NEWS

La borghesia mafiosa emiliana fa vivere la ‘ndrangheta

Sofia Nardacchione il . Mafie

processo-aemiliaA settembre del 2017 il verdetto di appello dei riti abbreviati di Aemilia aveva dimostrato di come l’impianto accusatorio avesse retto: erano state confermate quasi tutte le sentenze del primo grado con due assoluzioni modificate in condanne.
I reati dei 71 imputati sono tra i più gravi: estorsione, usura, incendio, impiego di denaro di provenienza illecita, falsa fatturazione, bancarotta fraudolenta, reati in materia di armi e stupefacenti.

E quello che si legge nelle motivazioni della sentenza, depositate pochi giorni fa presso il Tribunale di Appello di Bologna, delinea un quadro chiarissimo della situazione emiliano-romagnola. Si legge nelle motivazioni che “la associazione ‘ndranghetista in Emilia aveva assunto nel tempo caratteristiche paragonabili a quelle di una multinazionale del delitto, connotandosi come una sorta di “cartello” di imprese attive prevalentemente nel settore dell’edilizia e in quelli a questo connessi: situazione talvolta addirittura formalizzata con la costituzione di una distinta soggettività giuridica che consentiva di assorbire e suddividere lavori, fatturazioni e intestazioni fittizie di aziende in una apparenza di liceità”. In questo modo c’era una ripartizione dei lavori e dei guadagni, che permetteva a tutti i soggetti coinvolti profitti adeguati, questo anche nell’ambito delle infiltrazioni negli appalti pubblici.

Questo dimostra la presenza di un’altissima capacità della cosca nel realizzare, “sotto lo schermo di attività imprenditoriali apparentemente lecite”, una modalità di azione in aree territoriali dotate di elevate potenzialità economiche, “ove i capitali delittuosi erano messi a frutto in maniera altamente redditizia. Frodi carosello, false fatturazioni, infiltrazioni negli appalti pubblici, ingresso dei sodali in gruppi societari in difficoltà: quello della ‘ndrina era un sistema che andava a inquinare gravemente l’economia sana del territorio, nascosto sotto uno strato di liceità.

Si tratta quindi di una “mafia affarista” che si muove in Emilia con modalità differenti da quelle tradizionali, senza la necessità di ricorrere a riti e formule di affiliazione e che, di contro, “necessita del supporto tecnico e dell’appoggio operativo di commercialisti, fiscalisti, uomini delle Forze dell’Ordine, giornalisti e rappresentanti della politica locale”, come Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e condannato a quattro anni e interdetto per cinque anni dai pubblici uffici.

Nelle motivazioni si parla, inoltre, di “borghesia mafiosa”, composta da imprenditori, liberi professionisti e politici, “che fa affari con le cosche, ricercandone addirittura il contatto in ragione delle ampie opportunità offerte dall’appoggio dell’organizzazione”. Con quali modalità? “Il pagamento del fiore, della mazzetta o dell’estorsione sono il mezzo con il quale l’imprenditore o il politico ottengono la protezione ed il vantaggio che la cosca può offrire”.
Clausi Donato, Roberta Tattini, Mesiano Domenico, Cianflone Antonio, Gibertini Marco sono solo alcuni dei nomi di coloro che hanno composto questa “borghesia mafiosa” al servizio della ‘ndrangheta, tutti condannati anche in appello per concorso esterno in associazione mafiosa a pene tra gli 8 e i 10 anni.

E, infine, c’è una precisazione fondamentale nelle quasi 1000 pagine delle motivazioni, in cui si legge: “con buona pace dei tentativi difensivi di sminuirne o di escluderne la potenzialità di sopraffazione descritta dall’art. 416 bis cp, la cd “mafia silente” non è quella che non intimidisce: è ben noto infatti che il metodo mafioso può estrinsecarsi in forme diverse, che possono consistere non solo nell’intimidazione diretta, ma anche nell’intimidazione larvata ed implicita”. In tal senso tante sono state già le sentenze che hanno stabilito che le associazioni di stampo mafioso, e quindi anche la ‘ndrangheta, presentano una caratteristica tipica: “a causa della fama acquistata mediante atti di violenza o di minaccia a danno di chiunque ne ostacoli l’attività, sono in grado di incutere timore per la loro stessa esistenza”.

Insomma, ancora una volta è stata confermata l’ipotesi accusatoria, che, anche grazie a coloro che sono diventati collaboratori di giustizia all’interno del più grande processo di mafia mai celebratosi al nord, sta svelando sempre più il sistema della ‘ndrangheta emiliana, che si riesce a infiltrare e radicare in tutti i settori in cui ci può essere un guadagno per l’associazione.

L’attività delittuosa degli imputati di Aemilia non si è mai fermata

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link