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Mafia, scacco matto a Bari: 99 arresti tra capi e affiliati del clan Strisciuglio

Stefania De Cristofaro * il . Giustizia, Mafie, Puglia

Nell’inchiesta della Dda Maestrale-Vortice, gli indagati sono 147: ruolo di primo piano contestato a Vito Valentina e a Lorenzo Caldarola. Coinvolti anche i figli del boss, Francesco e Ivan, ai quali l’ordinanza è stata notificata in carcere. Determinanti le dichiarazioni di 21 collaboratori

Scacco matto al clan di stampo mafioso Strisciuglio, ramificato nella città metropolitana di Bari: 99 arresti su 147 indagati nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari “Vortice-Maestrale”, eseguiti all’alba di oggi dagli agenti della Squadra mobile e dai carabinieri, anche sulla base delle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia.

I capi e gli affiliati del clan Strisciuglio

Quei segreti che tali non sono più dopo i riscontri, hanno portato a individuare nel tandem Vito Valentino-Lorenzo Caldarola, i capi del gruppo di stampo mafioso attivo dal 2015, organizzato in maniera gerarchica per avere il monopolio del controllo delle attività illecite, dalla droga alle estorsioni, con tre reggenti delegati ai rioni del capoluogo barese: Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo e Giacomo Campanale, ritenuti gli uomini di fiducia.

Inseriti nel clan, secondo l’accusa, anche i figli di Caldarola, Francesco e Ivan, ai quali l’ordinanza di custodia è stata notificata in carcere, al pari di Antonio Busco. Un inserimento ereditario, in virtù del vincolo di famiglia appartenente anche alla madre, Monica Laera, già condannata con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, e di recente condannata anche per l’aggressione e le minacce di morte alla giornalista del Tg1 Maria Grazia Mazzola che, in veste di inviata del Tg1, tre anni fa stava realizzando un’inchiesta sulla mafia nel rione Libertà, e che alla donna voleva fare domande sull’imputazione mossa nei confronti del figli Ivan, finito sotto processo per violenza sessuale su una 12enne. Aggressione con metodo mafioso, secondo il Tribunale di Bari e conseguente condanna con rito abbreviato a un anno e 4 mesi.

Il controllo asfissiante del territorio

Controllo asfissiante del territorio e in particolare dei quartieri Libertà, San Paolo, Santo Spirito, San Girolamo e San Pio Enziteto e nei comuni di Conversano e Palo del Colle, secondo quanto scrive il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, Giovanni Anglana. Pressione costante nelle estorsioni ai danni di piccoli imprenditori e artigiani titolari di cantieri edili, esercizi commercianti, lidi balneari, attività di ristorazione, gestori di ludoteche e organizzatori di concerti ed eventi.

Le indagini hanno permesso di ricostruire cinque estorsioni chieste a titolo di protezione, nella formula già consolidata dalle organizzazione mafiose, secondo cui dietro il pagamento di una somma di denaro o dietro il riconoscimento di “utilità” al commerciante e all’imprenditore viene garantita l’immunità. In altri termini, a chi paga è data assicurazione che non succederà nulla: il rischio di rapine, furti, incendi o danneggiamenti viene azzerato.

In questa ottica, sotto estorsione c’è stata una gioielleria alla quale sono stati chiesti quattro bracciali del valore di 20mila euro. Contestate inoltre le richieste di denaro su un giro di prostituzione, sotto forma di autorizzazione all’esercizio dell’attività sul territorio, con richiesta di 10mila euro.

