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Colloquio con Roberto Rossi

Di Stefano Fantino il . Dai territori, Interviste e persone, Sicilia

“Per troppi anni a Ragusa
la magistratura ha indagato non per scoprire la verità e i colpevoli
dei delitti ma per insabbiare e archiviare”. Durissime parole pronunciate
dal senatore Gianni Battaglia, sabato 27 ottobre nell’ambito della manifestazione
in ricordo di Giovanni Spampinato, ucciso trentacinque anni prima. A
suscitare le dichiarazioni del senatore, subito querelato da Agostino
Fera procuratore all’epoca del delitto, la lettura del testo di un lavoro
teatrale sul caso Spampinato, a opera di Roberto Rossi e  Danilo
Schininà. Ne parliamo con Roberto Rossi.
 
 

“Penso sia un grande risultato,
aver suscitato le dichiarazioni di un senatore che pubblicamente ha
accusato la magistratura ragusana di omissioni e insabbiamenti; vuol
dire che il nostro lavoro è servito”. Siamo quasi a fine colloquio
quando Roberto Rossi, ventisettenne catanese di nascita, racconta quello
che forse è il più concreto risultato della sua inchiesta drammaturgica.
Un’opera scritta a quattro mani con il coetaneo Danilo Schininà utilizzando
la documentazione del caso Spampinato (interrogatori, articoli di giornale,
esami autoptici) in un contesto drammatico per non dimenticare il caso,
per preservarne la memoria.
 

Spesso, troppo spesso, quello
che dovrebbe sui giornali, non trova sbocca e allora ci si aiuta con
altri canali. Anche per questo è nata questa inchiesta drammaturgica:
“La nostra volontà è quella di far luce su un caso pieno di ombre,
di rilanciare le indagini sul caso Tùmino. Sia questo che il caso Spampinato
si prestano molto a essere trasposte in teatro, una passione che è
andata di pari passo con quella per il giornalismo. La ricostruzione
si è basata su una gran mole di documenti. Io e Danilo li abbiamo solamente
messi insieme, abbiamo ricostruito, ma questi atti parlano da soli.
Penso si possa parlare di teatro inchiesta viste le premesse e l’accurata
documentazione, nonché i fini ultimi. Si tratta di una forma di giornalismo
e siamo convinti che la messa in scena sia utile per capire meglio i
collegamenti, i rimandi tra gli avvenimenti, le carte, le indagini”.
 

Il dramma parte dalle trame
neofasciste, passando per il delitto Tùmino fino alla morte di Spampinato,
in equilibrio tra verosimiglianza ed emozione: “Il teatro amplifica
l’emotività del caso. Il finale, con la descrizione dell’omicidio,
dettagliata e implacabile, coi proiettili che penetrano nell carne,
penso sia utile, nella sua barbarie, a far capire allo spettatore la
ferocia dell’omicidio”.

 
Roberto, giornalista, oltre che appassionato di teatro non lesina nemmeno
critiche al suo mondo e al difficile rapporto tra giornalismo e mafie:
“Io mi occupo di problemi di informazione. Durante i miei lavori di
ricerca ho potuto constatare che la mafia viene raccontata solo come
conta dei morti. Si parla dell’argomento solo durante ondate emergenziali,
senza una vera analisi approfondita”.

“Il problema della censura,
la mancanza di inchiesta, la strumentalizzazione delle fonti sono allarmi
da tenere sempre in alta considerazione”.

Dopo aver suscitato significative
dichiarazioni da parte del senatore Battaglia il prossimo obiettivo
è creare le premesse per una commissione parlamentare di inchiesta
che faccia luce definitivamente sul caso, sulle omissioni e le insabbiature:
“Il nostro obiettivo sarebbe quello di ottenere la nascita di un commissione
parlamentare di inchiesta come quella, promossa da Giovanni Russo Spena,
che fece luce sul caso Impastato. Questo è solo l’inizio, sicuramente
l’obiettivo futuro è quello di rendere giustizia alla memoria di Giovanni”:
 
 
 

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