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In Calabria lo Stato c’è

di Domenico Nasone* il . L'analisi

Il gip Abgail Mellace, nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei funzionari Lento Maurizio e Emanuele Rodonò della squadra mobile di Vibo Valentia, ha definito “drammatiche, annichilenti e sconcertanti” le risultanze investigative dei procuratori Borrelli e Rossi nei confronti della cosca Mancuso, egemone nel territorio. Anche l’avvocato Antonio Carmelo Galati ed il poliziotto Antonio Wladimiro Pititto  sono coinvolti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro. Per tutti accuse pesanti che, una volta provate,  svelano un intreccio di rapporti personali finalizzati a favorire le attività criminali della cosca Mancuso di Vibo. Un’altra storiaamara che emerge dal territorio calabrese sempre più impoverito dalla pervasività della ‘ndrangheta. Ci sarebbe ancora una volta da gridare contro il vile tradimento di infedeli uomini delle istituzioni che con il loro comportamento contribuiscono a discreditare l’immagine di uno Stato ancora troppo fragile e inadeguato a dare risposte all’attesa di giustizia della stragrande maggioranza dei calabresi.

Eppure nella vicenda vibonese, che certamente ferisce e speriamo non rappresenti solo la punta di un iceberg, c’è anche un elemento che può orientare a non farsi andare a facili generalizzazioni e che richiama tutti noi a vivere con responsabilità e passione il nostro ruolo di cittadini. Ci riferiamo all’affermazione del procuratore Borrelli, che condividiamo pienamente, quando dice che l’operazione contribuisce a ridare fiducia allo Stato e ai suoi apparati. Occorre continuare a dimostrare che veramente la legge è uguale per tutti e che non ci sono persone, clan e sacrari inattaccabili. Il lavoro della magistratura, delle forze dell’ordine, di tanti educatori sparsi anche nelle zone più impervie della Calabria deve continuare per sconfiggere definitivamente la ‘ndrangheta ed il malaffare ad essa funzionale. E’ una scelta di vita  che non può essere delegata ad altri: è un compito di tutti noi, di cittadini singoli ed associati che desiderano vivere in una Calabria libera e non violenta.  E’ un impegno da condividere e che certamente ci farà finalmente dimostrare che lo Stato c’è e favorisce il nostro cammino di liberazione. Rita Atria nel suo diario scrisse che  “prima di tutto dobbiamo sconfiggere la mafia che c’è dentro ciascuno di noi”: è un monito sempre attuale che riguarda anche le nostre istituzioni, le nostre comunità e le nostre chiese.

 

*Domenico Nasone e’ coordinatore di Libera in Calabria

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