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Morire a 16 anni per un errore. Ora si lotta nel nome di Michele

Alessio Magro il . Dai territori, Puglia

Morire per un errore. Morire perché ci si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. A Bari Vecchia, il 12 luglio del 2001, Michele Fazio  passeggia nelle vie strette del borgo antico. Non sa che di lì a poco i killer del clan Capriati spareranno ai rivali Strisciuglio. Ha 16 anni, lavora già da barista. Alla fine del turno sta tornando a casa, come tutti i giorni. Due scooter si fermano, il commando fa fuoco,  un proiettile colpisce il ragazzo alla nuca. Troppo giovane per morire.

Spesso sottovalutata, la mafia pugliese è radicata e spietata. Violenta e sanguinaria. Con le cosche a fronteggiarsi in guerre per il controllo del territorio e degli affari. E Bari è una delle città più a rischio. Proprio nel capoluogo si terrà domani la XIII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, la manifestazione principale di Libera in onore dei quasi 800 onesti caduti nella guerra che le cosche combattono contro la società civile. Michele sarà un simbolo della giornata: una vittima nel cui nome si combatte contro la criminalità organizzata.

Tante associazioni, tanti cittadini lottano oggi nel Tavoliere per dire no alle mafie, per non rendere vano il sangue versato dalle 40 vittime pugliesi. La morte di Michele ha animato il desiderio di rinascita, anche grazie ai genitori Pinuccio e Lella Fazio. Una scultura, voluta dalla Provincia e realizzata dall’artista francese Jean Michel Folon, ricorda il giovane ragazzo barese. Dal settembre 2004 è attiva l’associazione che porta il suo nome. E nel terzo anniversario del gruppo, il fotografo Luca Turi ha voluto ricordare la tragedia con una mostra fotografica, 30 scatti dal dolore all’impegno per rivendicare la legalità. “La vicinanza dei cittadini di Bari ci dà la forza per continuare”, hanno detto i Fazio emozionati per il sostegno.

Tanto dolore, tanto impegno e anche tanta rabbia, per via di una giustizia che tarda ad arrivare. In sette sono stati arrestati per l’omicidio di Michele, tutti presunti affiliati al clan Capriati. Sarebbero loro gli uomini del commando, impegnato nella guerra contro il clan rivale degli Strisciuglio. Volevano colpire Vito De Felice, ma le pallottole hanno mancato il bersaglio e colpito un innocente. La vicenda giudiziaria sull’omicidio Fazio ha subito una battuta d’arresto nel gennaio 2004, con l’archiviazione e le proteste furenti dei Fazio. La Dda ha poi riaperto le indagini. Un lavoro duro, ha sottolineato il pm Desirè Digeronimo: “Nel vicolo di Bari vecchia c’era molta gente, ma nessuno ha mai voluto aiutare gli investigatori ad identificare il commando”.

Una morte che è ancora oggi una spina nel fianco della città. E lo sarà fino a quando non si abbatterà quel muro di omertà. Domani trentamila picconi proveranno a sfondarlo, per entrare nel cuore dei baresi onesti.

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