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L’ultimo saluto a Fulvio Sodano, un uomo libero

di Umberto Di Maggio il . L'analisi

Qual è il peso di un uomo dello Stato?  Quale quello di uno onesto e coraggioso cittadino che non china il capo ai potenti di turno?  Questo peso, in un sabato uggioso di fine inverno palermitano, l’abbiamo portato in spalla dando l’ultimo saluto a Fulvio Sodano.  Gli abbiamo detto “arrivederci” mentre a Roma nel suo nome il popolo di Libera di riuniva insieme al Paese migliore: l’Italia delle associazioni, delle cooperative, dei gruppi e delle parrocchie che sudano per gestire al meglio le proprietà sottratte alle criminalità organizzate.  Quelle stesse ricchezze che, quel grande Prefetto, voleva ostinatamente ridare alla collettività sicuro che le mafie dovessero restituire il maltolto.

Da qui il suo tenace impegno per la riconversione della “Calcestruzzi Ericina”: un’azienda confiscata alla Cosa nostra trapanese che strappò alle grette consuetudini di un’economia drogata ed assuefatta da egoismi, clientele, nepotismi ed illegalità.  Volle frapporsi a mafia e corruzione camminando così a fianco dei lavoratori che hanno poi rilevato, con coraggio e sacrificio, la gestione di quell’azienda tolta alla famiglia Virga.  Con loro ha fatto cento e più passi finché la parola “libera”, aggiunta alla denominazione sociale della Calcestruzzi, fu la rivalsa di un intero territorio pronto a riscattarsi dall’infamia criminale.

Era un uomo libero, il Prefetto Sodano. E continua ad esserlo nell’esempio che ha lasciato a tutti noi.  La sua memoria non cadrà nell’oblio. Questa terra lo ricorderà nell’impegno civile degli operai di quella stessa azienda che sabato, nella Chiesa commossa, sedevano accanto a cittadini, familiari delle vittime, magistrati, giudici e rappresentanti delle amministrazioni locali. Stretti l’un l’altro al dolore dei familiari ed amici corsi a compiangere un gigante.  Quest’estate ai volontari dei campi di E!STATE LIBERI che popoleranno le terre strappate alle cosche parleremo di lui. Lo faremo al presente. E a tutti gli studenti che incontreremo nei nostri percorsi di educazione alla legalità porteremo il più alto dei suoi insegnamenti: le Istituzioni bisogna servirle e non servirsene.

 

Grazie caro Fulvio. Sei vivo, vivo per sempre.

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Umberto Di Maggio

Umberto Di Maggio nasce a Palermo durante le stragi di mafia degli anni '80. Cresce nei vicoli della periferia, nel meticciato del Mediterraneo, mentre la città viveva la sua Primavera. Fugge rabbioso nel Continente per trovare la desiderata pace. Il sogno di un terra libera, invece, lo rimette in viaggio verso Itaca. Oggi, felice, coordina "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie" nell'Isola. Diritti, libertà, democrazia sono per lui il pensiero plurale di una Sicilia emancipata dall'infame peso di mafie e corruzione. Sociologo, è autore di “Siciliani si diventa”, un racconto che denuncia i traffici delle mafie internazionali nel mediterraneo. Sostiene Libera Informazione perché Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mauro Francese, Giuseppe Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano sono giornalisti uccisi delle mafie. Nella loro memoria il mio (ed il nostro) impegno.

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