9 settembre 2014
Mafie in Puglia. L’omertà e il clima di terrore stanno creando le basi per il salto di qualità: le mafie del Foggiano crescono grazie alla sottovalutazione della loro forza e pervasività. Lo racconta il “Fatto Quotidiano” in un approfondimento curato dal giornalista Antonio Massari. A pagina 12 del quotidiano in edicola scrive: “Sono tré i gruppi criminali organizzati che operano nella provincia di Foggia nella cosiddetta “Società”: i Moretti-Pellegrino-Lanza”, i “Sinesi-Francavilla” e i “Trisciugliolo-Prencipe-Tolonese”. Nel Gargano opera la mafia dei “montanari”, con il clan Li Bergolis contrapposto ai Romito. Tra patti e alleanze, chiusi anche con la criminalità di Cerignola, in questo momento le mafie foggiane vivono un momento di florido equilibrio. Ma si torna a sparare quando i patti non vengono rispettati: l`omicidio di Antonio Petracca, avvenuto nel 2013, sarebbe maturato per il mancato approwigionamento di una partita di stupefacenti. E da circa un mese c`è un nuovo latitante, il 37enne Pasquale Moretti. L`azione di contrasto delle Forze dell`ordine alla criminalità organizzata è costante: “Qui lo Stato funziona – dice il questore di Foggia Piernicola Silvis – procura, prefetto, questura, carabinieri e Gdf lavorano con efficienza e sintonia”. Ma c`è una carenza cronica: gli organici sono ancora inferiori alle necessità”.
Trattativa e dintorni. Fa già discutere sui giornali, prima ancora di arrivare al cinema, il lavoro di Sabina Guzzanti sulla “Trattativa Stato – mafia”. Nei giorni scorsi, dopo il debutto a Venezia e alla Festa del Fatto Quotidiano in Versilia, l’ex procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli, ha inviato una lettera al quotidiano co-diretto da Marco Travaglio, precisando l’importanza del lavoro svolto nei sette anni alla guida della procura di Palermo e i tanti risultati raggiunti nel contrasto a Cosa nostra. Secondo il procuratore, infatti, “Raccontare con tecnica da “cabaret” la pagina grave e oscura della mancata sorveglianza (certamente non addebitabile alla procura) e della conseguente mancata perquisizione del “covo” di Riina è offensivo e non può cancellare nè far dimenticare gli importanti positivi risultati ottenuti in quei 7 anni di duro e pericoloso lavoro dagli Uffici giudiziari palermitani, in stretta collaborazione con le forze di Polizia”. A commento sul Corriere della Sera un pezzo di Pierluigi Battista cerca di sottolineare i termini del dibattito interno a due firme,”vicine” al mondo editoriale e giornalistico del “Fatto Quotidiano”. Tentativo fallito poichè il procuratore Caselli oggi invia una nota al Corsera nella quale, conferma le sue osservazioni al lavoro di Sabina Guzzanti ma aggiunge, riferendosi al rapporto con il giornale diretto da Padellaro: ” Penso che questa difesa vi sia nella sostanza sempre stata, anche grazie allo spazio che spesso il Fatto mi offre. E devo dame atto, come voglio dare atto al Corriere di essere sempre stato sensibile e assai preciso nella trattazione dei temi dei contrasto alla mafia, oltre che disponibile a miei eventuali interventi, come in questo caso. Gian Carlo Caselli ex procuratore capo di Torino”. A pagina 4 del “Fatto Quotidiano” in edicola Guzzanti prende la parola, precisando “se ho realizzato questo film è anche grazie all`esempio di figure come la sua che in questi anni hanno sempre esortato i cittadini alla partecipazione democratica per sconfiggere il muro di omertà e indifferenza. Sono sicura di aver agito, nel realizzare questo film, in nome dei principi per cui Gian Carlo Caselli si è sempre battuto, così come mi auguro che la diffusione del mio lavoro possa dare un contributo importante in questa direzione.” E, alla luce del lavoro di ricerca fatto per realizzare il film, aggiunge un interrogativo rivolto al procuratore: “come mai, una volta appurato che il Ros non ha rispettato le direttive della procura provocando quella che il dottor Scarpinato nel film definisce “una delle più gravi perdite del patrimonio investigativo degli ultimi anni”, la Procura di Palermo, che lui guidava, ha aspettato tanti anni per aprire un`inchiesta contro Mori, tanto che il processo è iniziato dieci anni dopo, nel 2003?”. In apertura, sullo stesso tema, anche il lungo editoriale di Marco Travaglio.
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