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E’ utile Eurosur per il controllo delle frontiere UE?

di Piero Innocenti il . Senza categoria

L’analisi/ – Il budget per il 2015 a disposizione di Frontex (l’agenzia che ha sede a Varsavia per il controllo delle frontiere esterne dell’UE) sale a 114 milioni di euro con un incremento di circa il 14% rispetto all’anno prima. Meno della metà dei fondi (52,3 milioni) verranno impiegati per finanziare le missioni delle forze di sicurezza dei vari paesi che pattugliano le frontiere. La seconda voce di spesa è rappresentata da Eurosur (European Border Surveillance System), un sistema informatico che consente il rapidissimo scambio di informazioni sugli eventi di immigrazione illegale tra i centri nazionali di coordinamento di Italia, Francia e Spagna per le frontiere esterne marittime meridionali, tra Finlandia, Polonia e Slovacchia per quelle terrestri orientali, nonché tra tutti questi paesi e Frontex. Eurosur è decollato ufficialmente nel dicembre 2013 dopo il lento cammino iniziato con il progetto nel 2006 e dopo aver superato non poche rivalità e gelosie nazionali. Il “punto Eurosur” in Italia è stato attivato, sin dal gennaio 2012, con un provvedimento del Capo della Polizia, presso il Centro Nazionale di Coordinamento “Roberto Iavarone” in seno alla Direzione Centrale dell’Immigrazione della Polizia delle Frontiere. Presso il Centro sono presenti rappresentanti della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza,della Marina Militare  e della Capitaneria di Porto. L’obiettivo finale di Eurosur sarebbe quello di una piena conoscenza della situazione degli Stati membri alle frontiere esterne UE attraverso una “rete dedicata” per “..accrescere la capacità di reazione delle forze di polizia in modo tale da mitigare e contrastare l’immigrazione illegale” (doc. Ministero dell’Interno, 2012). Ora se Eurosur doveva essere il “grande controllore” per prevenire l’arrivo dei migranti e, nella miope politica nazionale ed europea sull’immigrazione, proteggere le frontiere e respingere verso le coste  nord africane e della Turchia, mi pare che non abbia funzionato granché stando agli arrivi via mare ( che è la frontiera più monitorata da Frontex) registrati nel 2014 (170.100 persone) e a quelli che si vanno registrando in questo primo periodo del 2015 ( oltre 3.500 al 3 febbraio). Critiche a questo sistema erano state avanzate già nell’ottobre del 2013 da alcuni esperti tedeschi (rapporto Borderline-Germania) in un’Europa vista sempre più come una “fortezza” da difendere con mezzi satellitari ed altre sofisticate tecnologie a bordo di navi ed aerei. Ricordo, tra l’altro, lo studio finanziato dall’UE denominato GMES (Global Monitoring Enviroment System), sull’osservazione sulla terra per avere anche informazioni accurate sulla sicurezza in determinati ambiti regionali e sulla sorveglianza delle frontiere. Ingenti impegni finanziari, dunque, per queste progettualità mentre Frontex ha destinato 31,1 milioni di euro (un più 10% rispetto al 2014) per i servizi di vigilanza in mare lungo le coste del “fortino europeo” e l’operazione Tritone, iniziata dal primo novembre 2013 con il controllo entro le 30 miglia marine dalle nostre coste sud, si è man mano estesa  ben oltre, contrariamente a quanto era stato disposto nel momento della sostituzione di Mare Nostrum.

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