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Giramondi e Atrevete!Mundo: diario dalla Colombia

di redazione* il . Internazionale, Senza categoria

26 maggio, primo giorno

“Giramondi” è arrivato in Colombia a Bogotà per la terza edizione del progetto promosso da Libera Internazionale. Dieci giorni di incontri, scambi di esperienze, eventi pubblici con le organizzazioni della società civile colombiana, in particolare quelle della rete ALAS, America Latina Alternativa Social. I partecipanti al percorso arrivano da diverse regioni italiane, dal Veneto alla Sicilia passando per la Campania e la Toscana, e da varie esperienze di associazionismo, legate alla rete di Libera.

Insieme ai giovani volontari di Atrevete!Mundo arriviamo lunedì 26 maggio nel pomeriggio bogotano accolti da raggi di sole che ci fanno ben sperare, date le avvisaglie di maltempo che ci avevano accompagnato nei giorni di preparazione. Appena usciti dall’aeroporto chiediamo subito al tassista l’esito delle elezioni presidenziali colombiane, che si sono svolte domenica 25, durante il nostro viaggio in aereo. Un tassista simpatico e molto attento a ciò che accade nel Paese ci informa che al primo turno ha vinto il candidato dell’estrema destra Ivan Zuluaga, delfino dell’ex presidente Alvaro Uribe, contrariamente alle previsioni che vedevano favorito il presidente uscente Juan Manuel Santos. Questo – sappiamo – metterà in pericolo la continuazione del processo di pace in corso a Cuba fra il governo e la guerriglia delle FARC. Zuluaga, infatti, e’ contrario al negoziato attuale e ha già annunciato che non continuerà questi dialoghi se le FARC non lasceranno prima le armi. Abbiamo così subito la sensazione di essere arrivati in Colombia in un momento particolarmente delicato per la storia di questo paese, martoriato da mezzo secolo di conflitto armato. Dopo questo primo impatto arriviamo all’Hotel nel quartiere di Teusaquillo, una zona tranquilla e abbastanza centrale con una architettura di ispirazione europea di case basse costruite però con i mattoni rossi tipici bogotani. Appena sistemati facciamo una passeggiata e a cena ci ritroviamo subito a parlare con il responsabile Tonio dell’Olio della situazione colombiana, del conflitto e della situazione delle vittime. Tentiamo di resistere il più possibile al jetlag preparando la prima giornata di incontri che ci attenderà.

27 maggio, secondo giorno

I timidi raggi che ci avevano accolto all’arrivo lasciano subito lo spazio a nuvole e pioggerellina. Ci svegliamo più o meno tutti all’alba e sperimentiamo la prima colazione colombiana: il “tinto”, ovvero il caffè locale, una frittata di uova, prosciutto e formaggio, un’insalata di frutta tropicale e una spremuta d’arancia. Capiamo subito che la frutta sarà un nostro compagno di viaggio a qualsiasi ora della giornata.

Ci dirigiamo poi verso il quartiere de La Macarena dove ha la sede il CINEP/PPP – Centro de Investigacion y Educacion Popular / Programa por la Paz. Ad accoglierci è Luis Guillermo Guerrero, direttore del Centro. Attraverso la presentazione delle attività e strategie del CINEP, Luis Guillermo ci porta dentro la storia di questo complesso paese, facendoci un quadro ampio e lucido del conflitto armato colombiano, di quelli sociali e del contesto di corruzione che pervade il sistema politico ed economico del paese. 8 milioni di ettari di terre sottratte ai contadini, più di 5 milioni di desplazados (persone sfollate, in prevalenza scappate dalla propria terra a causa di minacce o dell’uccisione di familiari), 220000 persone uccise in cinquant’anni di conflitto: questi sono solo alcuni dei numeri che spiegano la dimensione del conflitto armato. Secondo Luis Guillermo, se il processo di pace dovesse andare in porto la Colombia si troverà a dover gestire una situazione totalmente nuova. I precedenti quattro tentativi di dialogo con le FARC erano infatti tutti falliti. Ma i negoziati non devono essere visti come una politica innovativa di Santos, quanto piuttosto come il frutto della spinta della società civile e delle organizzazione stesse di vittime. E gli stessi accordi, se e quando raggiunti, non risolveranno i problemi strutturali del paese che determinano un conflitto sociale che è forte oggi più che mai e che finora è stato reso invisibile da quello armato. Il CINEP in questo contesto da 42 anni porta avanti diverse proposte per affrontare proprio i problemi strutturali, attraverso ricerca, informazione, costruzione di database sulle violazioni dei diritti umani, educazione popolare, azioni di advocacy e pressione politica. L’obiettivo finale è la costruzione di uno stato sociale e di una democrazia più inclusiva, con un’azione costante in di educazione e formazione per dare gli strumenti ai cittadini di rivendicare i propri diritti.