Il clan e i riti di affiliazione mafiosa

Le ramificazioni e del clan Strisciuglio e l’attività del gruppo sono state evidenziate in un delle recenti relazioni sulle indagini svolte dalla Direzione investigativa antimafia (Dia). Il clan Strisciuglio – come è stato riportato –  è rimasto legato ai classici riti di affiliazione mafiosa ed è organizzato in modo tale da riuscire a operare all’interno delle carceri. L’articolazione è per gruppi autonomi che interagiscono, nel rispetto dei territori di influenza, tramite esponenti apicali, quadri intermedi, manovali del crimine, soldati e gruppi di fuoco. Esiste, in altre parole, una struttura di tipo piramidale. E ci sono casse comuni, la cui gestione è affidata alle singole articolazioni territoriali: il bilancio serve per pagare sia le forniture di droga che le spese destinate al mantenimento degli affiliati reclusi e delle loro famiglie, dando vita a una sorta di welfare.

Il clan Strisciuglio si conferma dedito alla “gestione dei traffici di droga, usura, ricettazione ed estorsioni, anche sotto forma di imposizione dei servizi di guardiania”. Non mancano, gli interessi nel riciclaggio e nella distribuzione di apparecchiatura da gioco e intrattenimento. Riscontri investigativi, inoltre, hanno accertato una “ingente disponibilità di armi del clan che, nel panorama criminale barese, risulta essere quello caratterizzato da un maggior tasso di dinamicità ed efferatezza”.

Il Tacco d’Italia

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Bari, operazione Vortice-Maestrale

Direzione Distrettuale Antimafia e Direzione Nazionale Antimafia impegnate insieme nella maxi operazione. Esecuzione congiunta di 99 misure cautelari da parte di Polizia di Stato e Carabinieri.

Nella notte appena trascorsa, un’imponente operazione antimafia della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia ha visto impegnati, a Bari e su tutto il Territorio Nazionale, oltre 400 uomini e donne del Comando Provinciale dei Carabinieri e della Questura di Bari, in un’azione congiunta, con la quale è stato inferto un duro colpo all’agguerrito clan Strisciuglio, operante a Bari e provincia.

Sono complessivamente 99 i soggetti, tra capi e affiliati, raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Tribunale di Bari – Sezione GIP, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, indagati, a vario titolo, per “associazione di tipo mafioso armata, detenzione e porto di armi, anche da guerra, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi e tentati omicidi, estorsioni, minacce, lesioni e rissa”.

Decine sono le perquisizioni domiciliari alla ricerca di armi e droga, operate dagli agenti della Polizia di Stato e dai militari dell’Arma, supportati da unità cinofile, da due elicotteri, dai Cacciatori Eliportati di Foggia, dal personale dei Reparti Prevenzione Crimine della Polizia di Stato e delle Sezioni di Intervento Operativo dei Carabinieri.

L’operazione di oggi, denominata convenzionalmente “VORTICE-MAESTRALE”, costituisce il compendio di un’indagine avviata nel 2015, diretta da un pool composto da magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e della Direzione Nazionale Antimafia e condotta, in stretta e costante sinergia, dalla Squadra Mobile della Questura di Bari e dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei Carabinieri di Bari, mediante articolate e convergenti attività tecniche e dinamiche, che hanno portato al sequestro, negli ultimi anni, anche di considerevoli quantitativi di droghe di ogni tipo e di armi, nella piena e certa disponibilità di uomini del clan.

L’attività investigativa ha fatto emergere la perdurante operatività criminale del clan Strisciuglio e delle sue articolazioni territoriali, attive nei quartieri Libertà, San Paolo (cui fa riferimento anche una frangia operativa nel Comune di Palo del Colle), Enziteto – San Pio – Catino e San Girolamo (oltre ad una propaggine periferica nei Comuni di Conversano e Rutigliano), nonostante la carcerazione di importanti esponenti di vertice.

Molteplici i reati scopo accertati, tra cui l’illecita commercializzazione di stupefacenti, reati contro la persona (omicidi e tentati omicidi), reati contro il patrimonio (in specie estorsioni) e in materia di armi.

Nel corso delle attività di indagine sono state registrate le mire espansionistiche della compagine mafiosa e la proliferazione della stessa nell’intera area della città metropolitana, attorno alle figure di alcuni boss, responsabili delle diverse articolazioni territoriali.

