continuano a essere presenti sul posto, a piedi scalzi, e che conservano la memoria, lo stile e il metodo di Giancarlo Siani,  giornalista precario, censurato con violenza dalla camorra la sera del 23 settembre del 1985.

Da Erri De Luca «cronista scalzo».

«Negli anni Settanta» racconta lo scrittore e intellettuale a noi caro, «ci piacevano della Cina i medici scalzi che andavano nei villaggi a tentare la prevenzione delle malattie. Giancarlo era un giornalista scalzo, non aspettava le notizie per riportarle, ma cercava il meccanismo sanguinoso che le produceva. Erano gli anni dell’arrembaggio, il terremoto aveva raso al suolo la decenza, tutto era lecito per arricchirsi, la vita valeva uno sputo. La malavita si spartiva nel sangue i centimetri dei marciapiedi, sulla città piovevano miliardi ma non riuscivano a toccare terra, tutti intercettati a mezz’aria. Giancarlo conosceva Torre Annunziata, che non è cognome e nome di una signorina ma comune vesuviano digradante sul golfo e degradato mattatoio di morti ammazzati per quasi niente. Giancarlo lì aveva amici e raccoglieva notizie fresche di cose sempre più sporche. Si procurava facilmente la simpatia e la stima, aveva modi semplici per natura e un garbo frutto di educazione familiare. Riusciva a fare conversazione con chiunque in pochi minuti, ma senza fare l’amicone, con misura invece e a bassa voce. Queste doti facevano coppia con un coraggio fisico naturale».

Cronisti Scalzi | una nuova generazione di giornalisti

Siamo convinti che, oggi più che mai, sia necessaria una nuova generazione di cronisti che sappiano vivere, con la mente e con il cuore, i quartieri, i vicoli e le piazze delle periferie degradate, e quelle parti del mondo in guerra, che, ieri, come oggi, sono diventate ancora più povere e invisibili agli occhi del mondo Occidentale. I dimenticati della terra. «I niente», come li definiva lo scrittore e giornalista Eduardo Galeano.

I cronisti scalzi vogliono raccontare con passione anche i fatti e i volti delle persone che ogni giorno si impegnano per costruire, nel loro piccolo, una chiara e consapevole alternativa al degrado sociale e allo strapotere delle mafie e dei signori delle guerre, e ai piccoli e grandi poteri che producono disuguaglianza.

Chi sono i Cronisti scalzi

La narrazione di una città, di un quartiere, di una regione e di un Paese intero, molto spesso, è alterata e ridotta a uso e consumo dell’industria mediatica, definita, già negli anni Settanta, da Pier Paolo Pasolini, nelle Lettere Luterane, «la stampa e la televisione, questi spaventosi organi pedagogici privi di alcuna alternativa» (LL, pp. 31-33).

Il giornalismo d’inchiesta, oggi, ha bisogno di donne e uomini che abbiano la passione e la capacità di raccontare, come fu per Giancarlo Siani, il vissuto di una comunità nella sua complessità e le tante contraddizioni, senza sottrarsi alla cruda realtà. Infine avere un sogno da realizzare, trasformare in meglio, attraverso l’informazione, la vita di coloro che resistono alle insostenibili difficoltà, all’abbandono, e alle violenze delle mafie.

Allora ci piace ricordare  le parole di Giancarlo Siani, che così amava definire il ruolo del giornalista in uno dei suoi primi articoli nel 1979, Da grande voglio fare il giornalista: «Ci sembra questo un modo democratico per consentire l’accesso alla professione giornalistica e anche un tentativo di modificare il ruolo e la funzione del giornalista per renderlo soprattutto operatore culturale e sociale».

La progettazione grafica del logo della collana e delle copertine dei libri, di Gix Musella, esperto in grafica editoriale e della comunicazione,  in uno stile di grafica contemporanea e di uno stile innovativo, rende la collana ancora più strutturata nel tempo e con una forte capacità di richiamo alla cultura giovanile, di coloro che ogni giorno sono impegnati nelle associazioni di volontariato proprio nei luoghi raccontati dagli autori scelti per il loro impegno civile di cronista scalzo.

L’editing e il layout sono di Maria Rosaria Vado, editor di grande professionalità, che assicura qualità alla scrittura narrativa in piena armonia con le autrici e gli autori.

La direzione artistica della collana, e della ricerca di nuovi giovani autori e di professionisti del giornalismo d’inchiesta è affidata al giovane editore Francesco Testa.

Vogliamo iniziare da Secondigliano, quartiere di Napoli  raccontato in un volume di 160 pagine dal titolo Secondi a nessuno. Storia una rivoluzione pacifica a Secondigliano di Vincenzo Strino.

I libri possono e devono servire alle donne e agli uomini  delle piccole e grandi comunità. Per questo, l’editore ha condiviso, ben volentieri, con Vincenzo Strino, la decisione di devolvere una quota del ricavato alla sua associazione, Larsec, al grande lavoro di solidarietà, di rinascita culturale fatta da un gruppo di giovani di un quartiere, dilaniato dai clan della camorra e che oggi lotta per una rivoluzione pacifica e per non essere, a Napoli e nel mondo, Secondi a nessuno.

Info: Iod edizioni 

Email: info@iodedizioni.it

Facebook: www.facebook.com/iodedizioni

Twitter: https://twitter.com/iodedizioni

www.fondazionegiancarlosiani.it

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