Dopo l’incontro attraversiamo la città e arriviamo al cuore di Bogotà, di fronte al Museo dell’Oro. Subito ci immergiamo nel flusso impressionante di gente e ci imbattiamo nei diversi venditori ambulanti che fuggono dalla polizia. Dopo un ottimo pranzo di nuovo accompagnato dai più svariati succhi naturali di frutta tropicale, entriamo nell’Edificio Avianca, in cui ha sede il CAJAR (Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo), avvocati difensori dei diritti umani, e uno dei primi soci della rete ALAS. Subito incontriamo Alirio Uribe, neo-deputato eletto alla Camera con il Polo Democratico (sinistra colombiana), ed ex presidente del collettivo. Niente di più lontano dal suo quasi omonimo Alvaro Uribe. La posizione di Alirio (come si definisce lui, el OTRO URIBE – l’ “Altro Uribe”) riguardo al ballottaggio previsto il prossimo 15 giugno fra Zuluaga e Santos è chiara: nonostante Santos non ha fatto reali passi avanti per una trasformazione sociale, rappresenta gli interessi delle elites economiche e anche lui in passato si è macchiato di violazioni dei diritti umani, bloccare il processo di pace adesso è un passo indietro che la Colombia non può permettersi. Quindi la sua idea è che bisognerà votare contro Zuluaga, contro Alvaro Uribe. Nei prossimi giorni si vedrà se questa sarà la posizione ufficiale della coalizione sinistra, ciò che è certo è che Alirio porterà in parlamento assieme al neo senatore Ivan Cepeda (ex-presidente del MOVICE, altro socio della rete ALAS) la difesa dei diritti dei diritti umani. Alirio ci racconta della sfida che lo attende in un parlamento estremamente spostato a destra, dove 76 membri su 269 sono sotto processo per legami con il Paramilitarismo. In questo contesto anche i membri del collettivo, assieme a molti altri difensori dei diritti umani, sono stati vittime di uno spionaggio continuo da parte del DAS, l’intelligence colombiana, intimidazioni e minacce. La possibilità di cambiamento sociale però, secondo Alirio, può venire dai movimenti studenteschi, dai campesinos, dalle donne e dai gruppi indigeni se, a conflitto armato terminato, riusciranno ad aprire nuovi spazi di democrazia e creare un fronte ampio di sinistra che possa inaugurare una trasformazione sociale del paese. Come avvenuto in altri paesi dell’America Latina.

L’incontro al CAJAR continua con Maria del Pilar Silva, coordinatrice dell’area di “reparaciones” del collettivo, ci introduce assieme a Rosamaria al lavoro quotidiano del collettivo in difesa dei diritti delle vittime nelle varie istanze regionali, nazionali e internazionali. Un’attività particolarmente difficile anche per la carenza di fondi dettata dal sempre minor impegno della Comunità Internazionale nei confronti di queste ONG, influenzate dalla propaganda di Santos, che già racconta di un paese in transizione verso il post-conflitto. In particolare Santos porta l’esempio della Ley para las Victimas y Restitucion de Tierras del 2011 come grande risultato. Sulla carta la legge è esaustiva nella sua proposta di tutela e “riparazione” le vittime. Pilar invece ci descrive la realtà drammatica in cui vivono le vittime durante questi processi, sia a livello amministrativo che durante lo svolgimento dei processi penali. La loro lunghezza, l’incredibile burocratizzazione, la mancanza di accompagnamento da parte dello Stato, la poca attenzione da parte dei funzionari, sono solo alcuni esempi. Il lavoro di Pilar e Rosamaria e degli altri membri del collettivo nell’accompagnamento delle vittime, nel fornire gli strumenti base a queste persone per confrontarsi con le istituzioni, nella difesa in lunghissimi processi penali, nel portare i casi più eclatanti alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, è un lavoro fondamentale.

