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Forze di polizia infedeli e promesse tradite in tema di sicurezza

Piero Innocenti il . SIcurezza

forzedipoliziaIn un paese, come il nostro, gravato da due malattie diffuse come l’evasione fiscale e la corruzione, è ancora più angosciante per i cittadini apprendere dalla stampa di malefatte da parte di appartenenti alle forze di polizia.

Angosciante anche per la stragrande maggioranza di quegli stessi operatori di polizia che operano, ogni giorno, con impegno, senso del dovere e lealtà per garantirci condizioni di vita accettabili.

Gli ultimissimi episodi, una volta accertate le singole responsabilità, sono davvero sgradevoli, a cominciare dall’arresto, a Teramo, di un tenente colonnello dei carabinieri, già comandante provinciale in quella sede, accusato di aver riferito di indagini in corso ad imprenditori legati ad un clan calabrese nel contesto di un’indagine coordinata dalla DDA di Catanzaro e conclusa con oltre trecento arresti nei giorni scorsi.

Nelle stesse ore, a Gioia Tauro, veniva arrestato da alcuni poliziotti un agente della “penitenziaria” in servizio al carcere di Reggio Calabria dopo il rinvenimento di circa mezzo chilogrammo di cocaina all’interno della sua auto, mentre due appuntati della guardia di finanza a Roma venivano indagati, nel contesto di una inchiesta coordinata dalla locale Procura che vede coinvolte molte altre persone (tra cui dipendenti dell’Inps, dell’Agenzia delle Entrate, del Ministero dell’Economia), per aver fornito informazioni riservate procedendo anche al recupero crediti di somme non dovute. Insomma, secondo l’accusa, una vera “combriccola” con un tariffario a seconda delle richieste.

Pochi giorni prima altri due fatti avevano turbato le istituzioni deputate alla sicurezza: un ispettore della Stradale in servizio a Montecatini arrestato per corruzione, truffa, circonvenzione di incapace e riciclaggio e due agenti della polizia ferroviaria condannati a due anni di reclusione per abbandono di posto e truffa aggravata.

Nella maggior parte dei casi si tratta di inchieste che partono dall’interno degli stessi organismi di polizia che “bonificano” essi stessi l’“ambiente” inquinato. Le singole istituzioni, insomma, restano ben salde ma non c’è dubbio che tali gravissimi fatti producono una danno d’immagine e la fiducia dei cittadini riceve ogni volta un brutale colpo.

Vengono violati, oltretutto, molti di quei principi e valori richiamati nei singoli regolamenti dei Corpi di appartenenza, del Codice europeo di Etica per le Polizie (adottato sin dal 2001), di quello relativo alla condotta degli agenti pubblici introdotto nel nostro ordinamento con la legge 141/2014. Senza dimenticare quel dovere, per chi svolge funzioni pubbliche, “di adempierle con disciplina ed onore” come sancisce l’art.54 della Costituzione (violato, troppo spesso, anche da alcuni esponenti della classe politica dirigente).

Episodi che, quando assumono una certa periodicità (un tempo, molti anni fa, erano pochi), rischiano di incrinare il rapporto di fiducia con i cittadini. E negli ultimi due mesi non sono mancati altri brutti fatti come quello di sei poliziotti, in sevizio al Commissariato di Partinico (Palermo), indagati con altre persone di peculato e abusi di ufficio in relazione al rilascio di licenze di porto di armi in cambio di denaro, refurtiva trafugata e denunce “aggiustate” o la condanna, a 15 anni di reclusione, per un agente della polizia di frontiera che all’aeroporto di Fiumicino “facilitava” il transito di corrieri di stupefacenti in arrivo da Santo Domingo.