E’ stato, altresì, accertato come il sodalizio abbia assunto il controllo delle piazze di spaccio, riversando nella vendita al dettaglio gli ingenti rifornimenti di sostanze stupefacenti, assicurati, sino al 2017, anche da alcuni appartenenti al clan Parisi-Palermiti (con sede operativa nel quartiere Japigia di Bari), che in quel periodo stavano cercando di acquisire una propria autonomia e avevano stretto importanti rapporti commerciali con alcuni esponenti apicali del clan Strisciuglio.

L’organizzazione mafiosa colpita quest’oggi, nel periodo oggetto delle investigazioni, con micidiali e sanguinose azioni di fuoco, aveva preso il sopravvento sul clan Mercante all’interno del quartiere Libertà, acquisendo, in quella parte nevralgica del capoluogo pugliese, il controllo esclusivo delle attività di spaccio e delle estorsioni ai danni dei titolari di attività produttive; in particolare, era riuscita ad imporre ai gestori di alcuni esercizi pubblici ubicati nel cuore della città di Bari, l’installazione di apparecchi per il gioco, con vincite in danaro, forniti da un’azienda gestita da uno dei sodali, il quale versava, poi, parte degli introiti nelle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore.

Le indagini hanno consentito anche di fare luce sulla violenta rissa avvenuta all’interno del carcere di Bari, l’11 gennaio 2016, tra numerosi detenuti ristretti nel circuito della c.d. “alta sicurezza”, nel corso della quale si erano fronteggiati, tra gli altri, elementi apicali del clan Misceo, già attivo nel quartiere San Paolo e in Palo del Colle ed esponenti di vertice del clan Strisciuglio: episodio da cui era poi scaturita l’espansione di quest’ultimo sodalizio mafioso nel paese di Palo del Colle, mediante il compimento di azioni violente che hanno consentito l’acquisizione del controllo territoriale.

Si è evidenziata la continuità organizzativa e funzionale del clan Strisciuglio, rispetto a quanto già emerso in precedenti inchieste giudiziarie: trattasi di un’organizzazione mafiosa di tipo federale, suddivisa in plurime articolazioni, dotate di margini di autonomia operativa e, allo stesso tempo, legate tra di loro da solidi vincoli di interconnessione organizzativa e funzionale.

Un dato particolarmente allarmante è rappresentato dalla capacità del sodalizio di associare al capillare controllo delle strade e delle piazze di importanti quartieri del capoluogo pugliese, una altrettanto pressante attività di condizionamento e di infiltrazione mafiosa all’interno del carcere di Bari, imponendo il proprio ruolo egemonico in talune sezioni della suddetta struttura detentiva e svolgendo un’ instancabile attività di proselitismo, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni.

Dalle investigazioni è anche emerso che i vertici del clan hanno continuato a gestire le attività illecite, nonché ad impartire ordini e direttive anche durante la detenzione. Ciò facendo, non solo tramite le ambasciate comunicate all’esterno mediante i prossimi congiunti, ma anche in via diretta, utilizzando telefoni cellulari consegnati clandestinamente in carcere, avvalendosi anche dei più moderni mezzi tecnologici. Emblematico è l’episodio avvenuto il 24 ottobre 2018 presso il carcere di Taranto. Al fine di far recapitare ad un recluso due telefoni cellulari e un congruo quantitativo di hashish e cocaina, era stato utilizzato dai fiancheggiatori un drone, tuttavia senza successo.

Questa importantissima operazione antimafia attesta, ancora una volta, quanto sia elevato l’impegno e la determinazione delle diverse componenti della “Squadra Stato” nel costruire insieme una comune strategia di contrasto alla criminalità organizzata mafiosa: un forte segnale di fiducia e di speranza, che punta a risvegliare e ravvivare la coscienza sociale e l’impegno partecipativo di una intera comunità cittadina che, per troppo tempo, ha dovuto subire il peso dell’oppressione mafiosa.

Fonte: Polizia di Stato, Questura di Bari

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