Finito l’intenso incontro, ci dirigiamo a piedi verso il Centro Culturale Garcia Marquez, passando per la Plaza Bolivar, dove ai quattro lati si stagliano il Congresso, la Cattedrale, il Palazzo di Giustizia e il Municipio. Al Centro Culturale il Centro di Memoria Storica si presentavano dei Report sui desaparecidos e Gustavo German, artista argentino, teneva la mostra fotografica Ausencia che già Gustavo e Libera avevano portato a Potenza il 21 marzo per la Giornata dell’ impegno e della memoria per le vittime di mafia. Chiudiamo la ricca giornata con una birra assieme ai ragazzi di Atrevete in bellissimo bar con luci soffuse sulla piazza del Chorro di Quevedo, cuore della Candelaria e primo luogo di fondazione della città. L’appuntamento con loro e’ alla seconda giornata di incontri che ci porterà a conoscere altre associazioni impegnate nel sociale e le tante storie dei familiari delle vittime del conflitto. A domani!

 

Atrevete!Mundo

26 maggio, primo giorno
Dopo dodici ore di viaggio e sette di fuso orario il gruppo di Giramondi e Atrevete!Mundo ha raggiunto Bogotà, capitale della Colombia.
Quest’anno il progetto Giramondi è alla terza edizione, ed il progetto Atrevete!Mundo è alla seconda. I giovani che quest’anno hanno scelto di partecipare ad Atrevete! sono undici e provengono da tutte le regioni d’Italia e da varie realtà associative: presidi locali di Libera, Legambiente, Stampo Antimafioso, Link, Le Discipline 2.0. Il progetto di turismo partecipativo e solidale di visite sul campo, incontri con i partner della rete ALAS America Latina Alternativa Social, lo scambio di buone pratiche è iniziato il 26 maggio e si concluderà il 5 giugno 2014. L’organizzazione che ospita il gruppo di Atrevete!Mundo si chiama Casa B, si occupa di aggregazione territoriale, educazione alternativa e cerca di valorizzare il territorio tramite la riqualificazione del quartiere in cui hanno la loro sede, il quartiere di Belen. I nostri Atrevete sono arrivati alle 18 di lunedì a Casa Iraca. Un Ostello nel quartiere Candelaria, che offre la possibilità di contribuire al progetto che sta dietro questo alloggio centralissimo, che si differenzia dalla moltitudine di ostelli circostanti per la mission culturale e di integrazione sociale con la Bogotà più vera, non destinando quindi i suoi scopi al turismo sessuale o al narcotraffico come la maggior parte di essi. Dopo l’accoglienza di Dario di Casa B e di Camilo di Casa Iraca, i ragazzi hanno avuto l’ occasione di conoscere il collettivo indipendente “La Redada” e di visitare la loro sede con ciclofficina, bar, biblioteca, laboratorio di cine-media e di teatro, laboratorio di Hip Hop e molteplici altre attivitá aggregative di educazione informale. In luoghi infatti dove la cultura non è accessibile a tutti nel quotidiano è necessario creare spazi formativi, artistici e di condivisione affinchè giovani, ragazzi e non solo diventino consapevoli, apprendano per il futuro e si impegnino nella creazione di una massa critica. Attraverso la ricerca dell Bellezza questi giovani colombiani ispirano la loro vita, che spesse volte è molto semplice e povera, ma ha occhi grandi verso il futuro. Dopo aver condiviso con i nuovi amici de “La Redada” la situazione politica e sociale contemporanea del Paese attraverso i loro racconti, i giovani Atrevete! hanno terminato la loro prima serata assaggiando “las Arepas”, tipiche tortillas di mais ripiene di ingredienti salati a scelta, che hanno concluso una serata de bienvenido colombiano davvero entusiasmante.