Non è indenne neanche l’Arma dei Carabinieri che nelle ultime settimane, tra l’altro, ha registrato, a Roma, l’arresto di un sottufficiale per corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio e a Prato, l’arresto di un carabiniere coinvolto – insieme ad altri tre pregiudicati pure arrestati – in una rapina ai danni di un imprenditore cinese. Amarezza e incredulità, alla fine, per tutti questi fatti (ne ho citati soltanto alcuni) che rispecchiano, a ben vedere, uno scadimento di valori sempre più diffuso.

La sicurezza pubblica e le “promesse tradite”

Non si può continuare ad essere sordi e ciechi alla innumerevoli sollecitazioni che giungono da tante città e paesi in tema di richiesta di sicurezza. Istanze che provengono non solo da sindaci e da semplici cittadini ma anche dagli stessi poliziotti che vivono ogni giorno la situazione di precarietà derivante anche dalla pochezza di risorse umane giovani nei vari uffici e commissariati.

Le ultime doglianze sono arrivate dal Sindaco di Bazzano, nel bolognese, che dopo il grave fatto di un giovane ladro ucciso da un custode di una villa, si è sfogato in una intervista su La Repubblica (6 dicembre scorso), parlando “di fallimento dello  Stato, delle promesse tradite sulla sicurezza da parte  di governi di ogni colore”, di promesse non mantenute di rinforzi delle forze di polizia, di pene lievi per fronteggiare una criminalità predatoria divenuta sempre più arrogante e violenza.

E’ da troppo tempo, ormai, che sentiamo ripetere, anche da autorevoli esponenti politici e di Governo, che ci sarebbero stati adeguati potenziamenti di personale negli uffici e comandi periferici della Polizia di Stato e dei Carabinieri.

Da anni sentiamo ripetere lo stesso ritornello di arruolamenti straordinari per colmare i vuoti degli organici delle nostre forze di polizia salvo, poi, annotare che l’attenzione governativa si è concentrata sostanzialmente sui fondi trovati per pagare gli straordinari, ritenendo, così, di aver soddisfatto poliziotti e carabinieri.

Le cose stanno ben diversamente e, in attesa che qualcuno trovi il coraggio di fare un taglio vero alle tante risorse umane impiegate in molteplici servizi che ben potrebbero essere svolti da impiegati civili o da guardie giurate (mi viene in mente la vigilanza alle sedi delle Prefetture, il servizio di autisti ai Prefetti, la vigilanza alle sedi istituzionali romane, le scorte a personalità che non ricoprono più, da anni, ruoli istituzionali, le scorte a parenti e congiunti di ex presidenti etc.), in un clima di comprensibile preoccupazione che si vive in alcune città e in alcuni quartieri periferici della Capitale, proliferano iniziative di vario genere per “difendersi” dai ladri.

Così, a Pianello (Perugia), dove alcune famiglie si sono tassate per assicurarsi un servizio di vigilanza armata da un istituto privato, a Lecco dove un gruppo di poliziotti e carabinieri in pensione salgono sui treni che collegano la città a Milano per “garantire la sicurezza”, per arrivare alle ronde notturne di Sora (Frosinone).

Ma ci sono anche segnali più preoccupanti che giungono da Torino dove, per “bonificare” dagli spacciatori il quartiere Vanchiglia, alcune sere fa, un gruppo di “incappucciati” è passato alle maniere forti con spintoni, schiaffi e qualche pugno.

Servono a ben poco, come vado ripetendo da tempo, gli accordi di vicinato, le reti di whatsapp, l’istallazione di più telecamere di sorveglianza nelle strade, protocolli vari stilati in sede periferica tra Prefetture e altre associazioni, i comitati di autodifesa dei negozianti, sorti qua e là in varie città, con funzioni (osservazione, vigilanza, annotazione etc.) che competono solo alle pubbliche autorità statali.

La sicurezza pubblica ce la possono garantire soltanto poliziotti e carabinieri che, stando su strada e operando con il consueto impegno, svolgono la funzione di prevenzione di polizia che è il momento fondamentale dell’azione poliziesca.

La sicurezza nelle città metropolitane e l’emergenza Foggia

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