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La cocaina nella relazione 2019 della DCSA

Piero Innocenti il . Droga

cocainaPuntualmente, come sempre, è stata pubblicata da pochi giorni la “Relazione annuale 2019” della Direzione Centrale per i Servizi Antidoga (DCSA) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Il documento contiene informazioni sulle attività e i risultati conseguiti nel 2018 dalle forze di polizia e dalle dogane nel contrasto al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Duecentosettantaquattro pagine di dati e accurate analisi sui tanti aspetti di un fenomeno criminale che nella Prefazione viene ricordato come “il principale moltiplicatore di ricchezza”, tenuto conto che i suoi utili sono di gran lunga i più rilevanti fra quelli generati da qualsiasi altra attività umana, sia lecita che illecita.

Ricchezza “sporca” che, lo ricordiamo, va ad incrementare di almeno un punto percentuale quella “nazionale” (il Pil) in virtù di una direttiva comunitaria del 2014 che dava questa possibilità (prontamente sfruttata) agli istituti di statistica dei singoli Stati membri UE.

L’auspicio rimane sempre quello già formulato dalla Commissione parlamentare antimafia della passata legislatura (cfr. la relazione conclusiva del febbraio 2018) di eliminare dal (ri)calcolo del Pil questa ricchezza prodotta da attività delittuose (oltre al narcotraffico vengono considerati anche i proventi stimati provenienti dalla prostituzione e dal contrabbando di tabacchi).

Tornando alla relazione della DCSA, non può che essere motivo di soddisfazione l’impegno costante delle forze di polizia che hanno condotto un numero notevole di operazioni antidroga (il secondo più elevato di sempre) con il sequestro complessivo di oltre 123 ton di stupefacenti che rappresenta, dopo quello del 2014 con un quantitativo di poco superiore, il più alto degli ultimi trentacinque anni. Motivo, tuttavia, anche di preoccupazione per un commercio ed un consumo di droghe che appare in continua espansione con tutti i problemi per la salute pubblica e la sicurezza.

La cocaina sequestrata nel 2018, kg 3.626 (furono 4.107 nel 2017), con la denuncia all’autorità giudiziaria di 12.983 persone (erano state 11.772 nel 2017) coinvolte nei traffici di questa sostanza “rappresenta il principale business dei maggiori sodalizi criminali nazionali e internazionali”.

Nella distribuzione regionale dei sequestri, il Veneto è in cima alla graduatoria nazionale con 845,25kg (un più 932,98% rispetto al 2017), seguita dal Lazio con 605,40kg, dalla Toscana con 589,27kg, dalla Liguria con 381kg e dalla Lombardia con 250,22kg.

Ben 4.796 gli stranieri coinvolti nel traffico/spaccio (il 36,94%) sul totale dei denunciati, di cui 256 donne e 174 minori. Più in generale il dato relativo agli stranieri coinvolti (14.127) con tutti gli stupefacenti rappresenta ancora circa il 40% di tutti i denunciati, con la precisazione che si tratta in prevalenza di manovalanza dedita allo spaccio nelle piazze italiane, mentre resta contenuta (meno di 800 persone) la partecipazione di stranieri nelle forme associative del narcotraffico.

Il mercato italiano viene rifornito quasi completamente dalla cocaina di produzione colombiana importata da corrieri, vettori aerei e navi provenienti dal Brasile, Cile, Ecuador, Perù, Olanda, Argentina, Repubblica Dominicana e, naturalmente, dalla Colombia.

E che il mercato della cocaina sia sempre in espansione lo conferma il dato, provvisorio, dei sequestri di questa sostanza che nel 2019, alla data odierna, hanno già superato le 5 tonnellate.

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