27 maggio, secondo giorno
Con ancora qualche strascico di jetlag, il gruppo Atrevete! si prepara alla prima vera giornata di condivisione con Casa B. Questa mattina, oltre a Dario c’è Charlotte, una ragazza tedesca che sta facendo lo stage qui con loro per otto mesi. Una pioggia sottile accompagna il gruppo mentre si dirige verso Casa B a piedi. Dal quartiere La Candelaria, centrale e turistico, ci avviciniamo alla frontiera con il quartiere Belen, più povero ed impegnativo. Una strada in salita li divide. Al di là de la “carrera” la situazione di maggior disagio è visivamente percepibile e palpabile tra le persone. Qui, dice Dario, vive il popolo, le fasce sociali più umili di artigiani ed operai. Casa B si trova all’interno del quartiere ed è attiva dal 2012. È entrata nel quartiere in punta di piedi: i suoi sei soci fondatori prima di introdursi nel contesto sociale hanno studiato le dinamiche e le necessità della comunità, con un unico grande sogno: poter contribuire dal “di dentro” al riscatto di questi abitanti, vecinos, che spesso non hanno né i mezzi né le prospettive per un futuro migliore all’interno e fuori dal quartiere. Oltre a Dario, che ha studiato antropologia alla Sapienza di Roma e poi si è trasferito a Berlino, ci sono altri 5 ragazzi colombiani, tra cui Chucho ingegnere industriale, che si sono conosciuti nella capitale tedesca ed insieme hanno deciso di tornare nel loro Paese per fare, dopo molti anni all’estero, la loro parte. Casa B quindi nasce da un sogno di giovani colombiani che si sono inizialmente indebitati per comprare un edificio dismesso ed un pezzo di terra murato non utilizzato. In queste due strutture hanno iniziato ad immaginare e progettare un polo culturale per tutti, con vari laboratori, scuola di lingue e mediavideo, pittura, teatro, musica, ed hanno ripensato il terreno come una “Cinehuerta”, un orto biologico con cinema coperto all’aperto. Il gruppo Atrevete! entrando in questo luogo coloratissimo inizia a comprendere quanta determinazione e senso comunitario ci sia a Casa B. Dopo aver illustrato tutto il lavoro dell’associazione, insieme si compartecipa all’organizzazione del programma che vedrà impegnati i nostri ragazzi. Qui c’è molto da fare: l’orto è solo all’inizio, la mediateca ha ricevuto molti libri e film ma ancora da sistemare; c’è da tradurre, organizzare eventi, tagliare il bambù e pulire. Nessuno resterà con le mani in mano. Già dal pomeriggio infatti comincia il lavoro pratico, ognuno in base alle sue capacità dà una mano. Arrivano i primi bimbi che giocano sulle altalene nel patio, e le donne anziane che vengono a curiosare. Si respira aria di condivisione, di “alegre compartir”. Si parla e si discute con gli altri in spagnolo, inglese, italiano e tedesco. Si apre la mente. I pregiudizi vanno a dormire, c’è troppo da fare. La sera il gruppo Atrevete! si ricongiunge con il gruppo Giramondi per la presentazione della mostra fotografica Ausencias, ospitata negli anni scorsi anche da Libera in Italia. Qui a Bogotá è la settimana in ricordo dei Desaparecidos, e questa opportunità artistica permette al gruppo di Libera di riflettere nuovamente su una delle questioni maggiori in America Latina: la scomparsa di persone innocenti, fenomeno propriamente argentino che si è poi espanso anche a Messico e ad altri Paesi come la Colombia. Qui la voglia di riscatto vibra nell’aria, e come dice un motto colombiano: se non ti piace il tempo a Bogotà, aspetta un quarto d’ora. Tutto può cambiare. Qui il cambiamento è già in atto. Atrevete! in questa piccola mission vorrà esserne parte.

 

 

*A cura di Libera Internazionale

 

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