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Viminale, il dossier di ferragosto sulla sicurezza pubblica

Piero Innocenti il . Criminalità, SIcurezza

cnosp_castel_volturno1Quarantacinque pagine per rappresentare, con alcuni dati statistici elaborati dal Gabinetto del Ministro dell’Interno e dalle altre articolazioni centrali dello stesso Dicastero, “un anno di attività” del Viminale e “tranquillizzare” così l’opinione pubblica sui temi più caldi della sicurezza, dell’immigrazione, della delittuosità.

Una rappresentazione che di tranquillizzante in realtà ha ben poco se si approfondisce qualche ambito del “dossier”.

A cominciare dalla “sicurezza stradale” che occupa le prime pagine dell’elaborato con uno stringato quadro riassuntivo delle attività svolte dalla Polizia Stradale (è una delle specialità della Polizia di Stato).

Le 3.989.419 pattuglie impiegate nel periodo 1 agosto 2018/31 luglio 2019 (un più 0,6% rispetto allo stesso periodo 2017/2018, hanno effettuato 1.292.582 controlli con etilometro (un meno 4,8% rispetto allo stesso periodo del 2017/2018), ma non sono state indicate le violazioni accertate che, secondo fonti ufficiose, sono state un numero elevato e avrebbero dato una rappresentazione preoccupante di conducenti pericolosi che guidano in stato di ebbrezza derivante dalla assunzione di alcol e di sostanze stupefacenti. Infrazioni che, invece, vengono specificate relativamente a “eccessi di velocità” (633.498, un più 6,2% rispetto allo stesso periodo antecedente) riscontrati sulla viabilità ordinaria e autostradale solitamente con apparecchiature  (fisse e mobili) in dotazione ai  reparti della Stradale. Un meno 5% di infrazioni complessivamente accertate al Codice della Strada e leggi complementari (2.337.860) che, in relazione al numero complessivo di pattuglie sopraindicato fornisce un rapporto modesto, pari a 2,2, con cui, un tempo, per chi è pratico di servizio in tale settore, si sarebbe parlato di rendimento su strada insufficiente.

Vengono, quindi, forniti dati sulle attività di prevenzione effettuate con “operazioni straordinarie sul territorio” relativamente alle “stazioni sicure”, alle “periferie sicure”, alle “scuole sicure”, alle “spiagge sicure” e ai “laghi sicuri” (mancano i “fiumi sicuri” e, particolare non trascurabile, le “città sicure”), limitandosi a indicare, genericamente, i fondi 2018/2020 destinati per la sicurezza urbana a 14 città metropolitane (38 milioni di euro) e a 646 Comuni (67 milioni di euro), per questi ultimi da utilizzare nella videosorveglianza (utile nelle indagini, dopo che è stato commesso un delitto, meno utile nella prevenzone).

Nessun dato è stato fornito in tema di contrasto e prevenzione al narcotraffico, fenomeno criminale che, come andiamo ripetendo da anni, presenta aspetti inquietanti per la quantità di droghe circolanti e per una criminalità autoctona e straniera diventate insopportabili e violente.

Pochi i dati sulla “delittuosità” e solo quelli che evidenziano un calo percentuale rispetto all’anno prima.

In particolare, gli omicidi (307 contro i 357), le rapine (24.773 contro le 29.570), i furti (1.089.711 contro 1.226.550), le truffe (119.776 contro le 122.378) con un incremento per queste ultime dell’1,2% solo nei riguardi delle vittime over 65.

I dati non sono consolidati (punto che viene evidenziato nel dossier) e, tuttavia, non vengono specificate le tipologie delle rapine (in banca, negli uffici postali, negli esercizi commerciali, nella pubblica via), dei furti (nelle abitazioni, negli esercizi commerciali, con destrezza), né in quale percentuale (piuttosto bassa) gli autori sono stati individuati e denunciati all’autorità giudiziaria.

La situazione dei furti nelle case, un delitto che suscita sempre una forte allarme sociale, resta sostanzialmente quella degli ultimi anni, rappresentando circa un terzo del totale dei furti in generale e la si può affrontare seriamente solo mettendo in campo più poliziotti e carabinieri (che già fanno molto pur con le risorse umane ridotte) con consistenti arruolamenti straordinari che, per ora, sono solo annunciati.

Il calo di circa l’80% di immigrati sbarcati con il sistema dei “porti chiusi”, delle navi Ong sospese in mare e dei riaccompagnamenti forzati in Libia da parte della guardia costiera di quel Paese, non offrono più lo scenario di un Paese solidale e civile.

Dossier_Viminale_15_agosto_2019

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